Meridiani Montagne

Sulle grandi pareti delle Alpi Apuane

Alle più impegnative muraglie rocciose della catena montuosa toscana è dedicato un ampio articolo pubblicato sul numero 136 di Meridiani Montagne. Pagine che raccontano storie di grande alpinismo. E di eterne sfide tra campanili

Lo capisci già dalla spiaggia o dall’autostrada che scende dal Passo della Cisa che su quelle montagne che chiudono l’orizzonte a Est si sviluppano vie di arrampicata di tutto rispetto. Sono pareti altissime, ripide se non addirittura strapiombanti, autentiche calamite per gli scalatori, certi di trovare un campo da gioco di sicura soddisfazione. Le cave di marmo, purtroppo, hanno fatto la loro parte nel rimodellare a loro piacimento (e solo al loro) il paesaggio. Ma dal Pizzo d’Uccello fino al Monte Nona, decine di chilometri più a sud, le grandi ed esigenti pareti non mancano davvero.  La quota modesta – nessuna vetta apuana tocca i 2000 metri – rende inoltre queste muraglie di roccia accessibili per gran parte dell’anno. A loro è dedicato un ampio articolo pubblicato sul numero 136 di Meridiani Montagne attualmente in edicola.

Ecco qualche breve passaggio dell’articolo di Giulia Castelli Gattinara dal titolo Progetti apuani

Gli inglesi alla conquista delle Apuane

…Questo territorio di cime selvagge e poco accessibili, visibile dal mare della Versilia, ha una storia alpinistica in continua evoluzione, che ancora oggi viene aggiornata dai forti scalatori toscani e liguri. Già nella seconda metà dell’Ottocento, complice l’Unità d’Italia che portò la capitale a Firenze, e l’apertura di una sezione del Club alpino, le Apuane attirarono gli audaci viaggiatori inglesi…

…Tra il 1869 e il 1876 vennero salite tutte le cime più significative, e nel 1872 fu pubblicata la prima Guida alle Alpi Apuane (di Cesare Zolfanelli e Vincenzo Santini, ristampata in anastatica nel 2020 dalla Società Editrice Apuana). L’alpinista britannico Douglas William Freshfield, presidente della Royal Geographical Society di Londra, le frequentò a lungo, invitando a seguirlo alcuni amici, tra i quali Francis Fox Tuckett, compagno di numerose ascensioni nelle Dolomiti.    

Pizzo d’Uccello: gara tra pisani e fiorentini

…La scoperta delle grandi pareti, e il coraggio di affrontarle, si può dire che cominciò a metà degli anni Trenta, con i fratelli Sergio e Vinicio Ceragioli di Camaiore, che aprirono itinerari importanti: tra questi, ancora oggi è apprezzato lo Spigolo Ovest del Monte Sumbra. I due individuarono anche una linea di diedri e camini sulla Nord del Pizzo d’Uccello, probabilmente la stessa che, nel 1940, ispirò il capolavoro dei milanesi Nino Oppio e Serafino Colnaghi, ormai divenuta una classica proprio sotto la perpendicolare della cima. A detta di Mario Verin, che tra gli anni Sessanta e Settanta capeggiava il fortissimo gruppo di scalatori fiorentini della scuola Tita Piaz, e ne tracciò una variante, Oppio aveva superato un camino umido con un passaggio durissimo ben superiore al V grado (che oggi si evita), perché allora non si osava esporsi in parete. L’altra grande firma sulla Nord del Pizzo d’Uccello arrivò nel 1966, con la Diretta dei pisani, via più impegnativa aperta, questa volta, da alpinisti locali: l’ex cavatore e guida alpina Elso Biagi, con i pisani Angelo Nerli, autore del volume sulle Apuane della collana Guida dei Monti d’Italia Cai-Tci, e Franco Zucconi. Via alla quale i fiorentini proposero da subito una variante, attaccando una quarantina di metri più in basso….

Monte Nona: pochi spit, molto coraggio

…Per le linee moderne, aperte in libera, bisogna aspettare nuovi materiali e una nuova mentalità. Vie che poi saranno le più ripetute, ma neanche troppo data la chiodatura “apuana”, per nulla generosa, e le difficoltà elevate. Nel 1990, sulla parete del Monte Nona, Stefano Funk apre la via Fantastica, difficoltà fino al 7b. Tredici anni dopo, Roberto Vigiani traccia, sugli stessi strapiombi, Nona sinfonia, difficoltà fino all’8a (7b obbligatorio). Via che sarà ripetuta solo 25 anni dopo da Patrizio Buricchi. L’asticella continua ad alzarsi su vie lunghe, in tutto e per tutto alpinistiche per qualità della roccia e dell’attrezzatura. Ecco la relazione della via Il muro delle ombre (aperta da Vigiani e Federico Schlatter nel 1985) sulla Nord del Pizzo d’Uccello, così come viene descritta nel sito toscoclimb.it, da Roberto Suglia e Claudio Santelli, che l’hanno ripetuta nell’agosto del 2002: “Gli spit di protezione sono tutti marci e piantati per metà. […] Per una ripetizione portare un set di nut, una serie di friend, una staffa e chiodi misti. La roccia nei primi otto tiri è abbastanza marcia, nella seconda metà migliora e diventa discreta. Le difficoltà, a nostro avviso, in alcuni casi, sono sottostimate, es. 1° tiro valutato dagli apritori 5/5+, secondo noi un buon 6b/6b+”. Chiediamo oggi a Vigiani come stanno le cose, e lui ci risponde che «dal 1985 ha avuto solo due ripetizioni»…

Procinto, una parete in continua evoluzione

Il Procinto, con la sua forma a panettone, emerge dal fitto bosco sul crinale apuano: un cilindro di calcare che mostra sul lato est e nord pareti nude, verticalissime, di roccia a buchetti che attira rocciatori di tutte le generazioni. Ormai declassato a falesia, è divenuto una ragnatela di vie multipitch (4-5 tiri). Pare sia stato salito la prima volta nel 1848, e nel 1893 la sezione fiorentina del Cai qui inaugurò la prima via ferrata d’Italia, con tanto di gradini scolpiti sul versante sud. L’arrampicata moderna sulla parete est, la più interessante, comincia con la via Luisa, aperta da Giancarlo Dolfi e Marco Rulli alla fine degli anni Cinquanta, allora in artificiale, oggi un 6a+. Da lì in poi comincia un’intensa attività che vede l’apertura di vie sempre più dritte e difficili, dal basso e con chiodi tradizionali che ancora si trovano in parete, oggi con fix. Come scrive l’accademico Alberto Benassi, che le ha ripetute tutte, “il Procinto è stato il muto testimone dei cambiamenti di stile, del passaggio dalla scalata classica a quella sportiva, di scontri più o meno accesi tra le diverse concezioni dell’arrampicata”. Qui si sono sfidati i più forti climber toscani e liguri…

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