
No, c’è di mezzo una tragedia, quindi niente sorrisi di circostanza. Gli uomini del CNSAS abruzzese impegnati nella ricerca di Karol Brozek, disperso da undici giorni sul Gran Sasso, hanno dovuto prestare attenzione, e dedicare energie preziose, alla segnalazione arrivata via social da un sedicente sensitivo.
Quest’ultimo, pare residente a Udine, ha pubblicato un messaggio in cui affermava di sapere dove si trovava il quarantaquattrenne polacco lamentando però il fatto di avere più volte contattato il 112 senza ottenere credito.
Le indicazioni del veggente erano relativamente precise: “Canyon dello Scoppaturo, o comunque una grotta, un buco lì vicino con un nome molto colorito. Un anfratto verso il basso in discesa. Si trova lì. Grotta a imbuto. È vivo, ma ancora per poco. Lo stato di incoscienza è profondo da stamani (un’area con riferimento a termini legati a “cacciatore”.
Quanto bastava per obbligare i soccorritori, che da giorni perlustrano invano la zona, a una ricerca mirata: la possibilità, seppur evanescente, andava verificata, anche a scanso di eventuali problemi futuri. Così una squadra è partita alla volta del Ristoro Mucciante – piuttosto distante dall’area in cui si erano fino a quel momento concentrate le ricerche – nei cui pressi doveva trovarsi la grotta in cui si era riparato Brozek. Con esito negativo.
Intanto Diana, la sorella del disperso, ha fatto sapere le ragioni che avrebbero spinto il fratello a intraprendere il viaggio che ormai si può definire fatale: Brozek avrebbe scoperto di soffrire di Adhd e avere disturbi dello spettro autistico, fatti che, a suo parere, avrebbero compromesso la capacità di trovare una compagna.