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Alla scoperta di sentieri e pareti del selvaggio Cedeberg, in Sudafrica

Nella regione a nord-ovest di Città del Capo si trovano interessanti pareti e torrioni di arenaria sui quali da anni è vietato piantare spit. Anche i trekker, nonostante la carenza di segnavia, si divertono in un paesaggio davvero inconsueto

Primordiale, è questo l’aggettivo che forse più si addice alla regione del Cederberg, in Sudafrica. Gli scenari di questa regione, collocata a circa tre ore d’auto a nord-ovest da Città del Capo, sono infatti quelli aridi e terrosi delle aree semidesertiche, caratterizzati da affascinanti rocce e torrioni rossastri di arenaria (sandstone) dalle forme smussate e bizzarre, come totem, con rare zone di fondovalle attraversate da corsi d’acqua e sparuta vegetazione e poche strade, perlopiù non asfaltate, sulle quali si incrociano pochissime auto.
La regione è in gran parte punteggiata da riserve naturali ed è considerata generalmente un’area selvaggia: tra gli animali che la popolano c’è anche il leopardo.

Benché Cederberg significhi letteralmente “Montagna dei cedri” questa pianta, il cui nome scientifico è Winddringtonia Cedarbergensis, negli ultimi trent’anni si è quasi del tutto estinta ed è difficile incontrarla, se non nelle riserve predisposte a prevenzione della sua estinzione, dovuta per lo più agli incendi e all’innalzamento delle temperature.
Nell’area da noi frequentata in quattro giorni di permanenza tra le località di Sanddrif e Truitjieskraal, se ne è avvistato solo qualche sparuto esemplare. Il Cederberg è anche zona rinomata per vini bianchi e rossi, con vigneti concentrati in aziende agricole attorno alle quali ruotano forme di ospitalità in cottage o campeggi, come nel caso di Sanddrif.

Il Cedeberg è meta ideale per chi ama camminare e arrampicare. Per chi arrampica i mesi ideali sono ottobre e novembre, ovvero tarda primavera, oppure aprile e maggio, tarda estate – inizio autunno. I camminatori a volte prediligono anche i mesi invernali, tra giugno e settembre, quando non è raro trovare le cime, che non superano i duemila metri – lo Sneeuberg (2027) e la Tafleberg (1969 metri) son le più alte – innevate. Per muoversi a piedi occorre un ottimo senso dell’orientamento. I segnavia sono rari, perlopiù costituiti da ometti di pietre e le cime delle montagne sono spesso distese di altipiani con pochi riferimenti distintivi.
Esiste, per fortuna, un’ottima mappa con l’indicazione degli itinerari e dei siti di arrampicata, oltre a una guida che racconta la storia umana e naturalistica della regione (Peter Slingsby, Cederberg. The book, 2025, in inglese; l’autore ha anche mappato e raccolto tutti i nomi originari dei luoghi, soppiantati da quelli imposti dai colonizzatori Afrikaners).

Per accedere a molte aree di “wilderness” occorre pagare una piccola somma di ingresso: di solito l’accesso alle aree naturali è sbarrato da cancelli e stanghe, talvolta presidiati da giovani che fanno da guardiani, in piccolissimi edifici isolati; altre volte si trova un cancello elettrico, come a Sanddrif, tramite il quale si accede, previo pagamento del pedaggio e ottenimento del codice, ad esempio alle Wolfberg Crag, una delle zone più affascinanti da attraversare e arrampicare. I pedaggi comportano anche la registrazione di chi entra, che deve dare informazioni sull’itinerario previsto. Un adempimento utile anche per la sicurezza.

Vietato piantare spit

È stato grazie a Roland Graf, past president del Mountain Club della Namibia, fortissimo 72enne ancora in attività, che conosceva già in parte la regione, che siamo approdati in Cederberg. “Spit?”, ha esordito Graf rispondendo alle mie curiosità, “ci sono pochissime aree dove la roccia è già chiodata. Qui, come anche in altre zone del Sud Africa – ad esempio sulla Table Mountain – è vietato bucare la roccia”.
Il divieto si è reso necessario quando ci si è accorti che iniziavano a essere prese d’assalto varie zone arrampicabili da chiodatori dotati di perforatore: il Mountain Club del Sud Africa è intervenuto con regole e controlli, così il problema è stato arginato.
Le vie di più tiri sono tutte da attrezzare con friends e cordini: sarà per questo forse che non si incontra mai nessuno (noi eravamo gli unici) e si arrampica da privilegiati in ambienti di inusitata bellezza. Le vie a spit sono in genere chiodate molto bene, soprattutto sugli itinerari più semplici (quelli che abbiamo affrontato). La sosta di calata è generalmente costituita da due anelli separati, raramente dotati anche di moschettone di calata.

La roccia è ottima e divertente, su conformazioni di tutti i tipi, dalla placca allo strapiombo: è quasi impossibile che rimanga qualcosa in mano. Mentre si arrampica o ci si muove a piedi sui sentieri si ha la sensazione di essere sospesi nel tempo in luoghi primitivi, dove gli unici spettatori sono le poche piante e i rari animali. Grandi lucertole scure possono arrampicarsi talvolta sulle gambe, volatili dalla coda di rondine, piccioni e qualche rapace si fanno sentire attorno e si avverte la presenza, attraverso resti e tracce organiche, dei babbuini che durante la notte si rifugiano proprio sulle zone rocciose per porsi al riparo dalla predazione del leopardo. Il caldo è il grande nemico: occorre portarsi sempre buone scorte di acqua perché l’aria è molto asciutta. Per fortuna si trovano sempre pareti all’ombra per scalare.

Senz’altro da percorrere, anche da chi arrampica, sono le Wolfberg’s Cracks, dove il sentiero si muove tra stretti canyon, buchi tra le rocce o restringimenti in cui occorre strisciare togliendosi lo zaino. A pochi chilometri di auto da Sanddrif, il sito di Truitjieskraal permette grande varietà di arrampicata a spit su diversi torrioni di arenaria poco distanti gli uni dagli altri. Particolarmente suggestivo è il passaggio in un grande antro roccioso con grandi pilastri sulle cui pareti si possono osservare alcuni dipinti preistorici nel caso specifico risalenti a 60.000 anni fa.  A Truitjieskraal nel 2019 è stato aperto Legacy, il primo 9a della zona, da Fred Nicole e Giuliano Cameroni.
In generale, nel Cederberg, per trovare altre formazioni rocciose inconsuete – esiste una guida completa di tutte le aree arrampicabili, scritta da Tony Lourens, Cederberg Rock, del 2023 – e calarsi nell’immagine di tempi a noi lontanissimi, primordiali appunto, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

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