
[:it]ISLAMABAD, Pakistan – Il gioco dell’oca alpinistica al Nanga ritorna alla partenza, ovvero al campo base, con l’annunciata e incombente tempesta di vento e non solo ed il il rientro, di Elisabeth Revol, la vera eroina finora, e di Tomek Mackiewicz, il duro al sesto tentativo invernale, la qual cosa fa pensare alternativamente a un’ossessione, a una sfiga infinita e/o a una difficoltà congenita di andare oltre gli 8000 metri (a volte capita).
Dalle fotografie e dai racconti non pare poi così male il campo base con i cuochi pakistani, che hanno imparato a vivere e gestire anche la stagione fredda, molto fredda per la verità, e le tende ormai confortevoli, con il fondo imbottito e una buona coibentazione, riempite di piume, che scaldano evidentemente gli animi. Sono sparite le vecchie desolanti foto delle prime spedizioni invernali polacche e non solo (anche italiane), che ispiravano desolazione e freddo, e sono comparse immagini più umane di “jurte”, magari non signorili, ma tiepide, accoglienti ed isolate dall’esterno e sul pavimento, con patate bollite, riso, pezzi di grana, bresaola e gulasch, magari una stufa a gasolio, che alza da meno 20° a meno 2° la temperatura dell’ambiente (bisogna accontentarsi).
Tutti al base per l’intervallo, scandito da vento e bufera, tra il primo e il secondo tempo di questa difficile e drammatica partita sul campo del Nanga Parbat.
Elisabeth e Tomek hanno annunciato che per loro la spedizione è finita e che rientrano in Europa.[:]