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Caterina Tamussin lascia il Rifugio Marinelli, in Friuli: “50 estati indimenticabili”

La storica struttura ai piedi del Monte Cogliàns necessita di investimenti importanti. Così la storica gestrice del rifugio sceglie di fermarsi. Con tanta nostalgia

Al Rifugio Marinelli si è interrotta da pochi giorni la gestione cinquantennale della famiglia Tamussin. Pochi minuti dopo la comparsa sui social, il 22 dicembre, il post vantava già decine di condivisioni e di commenti carichi di gratitudine e affetto.

Il commiato di Caterina Tamussin, gestrice del Rifugio Giovanni e Olinto Marinelli nelle Alpi Carniche, ha toccato i cuori di migliaia di persone.

Il 2025 è stato per me l’anno della fine, l’anno in cui ho deciso, non senza sofferenza e lunga ponderazione, di chiudere quella che per cinquanta estati è stata la mia casa. Sono state estati brevi e lunghissime, divertenti e devastanti, soleggiate, piovose e colme di neve. Ho imparato a fare della resistenza l’unico modo in cui so vivere, diventando parte integrante di quel rifugio, scolpita come roccia nel cuore del Cogliàns”.

Il rifugio Marinelli è il più antico della Carnia (è del 1901) ed è stato eretto dalla Società Alpina Friulana, che lo ha intitolato ad uno dei fondatori del sodalizio alpinistico friulano, Giovanni Marinelli ed è un punto di riferimento essenziale per chi vuole salire sul tetto del Friuli.

Caterina ha condotto il rifugio per venticinque anni, ma in realtà può vantare una presenza ininterrotta di ben cinquant’anni – la famiglia cominciò nel giugno del 1975 – se si contano anche gli altri venticinque in cui a tenere le redini dell’accoglienza sopra i 2000 metri erano i suoi genitori, Giorgio (classe 1941) e Maria Rosa (mancata nel 2015. “Ero un terremoto”, dice Caterina, il cui piglio deciso ha connotato poi fortemente anche la sua gestione, rendendola “famosa” ma quelle estati al rifugio le hanno anche permesso un lungo apprendistato per imparare quello che è un mestiere sottovalutato, e invece difficile e faticoso.
La sua famiglia è, come lei che ci vive ancora, di Collina, il paese più alto della Val di Gorto (1250 metri), il paese dove anche Paul Grohmann sostò prima di raggiungere la cima del Monte Cogliàns. Un paese con poche decine di anime, ormai, tenaci nell’esprimere una carnicità profonda e un radicamento resistente alla propria terra.

Anche per questo legame, per questo cordone ombelicale stretto che univa attraverso di lei Collina e la Carnia che parla con la “o” – espressione del carnico più antico – il rifugio a 2122 metri di quota è diventato nei decenni un punto di riferimento: per i montanari, per i tantissimi escursionisti e per i cittadini che salivano anche solo per apprezzarne la cucina.

Ma il motivo dell’addio qual è? Probabilmente un momento di stanchezza, azzardiamo noi: “Ci sono troppe spese da sostenere e anche se ci sono tante persone che mi aiutano non ce la faccio più. Il rifugio ora dovrà essere adeguato alle norme antincendio e questo dimezzerà i posti letto, che sono una fonte di reddito netta per l’attività del rifugio, da cinquanta a venticinque. Mi dispiace lasciare, era la nostra casa e ci abbiamo investito tanto, ma forse è ora di puntare ad un nuovo inizio”.

Secondo Caterina Tamussin ci vorrebbe una legge ad hoc per i rifugi di montagna “Non si possono applicare in quota le stesse regole che si applicano per un bar a Lignano Sabbiadoro”.

Per Umberto Sello, presidente della Società Alpina Friulana, il problema della perdita di posti letto è temporaneo: “Stiamo cercando”, dice, “i fondi per i costosi adeguamenti che riporteranno il rifugio alla capienza originaria, ma ci vorrà del tempo. Intanto abbiamo realizzato l’impianto fotovoltaico nuovo e rifatto l’impianto elettrico, investendo nel 2025 85.000 euro. Si tratterebbe di resistere per una stagione o poco più”.

A gennaio verrà pubblicato il bando per cercare il nuovo gestore: “Se Caterina cambierà idea”, aggiunge Sello, “noi saremo ben felici. Credo che questa sua decisione sia dettata da un momento di stanchezza”.

Con il Marinelli salgono ora a quattro i rifugi tra le montagne Carniche e Giulie che attendono la riapertura: oltre al Rifugio Corsi nelle Alpi Giulie, il cui nodo è di difficile risoluzione, si cerca un cuoco per il Rifugio Divisione Julia (che ha individuato al momento i potenziali gestori) a Sella Nevea, un nuovo gestore per il Rifugio Giaf a Forni di Sopra (Dolomiti Friulane) e un nuovo gestore per il Rifugio Fratelli De Gasperi a Prato Carnico (Dolomiti Pesarine).

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