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L’Everest e la scienza autorizzata

I ricercatori non saranno autorizzati a condurre studi scientifici nella regione dell’Everest senza il permesso del governo locale”. Lo ha detto all’Himalayan Times Nima Dorje Sherpa, sindaco del villaggio di Khumbu Pasang Lhamu, nei pressi di Lukla, aeroporto e porta d’accesso al Khumbu.

Ha ragione da vendere e Paolo Cerretelli – decano dei fisiologi d’alta quota che al campo base dell’Everest nel 1973 realizzò, in occasione della spedizione italiana che porto Minuzzo e Carrel, Epis e Innamorati sull’Everest (con ossigeno), un formidabile laboratorio di fisiologia al campo base – lo ha sostenuto da sempre con forza insieme ai ricercatori del “Laboratorio Piramide”, che da 25 anni operano in Khumbu con tutte le autorizzazioni e relativi costi del caso. Spesso in “concorrenza” con altri ricercatori che alla chetichella operavano senza alcun permesso e costo.

Trattasi, dice sempre Dorje Sherpa, di scienziati, alpinisti, studenti o escursionisti che devono ottenere l’autorizzazione prima di imbarcarsi in un viaggio nella regione del Khumbu per la ricerca. “Nessuno sarà autorizzato a condurre ricerche scientifiche su montagne, laghi glaciali e problemi turistici nella regione del Monte Everest senza permesso“, ha ribadito, aggiungendo che ai ricercatori sarà impedito di entrare nella regione se non si attengono alle regole

Bene fin qui. Purché si usi raziocinio e buon senso. Meno bene quando si accusano i ricercatori di fare “cattiva scienza” dicendo di usare i loro risultati scientifici per offuscare l’immagine della regione dell’Everest. “In passato i ricercatori avevano sfruttato la flora e la fauna della regione del Khumbu in nome della ricerca scientifica. Soprattutto, gli occidentali, hanno spesso prodotto ricerche che forniscono pubblicità negativa dei ghiacciai e dei laghi della regione nei forum mondiali”.

Nepal, Ricerca, Everest, Sagarmatha National Park
Rinpoche di Tengboche

L’altro tema che da qualche anno mette in allarme gli amministratori locali della valle del Khumbu sono le ricerche sui GLOF, i laghi glaciali che si formano e, per la verità, molto raramente collassano provocando danni. Su questo fenomeno la scienza “ci è andata un po’ a nozze” usando a volte l’allarmismo per accreditare la propria importanza. “Lo stato dei laghi glaciali contraddice completamente i risultati della ricerca“, ha detto Dorje Sherpa, esagerando anche lui, aggiungendo che stavano uccidendo il potenziale idroelettrico della regione del Khumbu. La glaciologia, così come la ricerca dei sistemi idrologici, è invece una scienza molto più ampia e importante che può fornire dati utili alle amministrazioni locali per il governo del territorio ed anche per la prevenzione dei disastri naturali.

Il pericolo è quello dell’ostracismo preconcetto alla scienza nel territorio del Sagarmatha National Park, riconosciuto dal 1979 dall’ UNESCO come patrimonio dell’Umanità, che è stato voluto e amato da sherpa illuminati della propria cultura e spiritualità e anche, per quanto riguarda le nuove generazioni, dal sapere scientifico acquisito nelle migliori università inglesi, tedesche e americane. Il benessere della popolazione locale va bene, è importante il business, purché non a discapito del rispetto del territorio, della natura, e del sapere scientifico.

Sarebbe il colmo se la scienza, proprio qui, fosse pregiudizialmente oscurata in nome dell’interesse economico. L’anziano Rinpoche di Tengboche, la massima autorità religiosa locale del il monastero più importante del Khumbu, pochi anni fa ricevette una delegazione di ricercatori italiani e nepalesi che lavoravano alla Piramide; ringraziò per aver sistemato la centrale elettrica del Monastero e “per la conoscenza scientifica che i giovani sherpa e nepalesi acquisiscono in quel laboratorio, indispensabile per amare e proteggere la natura”.

Per questo quel territorio divenne Parco Nazionale, per questo è Patrimonio dell’Umanità.

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Un commento

  1. Diciamolo netto è schietto: quelle regioni si sono vendute al miglior offerente senza badare troppo alle conseguenze; ma la colpa è nostra che ci siamo andati come un elefante in una cristalleria…altra cosa è il Buthan

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