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Dalle Alpi alle montagne del mondo, tutti i film dell’edizione 2017

In programma 118 film da 32 paesi diversi, divisi nelle 10 sezioni del programma, tra cui il Concorso che assegnerà le Genziane d’Oro e d’Argento e premi per un totale di 17.000 euro, a cui sono stati ammessi 22 film, 15 lungometraggi documentari e 7 corti, di cui 19 in anteprima italiana e 8 diretti da donne, scelti tra gli oltre 600 film iscritti al festival.

  • Tra i temi che emergono dal Concorso, le tensioni lungo alcuni dei confini al centro dell’attualità mondiale: quelli della Siria, osservata dalle montagne del Kurdistan e del Libano, quelli del Tibet e tra le due Coree.
  • Due autori italiani in Concorso: Alessandro Pugno con Jardines de Plomo girato sulle Ande peruviane, e Vito Palmieri con See you in Texas, titolo in inglese per un film interamente realizzato in Trentino.
  • Oltre alla presenza tradizionale degli appassionanti film di alpinismo, in Concorso anche l’esplorazione degli abissi con gli spettacolari Diving Into the Unknown e Life in Four Elements.
  • Apertura e chiusura all’insegna degli animali che regnano nei territori di montagna, nei grandi documentari Les Saisons diretto dall’attore e documentarista Jacques Perrin, La Principessa e l’Aquila e, in anteprima internazionale, La Vallée des loups.
  • Reinhold Messner protagonista anche del programma cinematografico, con la prima proiezione della versione cinematografica del suo esordio alla regia Still Alive, e come ispiratore dell’inclassificabile cortometraggio W in Concorso
  • L’Himalaya fa da sfondo ai grandi lungometraggi in anteprima: il kolossal giapponese Everest — The Summit of the Gods dal manga di Taniguchi, l’acclamato film nepalese White Sun, la spettacolare avventura Soul on a String con i suoi i magnifici paesaggi tibetani.
  • Anteprima assoluta di grande attualità per Senza possibilità di errore sull’attività del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, noto ormai anche al grande pubblico per gli interventi in seguito ai terremoti in Centro Italia.
  • Tanta musica con il bizzarro Project Rockin’ High sul tentativo di una band heavy metal finlandese di entrare nel Guinness dei Primati con il concerto più in alto di sempre, al campo base dell’Everest, e con l’opera rock trentina Dolomitenfront.
  • Montagna e spiritualità nel film d’artista Ascent sul celebre monte Fuji in Giappone, in Strangers on the Earth sul Camino de Santiago, e in Concorso Becoming Who I Was su un bimbo ritenuto la reincarnazione di un maestro buddhista.
  • Ancora forte l’eco del terremoto in Nepal del 2015: immagini inedite della valanga al campo base dell’Everest in Too High to Fall in Concorso, e il racconto del martoriato Langtang dal lutto alla ricostruzione in Trembling Mountain.
  • Spazio al cinema di genere con la proiezione notturna di Attack of the Lederhosen Zombies, spassosa farsa splatter ambientata tra montagne e piste da sci tirolesi infestate di morti viventi
  • Debutto della sezione TFF Family con due film per i più piccoli: l’anteprima del capolavoro di animazione Sasha e il Polo Nord di Rémi Chayé (Tout en haut du monde nell’originale francese) e il restauro di Son tornata per te – Heidi di Luigi Comencini.

Concorso

Al Concorso Internazionale del 65. Trento Film Festival, che assegnerà le Genziane d’Oro e d’Argento e premi per un totale di 17.000 Euro, sono stati ammessi 22 film, 15 lungometraggi documentari e 7 corti, di cui 19 in anteprima italiana e 8 diretti da donne, scelti tra gli oltre 600 film iscritti al festival.

