Montagna.TV

“L’anno del nevone”, un giallo tra Pietracamela e il Gran Sasso

Alberto Sciamplicotti, scialpinista, scrittore e filmmaker, costruisce il suo romanzo intorno alla tragedia più nota del Gran Sasso, che nel 1929 costò la vita agli alpinisti Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti. Il protagonista, Ernesto Sivitilli, è il fondatore degli Aquilotti

“Il mio lavoro è di curare i corpi, questo è ciò che faccio. Per le anime c’è invece la Chiesa. Quanto al resto, il re e gli italiani hanno scelto se ne debba occupare il fascismo. Così cerco di fare quello che penso sia il mio dovere”.
Queste parole, che l’autore fa dire a Ernesto Sivitilli, compaiono nelle prime pagine de “L’anno del nevone” (Monte Rosa Edizioni, 200 pagine, 17,50 euro), il nuovo romanzo di Alberto Sciamplicotti. Sivitilli, come molti sanno, è l’alpinista abruzzese che ha fondato nel 1923 gli Aquilotti del Gran Sasso, in anticipo su gruppi più famosi come i Ragni di Lecco e gli Scoiattoli di Cortina. 

Per gran parte del libro, però, Sivitilli è semplicemente il medico condotto di Pietracamela, costretto nella primavera del 1929 a collaborare alle indagini sulla morte di Lella, una bambina di sette anni che è stata orrendamente seviziata e stuprata. Solo negli ultimi capitoli, ambientati sulle rocce del Corno Piccolo, il medico si lega in cordata e arrampica fino alla base della Mitria, il torrione che oggi chiamiamo Punta Cichetti.      

La copertina di L’anno del nevone

L’atroce delitto che costa la vita a Lella, e sulla quale indagano in parallelo i carabinieri del paese e loschi personaggi legati all’OVRA e al regime fascista, è la chiave che Sciamplicotti usa per addentrarsi tra i vicoli e i misteri di Pietracamela. Un borgo a mille metri di quota, sorvegliato dal Pizzo d’Intermèsoli e dai due Corni, che oggi è quasi abbandonato ma che un secolo fa era ancora vivo e popoloso. 

Molti dei “pretaroli”, in quegli anni, avevano idee socialiste o comuniste, e questo li faceva guardare con sospetto dal regime. La piccola Lella si chiama in realtà Spartaca, perché il padre è un seguace degli Spartachisti, i comunisti tedeschi guidati da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, e la politica pesa fin dall’inizio sulle indagini. 

Il “nevone” è invece l’eccezionale nevicata, scesa sul Gran Sasso (e sul resto d’Italia) nel febbraio del 1929, e che ha fermato l’ascensione invernale al Corno Piccolo di Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti, li ha bloccati nel rifugio Garibaldi, e li ha uccisi nell’ultimo, disperato tentativo di arrivare a Pietracamela senza racchette da neve né sci. 

“L’anno del nevone” si legge bene, e riesce ad appassionare anche il lettore che non conosce il Gran Sasso e la sua storia alpinistica. Quest’ultima è invece una grande passione di Alberto, che fa entrare nella storia un giovanissimo Lino D’Angelo (sette anni, nel dopoguerra diventerà una guida alpina famosa), Aldo Bonacossa, Enrico Jannetta con “la sua moglie ebrea” e altri protagonisti di quegli anni. 

Nella spiegazione dell’intreccio, invece, hanno un ruolo importante i giovani fisici innamorati dei sentieri, della neve e della roccia, tra i quali spicca “un certo Enrico Fermi”. Poco o nulla si conosce di certo sul rapporto tra questi scienziati e Cambi e Cichetti, e questo lascia a Sciamplicotti delle praterie su cui far galoppare la sua storia. 

Tra i personaggi più riusciti spiccano il maresciallo Benincasa, carabiniere in cerca di verità nonostante il regime, e il sanguinario sagrestano Balestra, invischiato in orribili trame. Gianni Battimelli, alpinista e fisico, nella sua interessante postfazione, chiarisce meglio la storia di Cambi e Cichetti e racconta del rapporto tra i “ragazzi di Via Panisperna” e l’alpinismo. Un bel libro, che merita certamente di esser letto. Peccato per qualche refuso di troppo, che può essere eliminato nelle ristampe.   

Exit mobile version