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La magia e il misticismo del rifugio Miserin, in Valle d’Aosta

Costruito nel XVIII secolo come ospizio per i pellegrini diretti al vicino santuario, l’edificio nel Parco del Mont-Avic conquista per le sue particolari atmosfere. Chiuso d’inverno, è comunque un riferimento per gli skialper amanti dei luoghi speciali

Mai epiteto fu più azzeccato. “Esprit libre”, spirito libero, descrive al meglio la magia del rifugio Miserin. Non è solo un punto d’appoggio per escursionisti: è un modo di stare al mondo. A 2.585 metri, nella valle di Champorcher, questo luogo è un piccolo universo fatto di pellegrinaggi antichi, pietre che raccontano storie lontane e un lago che sembra affacciarsi direttamente sul cielo.

La sua storia comincia nel XVII secolo, quando l’edificio originario fungeva da ospizio per i pellegrini diretti al Santuario della Madonna delle Nevi, poco più in là, sulle sponde del lago. Poi restauri, ricostruzioni, incendi e rinascite; fino al 2001, quando l’intera comunità di Champorcher — guidata da Pierino Danna e don Giuliano Réboulaz — lo riportò alla vita con un lavoro collettivo che fu quasi una dichiarazione d’amore. Dopo alcuni anni di chiusura, nel 2010 il rifugio è tornato operativo con una nuova gestione e da allora è un punto di riferimento per tutti gli “spiriti liberi”.

Un luogo sacro, tra storia e leggenda

La storia del Miserin è intrecciata a doppio filo con quella del santuario. Qui, secondo la tradizione, trovò rifugio san Porzio, soldato della legione tebea in fuga dalle persecuzioni romane. Probabilmente originario della Tebaide, lasciò l’esercito alla fine del IV secolo e si stabilì nell’alta valle di Champorcher. Arrivato al lago, scolpì una piccola statua della Madonna e la posò in una nicchia tra le rocce. Così nasce la lunga storia della Madonna delle Nevi.

Nel 1658 fu costruita una cappella, più volte distrutta e ricostruita, fino all’attuale santuario inaugurato nel 1881 e poi rifatto dopo l’incendio del 1947. Il 5 agosto qui si celebra ancora oggi la Festa della Madonna delle Nevi: una processione che parte da Champorcher alle 4 del mattino, solo alla luce delle fiaccole, risalendo valloni e antiche mulattiere fino al lago.

Il rifugio

Dentro, il Miserin conserva il calore autentico dei rifugi di una volta: una piccola sala da pranzo scaldata dalla stufa a legna, quattro camerate con letti a castello e un angolo bar con vino buono e prodotti del territorio.
Il Miserin è un rifugio “abitato”, nel senso più bello: non ci si va solo per mangiare e dormire, ma per stare.

Insieme al Barbustel e al Dondena, è uno dei tre rifugi del Parco Naturale del Mont Avic, territorio ricchissimo di fauna, laghi alpini e rocce modellate dal tempo. È anche tappa dell’Alta Via 2, quindi le possibilità escursionistiche sono molte: dalla Finestra di Champorcher, con vista sulla lunga Val di Cogne, fino al Mont Glacier o alla Rosa dei Banchi per i più allenati. Si può arrampicare sulle falesie vicine, salire in mountain bike, pescare nel lago (con regolare permesso).
Oppure, semplicemente, restare con il naso all’insù a guardare le stelle. In estate il rifugio organizza serate osservative in collaborazione con l’associazione PhysicalPub.

Esprit libre, in fondo, significa proprio questo: arrivare quassù e sentire, senza bisogno di dirlo, che sei nel posto giusto.

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