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Rivolta in Tibet: 95 arresti

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LHASA, Tibet — E’ di nuovo tensione, in Tibet, tra i monaci e le autorità cinesi. Nei giorni scorsi, un gruppo di manifestanti ha assaltato una stazione di polizia nel Qinghai: ne è scaturito uno scontro che ha portato all’arresto di 95 monaci. Ad innescare la rivolta, pare sia stata la scomparsa di un giovane monaco. Ma come al solito, le versioni delle due fonti contrastano fra loro.

Secondo quanto riferito dalla polizia cinese, la rivolta ha coinvolto un centinaio di monaci del monastero di Ragya che sabato hanno assaltato una stazione di polizia per protestare contro l’arresto di un giovane monaco accusato di propaganda indipendentista. Pare che il giovane, identificato come Tashi Sagpo, 28 anni, dopo l’arresto sia fuggito fingendo di dover andare alla toilette.

Secondo i tibetani, invece, il giovane si sarebbe suicidato gettandosi nel fiume Giallo per sfuggire alle torture subite in prigione, dove si trovava dal 20 marzo insieme ad altri sei monaci colpevoli di aver issato una bandiera tibetana su un monastero. Diverse, secondo questa versione, anche le dimensioni della protesta, che avrebbe visto coinvolte quasi quattromila persone.
 
 

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