
TRENTO – È proprio una bella città e si merita le 64 edizioni di Film Festival, che rappresentano una lunga storia di cultura, sport, coraggio, arte e umanità varia che si incontra. Un patrimonio inestimabile dell’amore dell’uomo per le montagne.
Oggi è stato nominato il vincitore di quest’anno, La Montagne Magique, a cui gli auguriamo ulteriore successo ed ai produttori nuovi buoni film.
Pubblico attento ed appassionato in queste giornate trentine piene di sole e luce nelle piazze, ma anche di immagini, colori e pensieri oltre che emozioni nel buio delle sale di proiezione. Difficile invece orientarsi nella logica dell’informazione, alla quale francamente è stato dedicata qualche trascuratezza organizzativa. Niente foto o filmati con la sollecitudine necessaria ad una pronta pubblicazione dei commenti delle notizie, mancanza di disponibilità di accessi alle serate, nessuna registrazione di queste, così per vedere e sentire, almeno in differita, quello a cui è stato impedito di partecipare dal vivo per poterne scrivere. In verità poca cosa di cui lamentarsi.
Mi è parso invece d’aver visto pochi alpinisti in giro, se non quelli della forte e storica cerchia trentina, poche facce e “mani dure”, avrebbe detto il grande trentino Rolly Marchi, internazionali.
Ma il Film Festival va.
Al Teatro Sociale di Trento, Matteo Della Bordella, oltre alle sue bellissime e dure salite patagoniche e sulle torri del Karakorum, ha anche raccontato l’indimenticabile Casimiro Ferrari; Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo, due tra i più forti esponenti delle nuove generazioni di alpinisti italiani, hanno avuto invece il compito di ricordare Carlo Mauri e Riccardo Cassin. La serata condotta da Fabio Palma, presidente dei Ragni, ha ben raccontato il rapporto di profonda vicinanza e stima generazionale, pur nelle ovvie differenza tecniche e di approccio anche culturale alla montagna e alle pareti.