Senza soldi bisognerà porre fine a formazione, attività con le scuole, sentieristica e gestione dei rifugi. Ma anche tagliare le attività di soccorso sanitario in montagna del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Cai (Cnsas) che avrà un budget decurtato del 72 per cento. Una mossa sbagliata, secondo il Club, perché senza i volontari il soccorso sanitario agli abitanti, ai turisti e agli appassionati della montagna avrà costi molto elevati che graveranno interamente sulla finanza pubblica. Ogni anno il Cnsas opera 6mila interventi e meno del 5 per cento sono a favore di soci Cai.
“L’attività del Club Alpino Italiano”, ha spiegato il residente generale del Cai, Umberto Martini. “è un’attività di pubblica utilità su cui gravano questi nuovi tagli: senza la manutenzione dei sentieri, senza la rete dei rifugi e senza soccorso la montagna italiana non sarà più sicura per nessuno, creando così anche un grave danno all’economia dei territori di montagna e del nostro paese tutto”.