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Un caffé con Anna Solska

Anna racconta. Parla usando parole serie ogni tanto velate di ironia. Ci racconta il suo Tomek in un uggioso pomeriggio trentino nei giorni del Trento Film Festival.

L’aria è già calda, siamo ai primi di maggio, ma il sole stenta a farsi vedere in queste giornate così ci chiudiamo in un bar e chiacchieriamo. Dialoghiamo a lungo sulla montagna, sul Nanga Parbat e sul personaggio. Un uomo, un sognatore, un alpinista. “Una personalità decisamente complicata” racconta Anna. “Tomek era una persona interessante, uno spirito libero.”

“Non è facile parlare di lui, giudicarlo, o dire semplicisticamente ‘era così’. Non era facilmente schematizzabile, era libero. Quando l’ho conosciuto sapevo già che era un alpinista. Sapevo che sarebbe partito per andare a scalare e non era certo facile per me, ma entrambi sapevamo che non avrei certo potuto impedirglielo.”

“Sono stati momenti duri, ma la montagna era parte di lui. Quando era a casa però era tutto per la sua famiglia.”

 

Dopo la prima invernale del 2016 è cambiato qualcosa?

No, non ha mostrato segni di cambiamento. Lui scalava per se stesso, per i suoi bambini, per dimostrare che volendo si possono raggiungere alti obiettivi. Spesso ripeteva che la vetta non era così importante come il percorso verso la cima.

Nel 2016 era ovviamente triste per la vetta e, inizialmente, ha dubitato di questa. Ha posto domande. Ha chiesto ‘cos’è successo? C’è qualcosa che non torna in questa storia’. Poi fu Simone a rispondere dicendo di avere un video di vetta, quindi Tomek gli rispose ‘bene, se c’è un video mostralo. Se non c’è va bene lo stesso’.

Che idea aveva Tomek di Simone?

È una domanda complicata a cui solo Tomek potrebbe rispondere bene. Lui però era veramente aperto con tutti, anche con Simone. Trattava chiunque allo stesso modo, che fosse una star dell’alpinismo o l’abitante di un villaggio. Forse era più Simone a prendere le distanze da Tomek, ma questa è solo una mia opinione.

Mi è spiaciuto per la sua assenza. Mi sarebbe piaciuto sentire anche un suo ricordo di Tomek.

Con Daniele Nardi invece, che rapporti c’erano?

Lui è stato molto importante nei giorni del soccorso. Mi è spiaciuto non vederlo a Trento. Non conosco le ragioni della sua assenza alla serata dedicata a Tomek. So però che lui è stato molto importante durante il salvataggio e voglio sottolineare questa cosa. Daniele ci ha aiutati facendo un grande lavoro.

Sono stata in contatto con lui fin dal primo momento, eravamo entrambi nella chat dei soccorritori e siamo rimasti in contatto fino alla fine.

Devo dire un enorme grazie a lui, a Denis, ad Adam, ad Agostino, a Stefania, a Ludovic e a Masha.

Visto che l’hai citata, ci racconti qualcosa sulla serata di ieri?

Sono stata molto felice di partecipare a questa serata. È stata emozionante e importante perché parte del ricavato verrà destinato ai bambini. Inoltre ho avuto modo di incontrare per la prima volta di persona personaggi come Emilio Previtali o Denis Urubko finora conosciuti solo per via digitale.

Sono però dispiaciuta del fatto che si sia parlato solamente del Tomek uomo senza approfondire il Tomek alpinista. La vetta raggiunta insieme a Elisabeth non è stata assolutamente citata (io sono convinta che loro siano arrivati in vetta) e non si è parlato dei precedenti tentativi tentativi alla montagna. Non conosco le ragioni di questo, però mi sarebbe piaciuto poter far conoscere meglio mio marito.

Torniamo ad un argomento più delicato, te li ricordi i giorni del soccorso?

Penso di essere arrivata quasi alla follia. Dopo il messaggio di Elisabeth tutto è diventato indefinito. Sono successe tante di quelle cose e in così poco tempo. Sarebbe difficile dover ricostruire la successione logica degli eventi. Ricordo che non ho dormito per molto tempo. Ho passato giornate intere al telefono, ai telefoni. Ne avevo 4 sempre accesi.

Vorresti vedere il Nanga Parbat?

Si, ma non ora. È troppo presto. Prima o poi però ci andrò. Tomek diceva spesso che era innamorato del Pakistan e dei pakistani. Diceva che aveva più amici laggiù che in Polonia.

Hai qualcos’altro da aggiungere?

Vorrei ancora aggiungere un dettaglio sulla questione del Crowdfunding. Si tratta di soldi donati ed è giusto che si sappia quel che si farà con quel che è rimasto. Al momento ho scelto di dividerli in tre parti. Una per l’ex moglie di Tomek e per i suoi bambini, una seconda parte per me e i miei figli, infine una parte vorrei destinarla ai bambini pakistani. Tomek li voleva aiutare e io voglio fare lo stesso.

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