La prima chiave comune evidente è quella della montagna come luogo di confini purtroppo sempre più rigidi e attuali. Sulle montagne del Caucaso e del Medio Oriente, ai confini con la Siria, ci porteranno due registe donne con il pluripremiato Gulîstan, Land Of Roses della giovane filmmaker turca Zaynê Akyol, che dalle alture del Kurdistan guarda al territorio dell’autoproclamato Stato Islamico attraverso gli sguardi delle combattenti curde, e Those Who Remain della libanese Eliane Raheb, che dal punto di vista degli abitanti del monte Al Shambouk in Libano, non lontano dalla martoriata città di Homs, registra conflitti, tensioni ed esodi. Lungo altri confini caldi, questa volta in Asia, si muovono i due film degli autori coreani in concorso: Becoming Who I Was di Chang-yong Moon e Jin Jeon segue il piccolo Angdu, ritenuto la reincarnazione di un venerato maestro buddhista, nel tentativo impossibile di superare il confine tra India e Tibet per tornare al suo villaggio natale; 489 Years di Hayoun Kwon fa ricorso all’animazione digitale per rappresentare un territorio inaccessibile come la DMZ, la fascia “demilitarizzata” tra le due Coree.

Folta rappresentanza di scenari latinoamericani in Concorso: dal Cile Blanca Oscuridad di Juan Elgueta, indagine sulla tragedia di Antuco nel 2005, quando durante un’esercitazione sulle Ande 45 giovani soldati trovarono la morte per assideramento; in Perù ha realizzato il suo Jardines de Plomo il regista italiano Alessandro Pugno, documentando la lotta da parte di una comunità contro l’inquinamento causato da una miniera; tra i paesaggi della Patagonia è realizzato Imàgenes de ningun lugar dell’argentino Ruben Guzman, sulle tracce del fotografo tedesco Ernst Standhardt.

Scenari andini mozzafiato anche per Samuel in the Clouds del belga Pieter Van Eecke, sul cocciuto gestore della più alta stazione sciistica in Bolivia, dove il riscaldamento globale ha cancellato ogni traccia di neve, primo di altri appassionanti ritratti: la scienziata lituana Aušra Revutaite che da 30 anni studia i cambiamenti climatici in Asia Centrale, in Woman and the Glacier di Audrius Stonys; l’ingegnoso autodidatta protagonista di The Botanist delle canadesi Maude Plante-Husaruk e Maxime Lacoste-Lebuis, girato in Tajikistan; la nonna della regista francese Lise Fischer nel poetico ritratto familiare Lumières Fossiles; il solitario gestore di un isolato bivacco immerso nelle nevi svedesi in Tarfala di Johannes Ostergard.

Due documentari in Concorso ci ricordano che anche i più idilliaci paesaggi possono svelare un lato oscuro: in Alptraum lo svizzero Manuel Lobmaier documenta in prima persona la trasformazione in incubo dell’ingenuo sogno di una stagione in alpeggio, sovvertendo ogni cliché del genere; Santoalla degli americani Andrew Becker e Daniel Mehrer è uno sconvolgente documentario-thriller, un inatteso racconto criminale sullo sfondo degli splendidi paesaggi montani della Spagna profonda.

Da due storie vere che sembrano ideate da uno sceneggiatore, a due film che mescolano realtà e drammaturgia, come succede sempre più spesso nel cinema contemporaneo: Das Mädchen vom Änziloch della svizzera Alice Schmid, appena candidato allo Young Audience Award 2017 dedicato dalla European Film Academy agli spettatori più giovani, è una favola alpestre incentrata sulla straordinaria protagonista dodicenne Laura; See you in Texas dell’italiano Vito Palmieri, che malgrado il titolo inglese è interamente girato nella Valle del Chiese in Trentino, è l’ispirato ritratto di una giovane coppia di allevatori di cavalli, sulla soglia di un passaggio delicato del loro rapporto.

In Concorso non mancano i film di alpinismo, esplorazione e avventura: Dhaulagiri, ascenso a la montaña blanca di Cristian Harbaruk e Guillermo Glass ricostruisce la sfortunata spedizione himalayana di quattro alpinisti argentini; Too High to Fall di Arturo Cesares segue dinamiche e tensioni della prima spedizione femminile amatoriale cinese all’Everest, che si concluderà tragicamente al campo base sotto la valanga causata dal terremoto dell’aprile 2015, di cui il film mostra immagini mai viste prima. Dalle vette agli abissi con Diving Into the Unknown del finlandese Juan Reina, avventura mozzafiato tra esplorazione estrema e amicizia virile, con spettacolari immagini subacquee, e in parte con Life in Four Elements dell’austriaca Natalie Halla, che celebra attraverso le figure di una campionessa di immersione, uno speleologo, un base jumper e un vigile del fuoco, il legame tra l’essere umano e gli elementi naturali.

