
ROMA — Una volta erano modeste croci simboliche, atte a segnalare la vetta. Ora siamo arrivati a un dinosauro di legno, alto 4 metri, installato sul Pelmo sopra Cortina d’Ampezzo. Insomma gli oggetti posizionati sulle cime delle Alpi stanno deventando sempre più ingombranti. E la cosa non piace. Mountain Wilderness, la nota associazione ambientalista, ha lanciato agli enti pubblici un forte appello alla sobrietà, che proprio ieri ha ottenuto l’adesione del Wwf. La stessa posizione enunciata nel documento è stata assunta pubblicamente dalla Commissione Pastorale del Vescovado di Trento.
“Da alcuni decenni, ed in questi ultimi anni con sempre maggiore frequenza, il tradizionale uso di segnalare con una modesta croce il
culmine delle montagne ha assunto un carattere sempre più vistoso e autoreferenziale, allontanandosi dal significato originario al punto da destare ragionevoli perplessità – scrive Mw -. Su creste, pendici e vette sorgono ovunque ingombranti strutture di diverso tipo, da quelle tecnologiche a quelle più dichiaratamente simboliche, portatrici di messaggi storici, religiosi, artistici o fantastici. La montagna viene usata come palcoscenico di ambizioni personali o di gruppo, per imporre aggressivamente convinzioni religiose, marcare il territorio con un proprio segno inconfondibile, o per costruire business”.
“Ci limitiamo a chiedere l’attenzione delle amministrazioni e degli enti pubblici, così come delle associazioni alpinistiche e escursionistiche sull’opportunità di giungere a regolare, nel rispetto dei luoghi e delle diverse sensibilità dei loro frequentatori, la installazione di croci gigantesche (anche illuminate di notte), di crocifissi, di statue di madonne e di santi, di altarini in ricordo di defunti, ovvero di opere artistiche di carattere profano. Questa discutibile abitudine sta tracimando su ogni cima, purché visibile dal fondovalle, e sta insidiando l’integrità naturale di crinali magari poco battuti ma reputati favorevoli alla promozione turistica del luogo”.
“Basti pensare al dinosauro – di tre metri per sei- spuntato sulla cresta del Pelmo, montagna dolomitica inserita nei Monumenti del Mondo dell’UNESCO. Ai frequentatori viene di fatto negata la possibilità di attribuire liberamente alle loro esperienze in natura i valori interiori che sentono più affini, sopraffatti come sono dalla aggressività monocorde di tali installazioni, le quali, a nostro avviso,privatizzano e ipotecano indebitamente il “senso” di un bene comune. Siamo convinti che le montagne non abbiano bisogno di crocifissi e madonne per invitarci a pregare. Si può trovare la propria silenziosa preghiera anche appoggiandosi a un sasso, o indugiando a ammirare la torsione di un larice, o i riflessi del tramonto sui rami di un pino mugo, o riflettendo sulle sofferenze della prima guerra mondiale, o ricordando il sorriso di amici scomparsi con cui un tempo si erano frequentati quegli stessi luoghi, o semplicemente concentrandosi sul ritmo del proprio respiro”.
“Il rapporto spirituale degli esseri umani con gli spazi incontaminati della montagna non viene mai arricchito da strutture artificiali che tendono ad orientarne in una direzione o in un’altra il significato. (…) Auspichiamo che le varie associazioni alle quali fanno riferimento i frequentatori delle nostre montagne, elaborino quanto prima, di comune accordo e senza ambiguità, un vincolante codice di comportamento per quel che riguarda il problema che ci ha spinti a elaborare il presente documento”.
Scarica qui il documento completo: Croci e altro – Appello di Mountain wilderness
L’Associazione proponente è Mountain Wilderness Italia. Aderiscono e sostengono la proposta: WWF Italia, Pro Natura, Amici della Terra, Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Altura, Comitato Nazionale per il Paesaggio.
Links: http://www.mountainwilderness.it