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Riflessioni dopo un Natale tutto di plastica (e un proponimento per l’anno venturo)

Tutto quello che riguarda una giornata in montagna sulla neve è potenzialmente inquinante: dall’attrezzatura ai trasporti e alla sosta in rifugio. Ma è difficile farne a meno. E allora?

Il giorno di Natale avete scartate i vostri regali? Che emozione! In casa nostra, sotto l’albero pieno di palline colorate e lucine intermittenti e festoni luccicanti c’erano tanti pacchetti, e anche se non crediamo più a Babbo Natale (siamo tutti adulti), ogni Natale la gioia è la stessa. Simone ha ricevuto un paio di nuovi sci e un casco colorato (da quest’anno, sapete, è obbligatorio). Giacomo una giacca impermeabile, ma poiché ama l’arrampicata indoor anche una trave da allenamento e una corda da 70 metri, che pesa molto meno di quelle da 40 che usavo io tanti anni fa. Agnese uno zaino color fucsia e una giacca in pile abbinata, così la ritroviamo anche nella nebbia più fitta. Marta non scia più, quindi le ho regalato un bel paio di ciaspole con relativi bastoncini, e un paio di guanti supertermici. A me invece sono toccati i ramponcini elastici facili da calzare, perché i miei familiari vedono che, con l’età, tendo a ruzzolare anche dove non c’è ghiaccio. Dovrei offendermi?

Tutti belli rivestiti di nuovo, il giorno dopo siamo saliti con la funivia al rifugio per un pranzo festivo, self service per non spendere troppo. In tavola abbiamo portato piatti di polenta e patatine fritte, accompagnate a ketchup e maionese. Abbiamo bevuto acqua, un caffè e poi giù per le piste (Marta in funivia). Non era tanto freddo, anzi la neve verso le due di pomeriggio già cedeva, e dire che non è ancora Capodanno. Infine la nostra automobile ci ha riportati a casa: gomme da neve, come prescrive il codice della strada, ma non ce n’era bisogno.

Alla sera, davanti a una serie di Netflix uguale a tutte le cento altre serie già viste, la mia mente ha cominciato a divagare. Il Natale è stato magico, come sempre, ma qualcosa non quadra. Forse, una certa monotonia? Forse qualcosa di sbagliato in tutti gli oggetti che ci siamo regalati, e che ci circondano rendendoci comoda la vita? Mah! Comincio a enumerarli…

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…c’è qualcosa che tiene insieme tutto questo, una parolina che è come un collante. Ci sono: è PLASTICA! Mi rendo conto ora che è tutta plastica, anche dove non sembra ce ne sia. C’è la PET delle bottiglie, l’HDPE dei contenitori, il PVC dei tubi, l’LDPE degli imballaggi, il PP dei sedili, il PS degli isolanti. Dicono che questi siano tutti riciclabili. Ma poi c’è anche il PC dei caschi, il PMMA degli schermi, il PLA delle posate, e peggio ancora ci sono le resine epossidiche, le resine fenoliche, le resine melamminiche, che non sono per niente riciclabili… ovunque ci giriamo, dal pilone della funivia al tetto del rifugio, dal cruscotto della nostra auto al sorriso del concessionario che ce l’ha venduta, troviamo plastica, plastica, plastica!

“E allora, qual è il problema?”, ribatte il mio amico Adriano mentre gli espongo, per telefono, la mia illuminazione. “Non vorrai tornare ai tempi degli scarponi chiodati”, dice. “Sci di legno, scarponi di cuoio, maglione di lana e via tutti sul trenino delle valli? Non ti ci vedo proprio”.

Ha ragione, non sarebbe comodo. Morirei di freddo o di fatica. Ma… è forse meglio morire di microplastiche? Sì perché tutti questi materiali che promettono di durare per l’eternità, invece si usurano, si sfaldano, si polverizzano. Diventano parte dell’aria, dell’acqua, della neve, in particelle invisibili, frammenti inferiori al millimetro che respiriamo, beviamo, mangiamo. I ghiacciai sono pieni di microplastiche. I cieli. Gli oceani. I nostri polmoni. Chi ha studiato la composizione dei residui, ha scoperto che per il 55 per cento sono cellophane, il 35 polietilene e polipropilene, il 10 nylon. Vengono dalle nostre attività, vengono dal nostro sci, dal nostro alpinismo, dalle scarpette con cui corriamo i nostri Ultratrail, dai freni delle nostre MTB.

D’un tratto, mi sembra che il clima festivo sia meno magico. Tutti i regali che parevano così belli ora luccicano di meno, anzi hanno un che di minaccioso. Giusto per rovinare l’umore anche ai miei cari, mando un messaggio sul gruppo family: “Reminder per l’anno prossimo. A Santa Claus chiediamo tutti lo stesso regalo: un Natale senza plastica”.

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