
Scrive Stefania a proposito dell’entrata della Federazione dello Sci Alpinismo tra quelle olimpiche e, pertanto, l’inserimento dello sci alpinismo tra le discipline che si svolgono sotto i cinque cerchi: “Confesso che la notizia non mi rallegra… il proliferare di gare e garette degli ultimi 15-20 anni ha già prodotto un aumento esponenziale nel numero di praticanti. Il fenomeno è particolarmente evidente in Italia dove nello sci alpinismo non c’era il radicamento culturale che c’è in Austria o in Svizzera, e dove la competizione, il pettorale, la classifica rappresentano un’esca irresistibile per molti. Col risultato che ora fanno gare (e relativi allenamenti quotidiani) di skyrunning, di sci alpinismo, di MTB (e non parliamo poi di DH) un sacco di persone che per la montagna in sé non avevano e non hanno né interesse né amore (come si vede dalla quantità di tubetti di gel energetici, che fioriscono ormai lungo tutti i percorsi, e dal fatto che tre quarti della gente che incroci estate e inverno ha la bava alla bocca ma non ti degna di uno sguardo né di un saluto). Sono contenta di essere abbastanza vecchia da aver vissuto altri tempi. Anche se l’arrampicata, lo sci alpinismo e la MTB non c’erano, alle Olimpiadi.”
Abbiamo chiesto un’opinione a Maurizio Gallo, guida alpina ed esperto sci alpinista:
“Io sono favorevole ad un approccio sportivo alle discipline che si praticano in montagna, fondamentalmente per diverse ragioni:
- – la prima: lo sport definisce dei valori e delle classifiche evidenti per i quali si eliminano dubbi, “banfate” varie, molto frequenti in questo mondo; allo stesso tempo, consente un approccio di maggior sicurezza rispetto al mito del rischio che si associa sempre all’alpinismo;
- – la seconda: il mondo cambia e si evolve. Ho combattuto per anni a favore della crescita dello sci alpinismo agonistico e dell’arrampicata su ghiaccio agonistica, spingendo per il riconoscimento olimpionico. Ora si vedono i risultati sia per lo sci alpinismo che per l’arrampicata sportiva! Ben venga un “bravo” a tutti quelli che si sono impegnati per raggiungere questo obiettivo! Non è poi vero che chi pratica questi sport non ami e contempli le bellezze e le sensazioni uniche che la montagna sa offrire: ci sono momenti e momenti;
- – la terza: gli spazi per muoversi in montagna selvaggia esistono sempre, basta avere la capacità e il coraggio di avventurarsi in posti non “attrezzati e bonificati”.
Ho sempre amato la solitudine e il silenzio, anche interiore, ma sono convinto che la montagna non debba essere un luogo esclusivo, riservato a pochi eletti, ma uno spazio in evoluzione coerentemente ai cambiamenti che viviamo: in fondo, considero la nostalgia del passato un sentimento da superare, guardando sempre al futuro. Che sarà sicuramente migliore.”