Arrampicata

Komando Jaluf, una nuova via nell’Atlante marocchino

David Palmada ‘Pelut’ e Joan Gilbert hanno aperto questo itinerario parzialmente artificiale in placca sulla Cattedrale di Imsfrane

David Palmada e Joan Gilbert hanno scelto un periodo decisamente difficile per aprire una via sulla Cattedrale di Imsfrane, nell’Atlante marocchino, dove in pieno luglio le alte temperature si fanno sentire anche in parete. “Non è la stagione consigliata per recarsi in queste zone”, ha ammesso Pelut. Tuttavia, quest’ultimo aveva in mente già da tempo l’idea di aprire una via sulla parete Nord Est di questa formazione rocciosa.
I due si sono dedicati a una linea “su una placca ultra tecnica, dove nessun tiro regala niente e tutto è a base di scalata in artificiale di difficoltà con alcune potenziali brutte cadute”. La via corre sulla destra della parete, su conglomerato “con appigli a volte cattivi e a volte molto cattivi”.

A questa linea di 7 tiri gli scalatori hanno dato il nome di Komando Jaluf (230 m, A5). Si tratta della terza via sulla parete, dopo quella salita da Christian Ravier nel 2017 e La salvaje di Edu Recio e Jesùs Ibarz, aperta a dicembre.

Il racconto di Pelut

“La Cattedrale, diamine, la Cattedrale; dobbiamo andare alla Cattedrale, non ci sono vie o ce ne sono pochissime”. Così mi tormentava Juanito da quando ci siamo conosciuti, perforandomi la testa con l’idea che dovevamo andare in Marocco alla ricerca di una parete di 600 metri di conglomerato dove avremmo trovato morte e distruzione assicurate. E vi assicuro che le abbiamo trovate. Posso garantirvi che, se l’inferno esiste, sicuramente non fa così caldo.

La verità è che mi faceva un po’ di fatica andare in esplorazione in Marocco, dato che per motivi di lavoro viaggio spesso in quel paese. Ma alla fine una cordata è come un matrimonio, a volte tocca la montagna e altre volte la spiaggia, e la verità è che c’erano tutti i presupposti per realizzare un viaggio low cost, e non doverci rovinare pagando per l’eccesso di materiale a qualsiasi compagnia aerea per attraversare l’oceano e trasportare tutto il nostro arsenale di ferraglia (come dico sempre a Juanito: quando faremo boulder, questo non ci accadrà più). L’unico problemino era che le ferie del mio compare erano proprio a luglio, ma si sa che adoriamo scalare arrostiti dal sole estivo.

Dopo il lungo viaggio in macchina, al vedere la parete la prima sensazione è stata quella di immensità.
Esplorandone la base abbiamo subito capito che l’idea che avevamo in mente non era realizzabile per la grandezza della parete e per le condizioni climatiche. Allora siamo tornati con i piedi per terra e abbiamo deciso di dedicarci a una scalata tecnica su placca su conglomerato a volte buono, a volte molto cattivo. E con un mare di buchi e buchetti che sono la delizia dell’ scalatore in artificiale.
La parete ha un tratto molto caratteristico: una lama con un brutto aspetto che presenta un alto rischio di volare giù insieme a lei. Piano piano ci avviciniamo a questa sezione della parete. Anche Juanito ha la sua parete di gloria sperimentando lo stesso mio sentimento: paura! Come dico sempre, nella scalata in coppia c’è sempre uno che ride e uno che piange…sapete chi è chi?

L’ultimo sforzo

Metro dopo metro, i due scalatori raggiungono la lama tanto temuta, e la superano potendo a stento toccare la roccia, a temperature altissime data l’esposizione al sole di tutto il giorno. “Il nome Komando Jaluf l’abbiamo scelto perché davvero sembravamo due maiali (sudici, sudati e puzzolenti), finché non abbiamo scoperto il paradiso. Però, Juanito, la prossima volta andiamo in spiaggia”?

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