Due cortometraggi infine propongono sorprendenti visioni che reinterpretano la tradizione alpinistica del festival: in L’immense retour (Romance) la francese Manon Coubia trova un linguaggio visivo inedito e potente per raccontare l’attesa e poi il lutto della compagna di un alpinista; W del canadese Steven Schwabl, uno dei lavori più spiazzanti e spassosi visti al festival da anni, racconta di un’esplorazione urbana ispirata dall’ossessione per niente meno che Reinhold Messner.

Anteprime

 Nelle ultime edizioni il Trento Film Festival ha affiancato, alla tradizionale programmazione di documentari e cortometraggi, una sezione dedicata ai lungometraggi ambientati tra le vette del mondo, scelti dai maggiori festival internazionali.

Ad aprire la programmazione delle Anteprime di quest’anno sarà un kolossal giapponese in prima italiana: Everest — The Summit of the Gods di Hideyuki Hirayama è ispirato al manga del maestro del fumetto mondiale Jiro Taniguchi, scomparso lo scorso febbraio, pubblicato anche in Italia da Rizzoli con il titolo La vetta degli dei. Nel film la scoperta da un robivecchi in Nepal di una macchina fotografica potrebbe risolvere il più grande mistero della storia dell’alpinismo, ovvero se George Mallory sia stato o no la prima persona a raggiungere la vetta dell’Everest, prima di morire l’8 giugno 1924.

Dall’Asia altre due opere già celebrate in decine di festival internazionali: White Sun di Deepak Rauniyar, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia (e poi a Toronto, Busan, Mumbai, Dubai, Rotterdam, Goteborg, Hong Kong…), è ambientato tra le cime e valli del Nepal, e racconta una storia familiare che si intreccia con il decennale conflitto civile tra regime e ribelli maoisti; con Soul on a String il festival torna, dopo Paths of the Soul nel 2016, a celebrare il talento del regista cinese Zhang Yang: anche questa volta protagonisti principali del film, presentato in collaborazione con il Far East Film Festival di Udine, sono i magnifici paesaggi tibetani, che fanno da sfondo a un’avventura epica che mescola spiritualità e western.

Gli ultimi due titoli ci riportano sulle Alpi: Gli eremiti, girato in Val Venosta, è l’impressionante debutto nel lungometraggio del regista altoatesino Ronny Trocker, che il festival sostiene fin dai suoi primi lavori; racconta l’autore: “Il mondo arcaico degli ultimi masi alpini sta lentamente scomparendo, ma la durezza e la solitudine di quella vita hanno segnato gli abitanti della regione”.

Nel Tirolo austriaco è ambientato un film che rispetto a Gli eremiti scavalca anche il confine che separa generi come il cinema d’autore e l’horror: Attack of the Lederhosen Zombies di Dominik Hartl è una spassosa farsa splatter ambientata tra piste da sci infestate di morti viventi, che verrà presentato in una proiezione cult rigorosamente notturna, in collaborazione con il Trieste Science+Fiction Festival.

Proiezioni Speciali

 È la sezione dedicata ai grandi documentari ed eventi fuori concorso, tra cui spicca la prima assoluta del debutto alla regia di Reinhold Messner: Still Alive – Dramma sul Monte Kenya, visto fin qui solo nella versione televisiva in due puntate, è stato ripensato e rimontato da Messner per il grande schermo, nella prima produzione della sua nuova Messner Mountain Movie. Sarà sorprendente scoprire il grande alpinista nella nuova veste di narratore per immagini, naturalmente di una grande avventura in montagna, a cui arriva dopo numerose collaborazioni ed esperienze cinematografiche (la più celebre con Werner Herzog) che ripercorrerà in un incontro lunedì 1 maggio, che precederà l’anteprima del film.

Apertura e chiusura del festival celebreranno bellezza e forza della natura, con tre spettacolari documentari che vedono protagonisti alcuni degli animali che regnano nei territori di montagna del mondo: orsi, volpi e cervi in Les Saisons diretto dal grande attore e documentarista Jacques Perrin insieme a Jacques Cluzaud, l’aquila in La Principessa e l’Aquila di Otto Bell, in uscita a settembre anche in Italia per I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection; il lupo in La Vallée des loups di Jean-Michel Bertrand, attualmente nelle sale francesi e a Trento in anteprima internazionale.

