Quella “passeggiata” a fil di cielo dal Dente del Gigante al Mont Mallet
Quindi highliner hanno “sorvolato” i ghiacciai del Gruppo del Monte Bianco camminando su un cavo largo due centimetri e lungo 788 metri. Nessun elicottero è stato utilizzato per gli allestimenti
A oltre 4000 metri di quota, sospesi tra ghiaccio e cielo, quindici highliner del collettivo francese Les Passagers du Vide hanno realizzato un’impresa destinata a entrare nella storia della disciplina. Tra l’11 e il 12 giugno, hanno percorso una highline lunga 788 metri, tesa tra due delle vette più iconiche del massiccio del Monte Bianco: il Dente del Gigante (4014 m) e il Mont Mallet (3988 m).
Una camminata vertiginosa su una fettuccia larga appena 2 centimetri, sospesa a circa 700 metri dal suolo, frutto di otto mesi di preparazione tecnica e logistica, cinque giorni di allestimento in quota e un lavoro di squadra straordinario.
Una linea “inutile”, dunque necessaria
“La Ligne Géant” – così è stata battezzata – non è soltanto una sfida sportiva, ma un atto estetico e collettivo: «Un momento bello, poetico, completamente gratuito e condiviso», l’hanno definito Antoine Mesnage e Antoine Crétinon, tra gli ideatori del progetto. Una traversata effimera tra due vette, destinata a svanire nell’aria sottile dell’alta montagna, ma a lasciare un’impronta duratura nell’immaginario.
Per rendere possibile questo gesto, l’équipe ha trasportato a mano oltre 400 chili di materiale – corde, fettucce, moschettoni, dispositivi di sicurezza – con 25 ascensioni in tre settimane fino ai piedi del Dente del Gigante. L’allestimento, svolto senza alcun uso di elicotteri, si è svolto dunque nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’etica alpinistica.
Al limite tra sogno e realtà
Il progetto, originato da un’idea di Antoine Crétinon, è stato descritto dagli stessi protagonisti come «probabilmente la linea più complessa e incerta mai realizzata». Non la più lunga né la più alta in senso assoluto, ma una delle più ambiziose per il contesto: alta quota, difficoltà d’accesso, meteo instabile e logistica alpinistica. Il momento giusto è arrivato a inizio giugno, con una finestra di bel tempo che ha permesso alla squadra di completare il montaggio e tentare la traversata. Le immagini raccolte da Antoine Mesnage e Bertrand Delapierre, in parte già condivise sui social, mostrano sagome sottili sospese su uno sfondo di creste, neve e cielo, mentre è in lavorazione un documentario.
L’arte fragile dell’equilibrio
Tutti i partecipanti erano assicurati tramite dispositivi anticaduta, ma la camminata richiedeva comunque sangue freddo, concentrazione e armonia del corpo: «È l’estetica la forza trainante della mia motivazione nello slacklining», ha dichiarato Danny Mensik, guida alpina e membro del team. «A prescindere dai numeri, questa è una delle linee più affascinanti che abbia mai visto: una vera opera d’arte naturale».
Più che una conquista, l’attraversamento vuole essere un messaggio: sull’armonia tra esseri umani e ambiente, sull’importanza del gesto condiviso, sulla bellezza dell’inutile. A descrivere l’intensità dell’esperienza è lo stesso Mensik: «Aver camminato tra queste due cime sembra ancora irreale. Imperscrutabile, l’emozione si incide. Attraente, questa linea si disegna. Indomabile, la montagna si erge. Ingenua, l’umanità avanza».
Un viaggio sospeso, che si trasforma in esperienza quasi spirituale: «Parto con la convinzione di arrivare di fronte, ma sono io l’unico ostacolo che mi si para davanti. Il paesaggio, non lo cancello. Passo dopo passo, questo Dente incide il cielo, dominandomi sempre più con tutto il suo peso. Slanciato, mi attira…». E, quando tutto finisce, non dominano primati o performance, ma un’unica, profonda emozione: «Mi sono seduto e sono scoppiato in lacrime».