Sui sentieri della Vallelunga con Meridiani Montagne
Al piccolo mondo antico della vallata che da Curon raggiunge il confine con l’Austria è dedicato un ampio articolo pubblicato sul numero 137 della rivista dedicato all’Alta Val Venosta, attualmente in edicola. Tra malghe, rifugi e sofferenti ghiacciai sorvegliati da vette che rubano lo sguardo
Un’impresa degna di quella compiuta da Annibale con i suoi elefanti. Quando, nel XVIII secolo, i soldati austriaci in ritirata si inerpicarono lungo i pendii della Vallelunga si pensò che la loro sorte fosse segnata. Impossibile pensare che potessero valicare le Alpi in quel punto e quindi trovare la salvezza in patria. Invece, con l’aiuto dei valligiani, individuarono un passaggio al Passo di Melago (2965 m). Difficile, certo. Ma ci riuscirono.
Prima di arrivare lassù quei militi risalirono l’intera Vallelunga, distaccandosi dalla Val Venosta in prossimità dal paese di Curon. Strada facendo incontrarono malghe e borghi isolati ma già molto attivi e dove trovarono ristoro. Probabilmente non prestarono molta attenzione ai superbi panorami che li circondavano. Ma questo lo possiamo fare noi, oggi, ripercorrendo i loro passi fino al Rifugio Pio XI e poi spingendoci nell’area un tempo rivestita da estesi ghiacciai.
Alla Vallelunga è dedicato un ampio articolo pubblicato sul numero 137 di Meridiani Montagne attualmente in edicola. Ecco qualche breve passaggio dell’articolo di Claudio Agostoni dal titolo Un mondo a parte.

…Oggi, per inoltrarsi in Vallelunga l’ideale è seguire il sentiero panoramico che raccorda i borghi di Curon e Melago. Lo si imbocca sopra Curon e si seguono i segnavia n. 3 sino alla fine della valle. Durante l’escursione si attraversano boschi e splendidi prati montani, sul lato orografico destro della Vallelunga, e può capitare di incontrare al pascolo qualche cavallo Haflinger (Avelignese), razza che fu allevata per la prima volta nel XIX secolo a Sluderno. Lungo il sentiero s’incrociano poi una ventina tra masi e villaggetti spesso immutati da secoli. La conferma arriva sfogliando una guida turistica Baedeker edita nel 1891 dove, per esempio, in località Caprone viene citata una locanda che è ancora in attività. Si tratta di uno degli edifici più antichi della vallata, risalente addirittura al XVII secolo, ed è tutelato dalle Belle arti della Provincia di Bolzano. Proseguendo nel fondovalle, in località Pazzin, la guida cita un’altra “rustica locanda” sita cinque minuti sotto la chiesa. Si tratta del Pratzenhof, ancora oggi un affittacamere…
Profumi di malga
…Sembra uscire dalle pagine di un romanzo, ma a tinte piacevolmente bucoliche, anche la quotidianità di alcuni degli odierni allevatori della Vallelunga. È il caso della famiglia Hohenegger, che a Melago, a 1920 metri di quota, gestisce il maso Gamsegghof (gamsegghof.it). La famiglia convive con un’ottantina di capre, quattro mucche, diversi polli di razza Altsteirer, galline olandesi e un gallo moroseta, qualche gatto, un collie di nome Sally e i micro porcellini Macho e Maxl. Hanno costruito un caseificio dove trasformano in formaggio il latte delle loro capre, delle mucche e di quelle del vicino. «Da queste parti, quando ero bambino, una trentina d’anni fa» ci racconta Robert, il primogenito, che oggi si occupa del gregge, «le capre erano considerate bestiacce di poco conto. In Alto Adige c’erano solo cinque degli attuali 80 caseifici che oggi producono formaggio di capra. I consulenti agrari non vedevano alcuna potenzialità nel nostro progetto e lo sconsigliarono. Sfidandoli, mio padre ha costruito un caseificio e oggi produciamo formaggi di capra, pecora e vacca, e un formaggio misto, di latte caprino e vaccino, tutti in diverse stagionature»…
L’eredità del ghiacciaio
…Superati i primi pannelli informativi il sentiero, che qui ha un fondo terroso e sassoso, arriva a un bivio che propone due varianti, una impegnativa e una più facile. Andando a sinistra si sale su quella più ripida, che ha un tratto che passa su una piccola cresta, a destra la variante più facile risale una valletta. Entrambi i sentieri si ricongiungono nei pressi del bivio per il sentiero alpinistico. Rimanendo sul sentiero glaciologico “classico”, dopo aver superato un ponte su un torrente, si sale verso una piccola sella, dalla quale si prosegue in saliscendi sino al rifugio Pio XI (2557 m; 1 h e 45 min dalla Malga di Melago; 2 h e 30 min dalla partenza). Le fatiche dell’ascesa sono ampiamente ricompensate dalle fantastiche viste sulla Palla Bianca e sulla Punta Vallelunga, e sui ghiacciai che le circondano: il Langtauferer (Vedretta di Vallelunga), il Bärenbartferner (Vedretta Barba d’Orso) e il Gepatschferner, in Austria…