Tre film molto diversi riporteranno il pubblico tra i familiari paesaggi himalayani: Trembling Mountain di Lama Kesang Tseten è la cronaca dell’anno successivo al terremoto in Nepal, dal lutto alla ricostruzione, dal punto di vista di una comunità nella splendida valle del Langtang, tra le più colpite dal sisma, dove persero la vita 176 abitanti e 80 turisti; Tibetan Warrior dello svizzero Dodo Hunziker è un prezioso aggiornamento sull’annosa questione della lotta dei tibetani contro l’oppressione cinese, attraverso l’esperienza del musicista e attivista Loten Namling, che sfiduciato dai risultati della protesta non-violenta, intraprenderà un viaggio che lo porterà a confrontarsi con il Dalai Lama in persona; ancora musica ma di tutt’altro genere nell’esilarante Project Rockin’ High di Matleena Saarensalmi-Hintikka, sul tentativo della decaduta band heavy metal finlandese Ancara di rilanciarsi entrando nel Guinness dei Primati con il concerto rock più alto nella storia, niente meno che al campo base dell’Everest!

Più alla portata l’avventura, umana e spirituale, che tanti da secoli intraprendono per raggiungere a piedi Santiago de Compostela: Strangers on the Earth di Tristan Cook, in anteprima europea, è un viaggio lungo il Camino de Santiago con un compagno d’eccezione, il violoncellista statunitense Dane Johansen, che nel 2014 ha percorso il Camino con il suo strumento in spalla, suonando a ogni tappa per gli altri pellegrini.

Terre Alte

Storie e protagonisti per capire come si vive e si vivrà sulle montagne del pianeta, e come questi territori e chi li abita stiano cambiando: per qualità e numero di film selezionati “Terre alte” assume sempre più un particolare rilievo nel programma.

Due i film italiani che ci porteranno alla scoperta di tradizioni e presente di quell’Italia interna colpevolmente dimenticata, e che i terremoti degli ultimi mesi hanno riportato all’attenzione generale: Sopra il fiume di Vanina Lappa, ritratto tra rituali antichi e moderni della vita a Caselle in Pittari, paese ai piedi di una montagna del Cilento, e La cacciata del malvento di Donato Canosa, realizzato a Grassano, piccolo comune rurale della Lucania, dove le donne svelano i segreti di antiche pratiche, fra il pagano e il religioso.

Italiani sono anche i membri del collettivo dietro il progetto Blank Lands, documentario sull’affascinante figura di Zhuang Xueben, giovane e straordinario fotografo, solo recentemente riscoperto, che negli anni ’30 documentò per primo la vita nelle “terre bianche” all’estremo occidente della Cina, non lontano dagli stessi territori dove oggi i pastori nomadi tibetani devono fare i conti con le conseguenze dell’accelerato cambiamento climatico documentato in Drokpa, Nomads of Tibet di Yan Chun Sun.

Ci si spinge ancor più a Oriente con An Eden for Two del giapponese Akira Sasaki, commovente documentazione attraverso decenni della vita isolata e del legame inesauribile di una coppia di contadini di montagna, che ai più affezionati spettatori del festival evocherà immediatamente il film coreano My Love Don’t Cross That River, uno dei più amati dell’edizione 2016.

Tre lungometraggi infine faranno completare un vero giro del mondo: il nord dell’Europa con i racconti e favole Sami raccolti in Kaisa’s Enchanted Forest, e rappresentati dalla finlandese Katja Gauriloff attraverso testimonianze originali, film d’archivio e ricreazioni animate; lo splendido e selvaggio British Columbia canadese minacciato dallo sfruttamento delle risorse e difeso da attivisti e nativi, in Koneline: Our Land Beautiful di Nettie Wild; il Messico rurale da cui inizia l’incredibile storia dei corridori Tarahumara, che negli anni ’80 si ritrovarono coinvolti nel circo mondiale delle corse in montagna, battendo tutti con addosso i loro costumi e ai piedi le loro tradizionali ciabatte, come racconta Pies Ligeros di Juan Nuñch.

