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E se Bonatti non avesse portato l’ossigeno?

“Fra le gioie più pure che mi danno questi viaggi in paesi lontani anche se gravati da disagi, da ansie, da rischi, da pericoli, sono quelle ore di serena meditazione che mi concedono le solitudini, quelle dell’Africa sahariana, come quelle dei grandi ghiacciai dell’Hmalaya. ED è così che al ritorno nella vita cosidetta civile…provo ogni volta un senso di sgomento, un senso di disagio e vorrei scappare, vorrei correr via subito lontano, lontano, vorrei tornare fra gente semplice, unile e primitiva, ma soprattutto vorrei tornare dove non c’è nessuno, dove ci si trova da soli di fronte a sè stessi e a Dio”. Ardito Desio.

Reinhold Messner, intervistato per “La Grande storia “, su RAI 3 (per vedere il servizio, qui), fornisce la sua autorevole opinione sulla organizzazione della spedizine al K2 del 54: “Cassin non sarebbe stato capace di guidare la spedizione, lì serviva Desio.Se non ci fosse stato Desio la spedizione non sarebbe partita. Se non ci fosse stato Desio al campo base gli alpinisti avrebbero lasciato la montagna. Gli alpinisti non avevano questa durezza che aveva Desio a dirigerli”. Aggiunge solo una poco storica e probabilmente poco vera considerazione: “Desio era fascista, non c’è dubbio”. Se lo dice lui. Credo però che prima di esprimere giudizi così definitivi sulle persone andrebbe letta e compresa la loro storia, anche nel contesto nella quale si è svolta. Anche Andreas Heckmair, grande alpinista tedesco, citato in questo video come pari di Cassin – come lo definisce con ammirazione Messner, vide lui stesso e le sue gesta usate dal regime nazista. Desio, dice bene Messner, fu un “leader, un fuhrer”, un capo per intenderci, e di questo invece non c’è dubbio; fu anche autorevole e autoritario e definito dagli alpinisti e non solo un “ducetto”, vero, ma Desio era nato nel 1897, era stato volontario ciclista nella prima guerra mondiale per liberare la sua Palmanova, era un professore ed un accademico, uno scienziato, determinato, rigoroso, anche duro e selettivo oltre che grandemente capace e entusiasta, quasi fanatico del suo lavoro. Definirlo fascista tout cout con tono spregiativo pare superficiale .

Mieli, storico e giornalista, conduttore della puntata dedicata ai grandi esploratori italiani, parte definendo l’impresa del K2 “gloriosa” e storica. Una grande impresa che però, nel tempo, causò anche grandi polemiche. E qui si torna al titolo un po’ fuorviante della puntata: “Bonatti contro tutti”. Le “grandi polemiche” non offuscarono in ogn caso il valore assoluto dell’impresa, semmai la credibilità di alcuni suoi protagonisti e sono solo quelle legate alla vicenda di Walter Bonatti.

Ci vollero alcuni anni, dal rientro dalla spedizione perchè Bonatti, con la pubblicazione del suo libro “Le mie montagne”, desse sfogo all’amarezza di non essere stato riconosciuto nel suo eroico impegno e contributo per il raggiungimento della vetta del K2. Da lì alla relazione dei saggi del CAI, 50 anni dopo la storica impresa, fu un crescendo di pubblicazioni da parte di Bonatti in cerca della verità. Una verità che parte dalle vicende, anche giudiziarie vinte da Bonatti, che lo vedevano prima vittima sacrificale alle ambizioni di Lacedelli e Compagnoni, poi non riconosciuto protagonista del successo ed infine, negli ultimi anni, ricercatore della verità storica rispetto a quel che accadde e fu scritto nella relazione ufficiale nel libro pubblicato da Desio subito dopo la spedizione: “La conquista del K2”.

E qui anche la trasmissione di Mieli scivola un poco nell’incerto luogo comune, assunto dalla gente che confonde l’uso e il non uso dell’ossigeno. Roba da specialisti, ma nemmeno troppo.

Desio, i suoi alpinisti e tutti i conoscitori di quella storia, salvo chi è ideologicamnte prevenuto o in malafede o parli senza aver letto una pagina della monumentale letteratura esistente, sanno che Bonatti e Madhi, con uno sforzo e gesto di formidabile generosità alla causa della vetta, portarono l’ossigeno fino a 8000 metri la sera del 30 luglio e che Lacedelli e Compagnoni lo usarono il 31 luglio da lì fino in cima. Dissero poi che l’ossigeno finì prima dell’arrivo in vetta e diedero delle motivazioni, più o meno accettabili, ma non verificabili, del perchè non si tolsero le bombole dalle spalle appena l’ossigeno finì.

