Cronaca

Incidente in falesia per Mina Leslie-Wujastyk fa discutere sulla sicurezza in arrampicata

La climber inglese Mina Leslie-Wujastyk ha subito un serio incidente in falesia, a Malham Cove, mentre stava lavorando al suo progetto della prima ripetizione femminile di Rainshadow (9a). Per fortuna le conseguenze non sono state gravi.

Venerdì, secondo quanto racconta lei stessa, ha perso la presa ed è caduta, come spesso succede in arrampicata, soprattutto quando si affrontano progetti così complessi. Niente di nuovo, un copione già ripetutosi molte volte, se non fosse che quel giorno è caduta all’indietro sbattendo violentemente la testa sulla parete.

I soccorsi sono arrivati immediatamente e dopo averla immobilizzata, non senza complicazioni, hanno trasportato Mina Leslie-Wujastyk in ospedale. Nessuna grave conseguenza per lei, tanto spavento e tanta fortuna.

 

L’incidente però è un utile punto di partenza per parlare di sicurezza, come fa la stessa climber analizzandone le cause.

La prima causa individuata da Mina è l’imbragatura, secondo la climber troppo grande per lei in vita, che pertanto al momento della caduta non ha svolto il proprio lavoro.

Seconda questione: il casco. Il casco in arrampicata sportiva è un argomento delicato e molto dibattuto. “Secondo me – scrive Mina sul suo blog – più del 90% dei climber sportivi non indossa il casco. Io facevo parte di quella percentuale. Per l’arrampicata tradizionale l’ho sempre indossato e penso che in molti facciano questa distinzione – e continua: – Sono stata molto sfortunata ad aver avuto un infortunio alla testa come questa in un tiro di arrampicata in falesia, ma è ovviamente un rischio e le cose non vanno sempre come si pianificano: possono accadere cose inaspettate o fare degli errori, come ho fatto io con l’imbragatura”.   

Nonostante ciò, la scalatrice non sa se tornando ad arrampicare inizierà ad utilizzare il casco: “Ritornerò a scalare in falesia, ma non so ora se d’ora in avanti lo indosserò sempre. Sono scelte personali: su tiri fisicamente duri, il casco può essere un ostacolo e dove il rischio è poco gestibile, forse è ok non indossarlo. So che alcuni hanno posizioni molto forti in merito ma vi prego di rispettare le mie scelte attuali e future”.

Tags

Articoli correlati

7 Commenti

  1. Seguendo questo ragionamento, anche la corda e, addirittura il “dover rinviare” rappresenta un ostacolo nei tiri duri.
    Vedremo se si toglierà anche quella….

    1. Su quale grado scali? Io arrivo al 7b e già il casco mi dà fastidio ma in montagna me lo metto. Posso solo immaginare cosa voglia dire scalare sul 9a in falesia con un casco, sarà come fare tuffi dalla piattaforma con un corpetto per la schiena o sciare su una pista difficile con le protezioni da moto. Lo sai vero che entrambi gli sport hanno percentuali di invalidità da incidenti superiori? Se non vuoi rischi fai nuoto in piscina o sport di quel genere

  2. l’eterna rivendicazione di libertà di agire e fare come si vuole in una società dove l’individuo é sacro e si sente onnipotente.
    signora rispetto le vostre scelte attuali future ma la prego di rispettare anche la mia volontà di non sentire piu’ parlare di lei e di quelli che come lei oltre a mettere in pericolo la loro vita mettono in pericolo quella dei soccorrittori, che sono si volontari, ma non contro la stupidità.

  3. Poi conta anche l’esempio fornito..ai giovani.In certe zone guardano col sorrisino di compatimento persino i ciclisti col casco.I piu’ educati salutano in tedesco o in inglese..ma si e’ compaesani o della stessa regione.

  4. Quanti climber da falesia che vanno oltre il 6a hanno scritto? Non che sia vietato, ma detto da chi le cose le fa sarebbe meglio, così, per capire un attimo e non sparare sentenze senza conoscenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close