Alp&Ism

Con tanti film in programma ogni giorno, è la sezione parallela più ampia, dedicata a tenere viva la tradizione alpinistica e avventurosa della manifestazione, e fare il punto sul meglio della produzione internazionale.

Tra i tanti lungometraggi in programma in questa 65. edizione diversi celebreranno storia e presente della montagna italiana: da ritratti di grandi alpinisti del passato come il trentino Ettore Castiglioni in Oltre il confine di Andrea Azzetti e Federico Massa, e in Il senso della libertà  di Paola Nessi il lecchese Gigi Alippi, scomparso a marzo 2016, membro storico di quei Ragni cui è dedicato il corposo documentario celebrativo di Filippo Salvioni, realizzato in occasione del settantennale dello storico gruppo lombardo, di cui ripercorre la storia dalle prime salite sulla Grignetta all’ultima generazione di giovani scalatori.

Anteprima assoluta per un altro film italiano, di grandissima attualità: Senza possibilità di errore di Mario Barberi è dedicato alla scoperta, guidata dal direttore del magazine “Meridiani Montagna” Marco Albino Ferrari, delle tante e delicate attività di ricerca e salvataggio che gestisce il Soccorso Alpino e Speleologico Nazionale, corpo composto in gran parte da volontari, che tanti hanno imparato a conoscere in seguito agli interventi degli ultimi mesi nelle zone terremotate dell’Italia centrale. Tra gli altri protagonisti della sezione, ricordiamo il grande alpinista Jean Troillet, l’austriaco David Lama, i campioni spagnoli Eneko e Iker Pou, la francese Caroline Ciavaldini, lo straordinario team himalayano composto da Adam Bielecki, Denis Urbuko e Alex Txikon, lo svizzero Stephan Siegrist, la climber californiana Brette Harrington, e la giovane sky runner nepalese Mira Rai, che sarà protagonista anche di una delle serate evento della 65. edizione.

Destinazione… Islanda

Il progetto “Destinazione…”, realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, invita alla scoperta di un paese affine al Trento Film Festival per territorio e cultura, unendo l’interesse per paesaggi e natura a quello per la società e l’attualità. Come già annunciato l’edizione 2017 di “Destinazione…” punterà su un luogo unico, sempre più al centro della curiosità e nuova meta di turisti e viaggiatori: l’Islanda.

Al programma di documentari e cortometraggi già comunicati, tra cui spiccano l’affascinante Horizon del grande regista islandese Fridrik Thor Fridriksson, anche giurato al festival (che vede la partecipazione dell’attore Viggo Mortensen), e Inside a Volcano, esaltante percorso nel recente boom del calcio islandese, coronato dalle sorprendenti vittorie agli ultimi campionati europei, si è aggiunto il recentissimo lungometraggio Heartstone di Guðmundur Arnar Guðmundsson, storia autobiografica di una turbolenta estate e amicizia tra adolescenti, uno dei più forti e affascinanti film islandesi degli ultimi anni, programmato e premiato in pochi mesi da decine di festival internazionali.

Orizzonti Vicini

La sezione Orizzonti, in partnership con Trentino Film Commission, è uno spazio interamente dedicato ai film prodotti o girati in Trentino-Alto Adige, agli autori, case di produzione e scuole di cinema della regione, alle storie e al racconto del territorio, e rappresenta un trampolino di lancio per progetti e talenti locali.

In programma gli ultimi lavori di autori già affermati come l’artista trentina Anna de Manincor (La ville engloutie) e del filmmaker roveretano, già in concorso in diverse edizioni precedenti del festival, Francesco Mattuzzi (Il peso dei sogni); insieme ai debutti Vergot di Cecilia Bozza Wolf e Bar Mario di Stefano Lisci, a L’Argonauta di Andrea Andreotti sul poliedrico etnografo, regista e scrittore Giuseppe Sebesta, Sharp families di Patrick Grassi sulla vicenda poco nota dell’emigrazione degli arrotini dalle valli del Trentino a Londra, RESEt – Una classe alle Svalbard di Alberto Battocchi e il sorprendente Dolomitenfront di Sara Maino, vero musical rock come non se ne vedevano dagli anni ’70, girato nelle Valli di Fiemme e Fassa. Completano la sezione i cortometraggi di Georg Manuel Zeller, Gabriele Carletti, Giorgio Affanni e Alberto Ferrari.