Desio, il notaio che riportò nel libro ufficiale della spedizione, non le sue parole, ma quelle dei due che raggiunsero la vetta, nell’inervista riportata dal documentario di Mieli riafferma che l’ossigeno finì un’ora prima. Alcuni pasticcioni internazionali scorpirono foto e si sentirono Shelock Holmes dell’alpinismo (tanto per sputtanare la spedizione degli italiani), ma alla fine trascurarono dettagli importanti come il fatto che le bombole impiegate per la vetta erano di due tipi diversi.

Bonatti negli ultimi anni e libri, anzichè il riconoscimento del torto che gli fecero, abbracciò piuttosto la causa della verità vera rispetto all’uso dell’ossigeno: fino all’ultimo minuto o un’ora prima come sostiene Desio o due ore prima come sotennero i due della vetta?

Nella realtà questa questione ha pochissimo valore nella valutazione alpinistica dell’impresa. I due usarono l’ossigeno, non c’è dubbio alcuno, lo ha scritto Desio e  se afffermassimo il contrario anche solo come ipotesi da smentire, come impropriamente si lascia intendere in questa trasmissione, negheremmo anche il valore di Bonatti che lo rese disponibile a coloro che raggiunsero la vetta. Che sia finito o no un’ora o due prima di arrivare in cima, poco importa. Quella cima fu “conquistata” con l’uso dell’ossigeno supplementare. Punto.

Semmai questa della fine anticipata dell’ossigeno fu una pessima bugia o una cattiva interpretazione temporale della reltà, riferita a Desio da Lacedelli e Compagnoni. Nel caso della bugia fu un deprecabile comportamento, se fosse invece una miss-interpretazione temporale è una possibile situazione piuttosto comune a quelle quote.

La ricostruzione fatta da La Grande Storia è la migliore tra quelle sin qui passate in televisione nel corso degli anni, anche per il buon montaggio dei molti documenti video poco noti e per il racconto su quel “ragazzo di “24 anni che avrebbe potuto arrivare in vetta”.

Lo dicono Messner e Camanni, e non solo, certamente lo pensava anche Bonatti. Che pero si sacrificò fisicamente e nelle ambizioni andando a prendere a campo 7 e portando a 8000 metri l’ossigeno con Abram prima e poi con Mahdi. Averlo accusato di aver messo a repentaglio la “vittoria” per le sue ambizioni personali fu un’affermazione falsa ed infamante che costò a Bonatti un dolore profondo per tutta la vita.

La relazione dei saggi del CAI, che cercarono la verità storica, quella dedotta dai documenti, ma non quella vera vera, magari ascolando i testimoni, fu certo un’operazione importante, ma col sapore della riparazione e dell’alleggerimento della coscienza di chi aveva negato a Bonatti, per tanti anni, perfino l’ascolto, ma che a chi conosce la storia del K2, per averla magari sentita parecchie volte dai suoi protagonisti e soprattutto conosce quella montagna, pare un esercizio accademico. Una verità che il CAI ha donato al suo popolo che nel frattempo si è scoperto bonattiano.

Ciò detto un grazie va indirizzato a Mieli e a Messner per aver riaperto uno spiraglio verso una visione più oggettiva e ragionevole dei fatti di quella spedizione, e a Camanni, “storico dell’alpinismo”, per le precise afferazioni, anche se un paio di volte scivola sul verglass del pensiero ideologico anziché rimaner saldo su picozza e ramponi.

Infine: “Intanto si cominciava a stare in ansia per i compagni che dovevano arrivare con l’ossigeno. Se non ce l’avessero fatta? Di bombole, noi due, non ne avevamo neanche una. “Alla peggio partiremo senza”, questa era la nostra decisione.Ormai , se il diavolo non ci avesse messo la coda eravamo sicuri di arrivare in cima”.

Immaginate cosa sarebbe successo se l’ossigeno non fosse arrivato. Dopotutto, dopo la conquista il K2 è stato salito dalla maggior parte dei pochi alpinisti che hanno ragiungiunto la vetta, senza ossigeno. Forse anche Lacedelli e Compagnoni avrebbero potuto farcela senza quei 19 kg sulle spalle e partendo da oltre gli 8000 metri del loro bivacco. Del resto senza ossigeno sono pure scesi dalla vetta.

Lo so che a questo punto si scatenano le ire di molti… ma leggere la “Storia” è anche porsi delle domande.

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