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Giochi chiusi al Nanga Parbat: Mackiewicz e Göttler si fermano a 7200 metri. Sulla Diamir rinuncia anche Nardi

David Göttler (Photo thenorthface pagina facebook David Goettler)

UPDATED – ISLAMABAD, Pakistan – “David e Tomasz hanno deciso di interrompere il loro tentativo di vetta. Troppo vento. Troppo freddo. Troppo pericoloso”. Scriveva così questa mattina presto Emilio Previtali dalla sua pagina Facebook. David Göttler e Tomasz Mackiewicz al risveglio hanno riscontrato condizioni peggiori del previsto: hanno provato a salire verso la cresta, poi arrivati a 7200 metri hanno deciso di tornare indietro. Attualmente Göttler ha già raggiunto il base, mentre i polacchi sono in arrivo.  Nel frattempo, sull’altro  versante del Nanga Parbart, il Diamir, anche Daniele Nardi ha deciso di rinunciare a tentare l’invernale: “ho deciso senza ripensamenti di non aspettare e andare via, ed anche velocemente” – ha scritto l’alpinista laziale.

I tempi stretti della finestra di meteo favorevole non lasciavano intravedere molte speranze già ieri. Poi questa mattina vento più forte del previsto e freddo intenso hanno fatto il resto. “Le opzioni sono solo due – scriveva Previtali alle 8:45 ora pakistana -: muoversi verso l’alto e installare un C5 a circa 7500 m, dormire e tentare la cima domani mattina, domenica, oppure scendere e rinunciare”.

Prima di prendere la loro decisione, David Göttler e Tomasz Mackiewicz hanno deciso di provare a salire oltre i 7000 metri e dare un’occhiata alla parete Diamir, oltre la Mazeno Ridge. Infine hanno rinunciato.

“David e Tomasz hanno deciso di fermarsi e tornare indietro – scriveva poco dopo Previtali -. Sono a circa 7200 metri ma non sappiamo se hanno raggiunto la Mazeno Ridge, la comunicazione radio è molto disturbata. Troppo freddo, troppo vento, troppo pericoloso, hanno detto. In più il cielo si sta coprendo. Ora stanno scendendo insieme per raggiungere C3 dove li aspetta Pawel, poi continueranno verso il basso fino al CB smontando i campi e recuperando il materiale”.

Un paio d’ore fa Göttler era già a campo 2, dove si stava riposando e idratando prima di continuare a scendere. Secondo l’ultimo aggiornamento di Previtali, pubblicato intorno alle 13.30 ora italiana, il tedesco è già al campo base mentre gli alpinisti polacchi sono in arrivo.

Finisce qua la spedizione invernale di Simone Moro, David Göttler ed Emilio Previtali. I tre smonteranno il campo base e già dopodomani potrebbero prendere la strada del rientro. Non abbiamo notizie certe sui piani del gruppo polacco, ma è probabile che decidano di tornare a casa anche loro, visto che sono ai piedi della parete Rupal ormai da circa 3 mesi. Anche sul versante Diamir Daniele Nardi ha annunciato questa mattina di voler rinunciare.

Daniele Nardi (Photo pagina facebook Daniele Nardi)

“Una decisione difficile ed inevitabile a questo punto – ha scritto alcune ore fa l’alpinista laziale sulla sua pagina Facebook -, si torna a casa. Non solo le condizioni del tempo e della montagna, ma tanto altro difficile da spiegare hanno determinato la decisione. Dettagli e un racconto che spero di fare nei prossimi giorni appena rientrato o in conferenza stampa. Così ho deciso senza ripensamenti di non aspettare e andare via, ed anche velocemente”.

“Potrei attendere mille finestre di bel tempo – ha aggiunto Nardi -, ma il fatto che le condizioni per cui da solo potrei, con un ragionevole margine di sicurezza, tentare una salita, non ci sono e non ci saranno. Anche il tempo ha deciso di cambiare regime rispetto a dicembre e a gennaio e diventare instabile. Dopo essere salito verso la via Kinshofer per test, ho capito che queste condizioni del ghiaccio mi impongono uno stile più pesante sullo sperone e quindi più lento, il che mi richiederebbe almeno 5 o anche 6 giorni di bel tempo….veramente rari da queste parti. Sicuramente un’esperienza grandiosa che lascia il segno ed insegna tanto. Non nego che il crollo del seracco dell’altro giorno mi abbia toccato in particolare modo.”

Intorno al 20 febbraio infatti, Nardi era salito tra campo 1 e campo 2 per acclimatarsi e mentre era lì il crollo di un seracco aveva provocato una valanga nelle sue vicinanze.

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