Il Canto del Gallo – Montagna dei sogni
La montagna deve tornare a rappresentare un sogno, un’entusiastica avventura, che va cullata, preparata con pazienza, ma anche fonte di grande gioia.
Non deve essere uno spazio dove espandere le “cose” urbane: non cerchiamo di trasportare la frenesia cittadina su per le valli alpine, ma torniamo a fantasticare di arrampicate, di sciate favolose fuoripista e di itinerari di scialpinismo vero.
La guida alpina deve riuscire a trasmettere questo fermento, questo entusiasmo per la montagna, altrimenti perde valore e si spegne nelle beghe legali su chi può fare cosa e dove (sopra i 600 metri, su sentieri T, E o EE) e così via. La differenza la fa la qualità e soprattutto la passione, le storie e i sogni che si possono regalare al cliente, che vanno ben oltre la tariffa della giornata.
Il messaggio deve tornare ad essere: la montagna è un sogno indimenticabile!
Per tutti i livelli perché tutti i sogni sono ugualmente grandi, a patto che li si viva come tali, come qualcosa di altro, diverso e nuovo, rispetto alla città. Chi saprà interpretare e trasmettere questa passione troverà sempre lavoro.
Ho passato delle giornate sull’Altopiano di Asiago, siamo sopra i 1000 m di quota dove tutto si muove ancora oggi attorno al ricordo della Grande Guerra e all’inferno bianco descritto da Rigoni Stern nei suoi bellissimi libri. Mi sono aggregato con parenti e amici ad una gita con una guida sicuramente non professionista, che è riuscita a comunicarmi un interesse tale raccontando di come avevano trascorso gli alpini quegli anni terribili, portandomi a spasso per sentieri e boschi stimolando ricordi e attenzione, lasciandomi delle sensazioni che non dimenticherò facilmente.
Sono sicuro che sono più importanti le giornate di questo tipo in montagna, piuttosto che dentro i maldestri tentativi di trasferire le nostre città con i loro problemi di traffico, rumori, odori, stress umani e pubblicitari, palestre di fitness e super discoteche, fra le cime che non sono fatte per diffondere questo genere di echi.
Parola di Guida Alpina.
Quando la città sale in montagna le cose si complicano. Si rischia di trasformarla in un contenitore indifferenziato, buono per tutti gli usi e tutti gli sport. Così si riduce a un fondale pittoresco, più o meno “adrenalinico”, non più natura e uomini che la abitano, ma spazio da disputarsi a colpi di carta bollata.
concordo con il signor Comi, chiudiamo le montagne ai cittadini, lasciamo solo i valligini a guardarsele e poterne godere