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Il lupo italiano: tanto unico quanto a rischio

Secondo le ultime ricerche del WWF i dati riguardo alla salvaguardia del lupo in Italia sono quantomeno allarmanti: in sei mesi si contano già 53 animali morti. A preoccupare poi, oltre che l’alto numero, sono anche le cause che hanno portato a queste morti: solo il 6% è morto per cause naturali, il 53% è deceduto a causa di incidenti stradali e il  32% per bracconaggio con armi da fuoco, bocconi avvelenati, tagliole e lacci.

Un vero peccato se si pensa che il lupo che frequenta il territorio nazionale presenta caratteristiche e corredo genetico unici rispetto agli esemplari che popolano tutto il resto del continente: il Canis lupus italicus, l’antenato di tutti i lupi italiani, è più compatto, colorato e vivace dei cugini europei. Con grande vivacità e intraprendenza questa sottospecie è passata da 100 esemplari, a cui era arrivata nel 1973, ai 1600 circa presenti oggi, grazie anche allo sforzo congiunto del WWF e del Parco Nazionale d’Abruzzo che vollero invertire l’estinzione con l’operazione “San Francesco”.

In Italia, oggi, sono in corso svariati impegni delle associazioni e dell’Amministrazione Pubblica. Infatti, oltre a rimborsare i danni da predazione, questi enti  offrono, più o meno gratuitamente, a coloro che ne fanno richiesta cani pastore, recinzioni e altre soluzioni per la convivenza con questi, e altri, grandi carnivori. É in corso anche un forte impegno comunicativo e di formazione, per far capire all’opinione pubblica che, contrariamente a quanto è erroneamente e comunemente ritenuto, la convivenza è possibile. Si stanno infine attivando in tutta la penisola interventi atti a evitare quelle uccisioni programmate che sarebbero, come si legge nella comunicazione del WWF, “stragi ufficiali”.  

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3 Commenti

  1. Ma sarebbero tutte cause naturali che rientrano in quel 6%. Anche io mi chiedevo cosa manca per arrivare a 100.

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