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In Francia la Corte dei Conti critica le stazioni sciistiche

In Francia tutti i comprensori sciistici rientrano tra le pertinenze dei comuni, dei consorzi di comuni o delle regioni in base alla Legge sulla montagna del 1985. Ci si aspetterebbe quindi che i profitti andassero alle amministrazioni, così però non è, come ha recentemente dimostrato la Corte dei conti nazionale nel rapporto annuale. Il potere contrattuale dei comuni, in confronto a quello dei gestori, che spesso sono colossi imprenditoriali, è assai debole e le possibilità di aver voce in capitolo e imporre cambiamenti sono minime, vista la durata pluridecennale dei contratti.

Cambiamenti che, secondo la Corte, dovrebbero riguardare le strategie di gestione soprattutto in considerazione del cambiamento climatico. Tali modifiche avrebbero dovuto essere adottate già molto tempo fa, anche perché sollecitate dalla stessa Corte dei conti abbia già nel 2011. L’idea è che allo stato attuale le strategie privilegiate sul improntate sul breve periodo e sul rapido profitto.

Alain Boulogne, vicepresidente della CIPRA Francia, ha accolto con favore l’ammonimento pronunciato dall’istituzione statale, sottolineando come serva un approccio orientato a due piani temporali: da un lato l’immediato, la stagione che arriva, e dall’altro il lungo periodo – e finché le condizioni finanziarie sono ancora in buona salute è su questo che bisogna organizzarsi.

Un punto di particolare criticità per la Corte dei conti sono gli elevati investimenti per l’innevamento artificiale. Se originariamente si trattava solo di una pratica mirata, ormai copre più del 30% della superficie di tutte le piste presenti in Francia. Gli investimenti, si legge nel rapporto, sono “selettivi ed esosi”, perché si limitano al turismo invernale. Inoltre l’enorme consumo d’acqua potabile colpisce soprattutto la società e la natura.

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