
Dopo la notizia dei tracker GPS sul monte Everest per la prossima stagione, le reazioni non si sono fatte attendere. Oggi riportiamo quella di Ryan Waters, veterano dell’Everest, dell’Himalaya e dei Poli. Oltre che viaggiare e fare da guida sull’Everest e sugli altri 8.000, è famoso per il suo lavoro umanitario e per avere attraversato il Polo Nord senza aiuti esterni.
In procinto di partire, questa primavera, per l’Everest, Ryan ha espresso a Pythom.com il suo punto di vista rispetto alle recenti notizie: “ Se da un lato è positivo osservare interessamento e attenzione da parte del Ministero, dall’altro la mia parte “old school” avrebbe preferito che non si dovesse giungere a questo rimedio. Sfortunatamente a causa dei falsi proclami degli anni passati ci si può chiedere se è veramente necessario giungere al monitoring GPS. Sinceramente però non riesco a crederci. Inoltre quanti soldi dovranno investire per fornire tutti quei dispositivi GPS, per gestirli e per registrare i dati che i dispositivi invieranno?! Inoltre i GPS potranno essere persi, rompersi o non funzionare in modo appropriato. E poi, se un membro della mia squadra raggiungesse la cima insieme a tutto il gruppo, ma solo il suo dispositivo funzionasse in modo corretto e i trasmettitori di una parte del gruppo fossero scarichi e non inviassero i dati, allora l’ascesa non sarebbe convalidata? Credo che questo metodo porterà altri problemi”.
Tutte obiezioni comprensibili se non condivisibili, ma voi? Siete d’accordo con Ryan? O trovate che la questione sia da osservare da un altro punto di vista? Di certo al questione farà ancora molto discutere.