Sestogrado

Introdotta nel 2016, ospita le più innovative opere che, tra cinema e arti visive, rinnovano la rappresentazione della montagna. Il festival apre con “Sestogrado” una finestra sulle intersezioni tra cinema sperimentale e d’artista, land art, arti digitali, formati ibridi e performance, e in generale sulle nuove frontiere del rapporto tra cinema e paesaggio.

Per la prima volta la sezione ospiterà un lungometraggio, il film Ascent di Fiona Tan, già ai festival di Locarno, Londra e Rotterdam, e in spazi come l’Hangar Bicocca a Milano: a partire da un progetto di ricerca fotografica sul monte Fuji in Giappone, l’artista olandese ha composto un ambizioso e affascinante film saggio sulla rappresentazione di una delle montagne più celebri e iconiche al mondo, sulla sua dimensione spirituale e sui legami con la pittura e l’illustrazione tradizionali, che si intreccia a una storia d’amore narrata dalle voci fuori campo di una donna occidentale e un uomo giapponese, che le racconta il suo rapporto con la montagna.

La seconda proiezione di “Sestogrado” riunirà tre lavori brevi: Atlante 1783 della filmmaker italiana Maria Giovanna Cicciari, Montañas ardientes que vomitan fuego degli spagnoli Helena Giròn e Samuel M. Delgado, e Time Capsule del finlandese Jan Ljas sul progetto dell’artista belga Louis de Cordier, che in una montagna della Sierra Nevada in Spagna sta costruendo una visionaria collezione di libri, a cui chiunque può contribuire inviando un volume, e banca di sementi non geneticamente modificate, destinata a preservarli per le generazioni future.

TFF Family

Alle numerose attività del festival dedicate al pubblico più giovane, e alla programmazione di cortometraggi riservata alla scuole, si aggiungono quest’anno due proposte inserite nella selezione ufficiale, dedicate ai bambini e alle famiglie.

Anteprima, alla vigilia dell’uscita in sala per PFA Films, per il pluripremiato il film d’animazione Sasha e il Polo Nord del regista francese Rémi Chayé, appassionante racconto dell’avventura polare della piccola russa Sasha sulle tracce del nonno, rinomato scienziato ed esploratore, che non ha mai fatto ritorno dall’ultima spedizione alla conquista del Polo Nord.

La proiezione dell’edizione restaurata del classico di Luigi Comencini Son tornata per te – Heidi, uno dei più amati adattamenti del classico della letteratura per l’infanzia di Johanna Spyri, si inserisce nell’ambito della collaborazione tra il festival e la Cineteca Italiana, come omaggio ai 70 anni dell’istituzione milanese fondata nel 1947 proprio da Comencini insieme ad Alberto Lattuada, che come tradizione nella seconda metà di maggio ospiterà allo Spazio Oberdan il meglio del Trento Film Festival.

Giuria

Le Genziane d’Oro e d’Argento 2017 saranno assegnate da una giuria composta da: Timothy Allen, fotografo e documentarista inglese noto per il suo lavoro su comunità indigene e isolate in tutto il mondo, autore del progetto Human Planet per BBC; Gilles Chappaz, giornalista e documentarista di montagna francese, collaboratore di Libération, Le Monde e L’Équipe Magazine; Fridrik Thor Fridriksson, uno dei maggiori registi e produttori islandesi, fondatore della casa di produzione The Film Corporation, candidato all’Oscar per miglior film straniero con Children of Nature (1991); Anastasia Plazzotta, editor della collana Feltrinelli-Real Cinema e responsabile della società di distribuzione indipendente Wanted Cinema; Andrea Segre, regista, autore tra gli altri di Io sono Li (2011) e La prima neve (2013), socio fondatore della casa di produzione e distribuzione Zalab.

Commissione di selezione

Sergio Fant è il responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival; la commissione di selezione è composta da Gianluigi Bozza, Heidi Gronauer e Matteo Zadra; i consulenti per la selezione alpinistica sono Sandro Filippini, Antonio Massena e Italo Zandonella.

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