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Manca il medico di base? In Val Resia la ricerca inizia via social

L’originale appello lanciato dal tre comuni montani del Friuli. A chi accetterà si offrono alloggio, ambulatorio gratuito e un’esperienza di vita senza paragoni

Cercasi medico in Val Resia, in Friuli Venezia Giulia. Nei comuni montani è sempre più difficile trovare un medico di medicina generale per i residenti. Questa figura di fondamentale importanza, sotto la cui “tutela” in Italia ricadono normalmente tra i 1200 e i 1500 persone, ha subito negli anni, in tutta Italia, un notevole calo. Nell’ultimo rapporto dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari si legge che dal 2019 al 2021 il numero dei medici di medicina generale si è ridotto di 2.178 unità. È emerso inoltre che il 75% dei medici in attività ha più di 27 anni di anzianità di servizio.

Nello stesso rapporto la previsione per il 2025 della differenza tra medici in uscita e medici in entrata prospettava una perdita di altre 632 unità su tutto il territorio nazionale.

La ricerca di un medico si fa davvero complessa nella montagna meno popolata, dove i 1200 potenziali pazienti si distribuiscono in aree distanti fra loro, spesso con difficoltà di comunicazione/trasferimento/mobilità.

Quando in una valle un medico di lungo corso va in pensione, le aziende sanitarie distrettuali stentano a reperirne uno nuovo. La soluzione si cerca nell’impiego alternato di più medici provenienti dalla città o da aree limitrofe, che prestano poche ore di servizio ogni due settimane: un tempo insufficiente a coprire tutte le richieste e soprattutto a creare quel rapporto di conoscenza di cui i pazienti hanno bisogno.

Ma c’è chi non si arrende e cerca soluzioni originali. Accade nell’estremo Nord-Est, tra Prealpi Giulie e Alpi Carniche Orientali, dove i tre comuni di Resia, Resiutta e Moggio Udinese – che abbracciano la Val Resia, parte del Canal del Ferro e la Val Aupa – si sono uniti in un singolare appello di ricerca, per ora diramato solamente sui social.

Se sei un medico, se desideri mettere i tuo talento al servizio di chi ha bisogno, questa è una chiamata a essere protagonista di una missione umana e professionale unica, La montagna ha bisogno di te […]”, sono alcune delle parole contenute nell’appello, che sottolinea anche che “le aree montane come la nostra presentano certamente delle difficoltà: la distanza dai grandi centri, la viabilità non sempre facile, l’invecchiamento della popolazione e una copertura sanitaria frammentata, Ma è proprio in questo fragilità che si celano anche grandi potenzialità: un rapporto umano diretto e profondo con i pazienti, una comunità che accoglie e sostiene, un ambiente naturale che rigenera corpo e mente”. Cosa viene offerto in cambio, al candidato medico, oltre allo stipendio?

“Il Comune di Resia mette a disposizione gratuitamente l’ambulatorio e un alloggio comunale”, si scrive nell’annuncio. Che conclude così: “non lasciamo che queste comunità si sentano abbandonate. Unisciti a noi e diventa il medico di chi resiste, di chi ricostruisce ogni giorno con coraggio e speranza. Per info e candidature contattaci ai numeri 329 7880907 e 335 5802935. Ti aspettiamo con il cuore in mano, pronti a condividere con te questa sfida di solidarietà”.

Non è la prima volta che in Val Resia si punta all’originale passa-parola. Il medico uscente, il pordenonese di origini statunitensi Dylan Ryan Mejia, aveva aderito a un simile appello lanciato dallo stesso comune nel 2022, quando il precedente professionista era andato in pensione dopo venticinque anni di lavoro e lui, ventottenne, si era da poco laureato. A fine settembre 2025 il dottor Mejia dovrà andare via per affrontare in una città il suo percorso di specializzazione. “Dylan”, dice la sindaca Anna Micelli, “è stato molto generoso: doveva restare solo un anno e poi ha prolungato fino a tre. Davanti al suo ambulatorio c’è sempre la fila”. Tra le parole in lingua resiana che ha presto imparato ci sono: “löpu stuj” (stammi bene) e “to rat” (basta), quest’ultima per indicare l’ultimo paziente della giornata e poter chiudere.

“Ai potenziali candidati”, riferisce Mejia, “direi che è stata un’esperienza totalizzante, perché in montagna c’è tutta una comunità che ti accoglie. Sei ascoltato, capito e rispettato. È una medicina più “antica” in un certo senso perché per la figura del medico c’è rispetto reverenziale. Per me è stata un’esperienza altamente formativa”. Quando gli chiediamo a chi sconsiglierebbe di candidarsi risponde: “A me piace molto la montagna e la frequento. Molti la temono perché non la conoscono, ma una volta che si entra in comunità l’esperienza è fantastica”. Lui è stato persino “ammesso” a partecipare al famoso Carnevale Resiano: un vero onore.

“Il medico”, prosegue la sindaca Micelli, “deve accompagnare i pazienti verso le visite specialistiche: per un valligiano che abita in una piccola frazione ci sono tanti chilometri da fare e spesso i malati rinunciano a curarsi. Le persone devono essere prese in carico in modo giusto. Seguirle deve essere un obiettivo di comunità”.

In questi tre anni è nato qualche bambino?
“Siamo molti felici, perché in valle l’anno scorso sono nati nove bambini e quest’anno cinque. Su una comunità piccola sono numeri altissimi. Ora stiamo lavorando alla realizzazione di una nuova scuola. Si può fare famiglia in montagna: i valori che ci hanno lasciato e custodiamo siamo fiduciosi possano propagarsi.”

Che specializzazione andrà a prendere, dottor Mejia? “Mi interessa la medicina d’urgenza. Questi ultimi tre anni mi sono occupato prevalentemente di malattie croniche, dove il medico prende in gestione il paziente e lo segue per anni. Ma mi affascina di più il lavoro adrenalinico.” E Dylan lo ha dimostrato l’ultima volta pochi giorni fa, quando, per un taglio alla mano con il “masàn”, una specie di mannaia, il ferito da Moggio Udinese è andato a far ricucire l’arto con undici punti direttamente da lui, invece di andare al pronto soccorso a Tolmezzo”.

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