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Lucio De Sanctis e il suo “Diario di un soccorritore di montagna”

Il libro dell’alpinista teramano, pubblicato da Ricerche&Redazioni, racconta in prima persona decine di interventi di qualche decennio fa, ma è straordinariamente attuale. Un’intervista a Daniele Perilli, responsabile del Soccorso abruzzese, riporta il lettore al presente

Degli incidenti in montagna, e dei relativi soccorsi, si parla spesso, fin troppo. Le cronache dei giornali, della televisione e dei siti raccontano più o meno esattamente l’accaduto. Sui social, come sui mezzi d’informazione tradizionali, si torna a lungo sull’argomento, spesso per dispensare moralismi o consigli non richiesti. 

Raramente (in realtà, quasi mai) si parla dell’impegno quotidiano degli uomini e delle donne del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, dell’Aiut Alpin Dolomites e delle altre strutture che intervengono per salvare vite in montagna.

Tra il 1972 e il 1990, l’alpinista abruzzese Lucio De Sanctis è stato volontario e poi capo stazione del Soccorso Alpino di Teramo, che interviene regolarmente sul Corno Piccolo, il Corno Grande, il Camicia e le altre vette del massiccio del Gran Sasso, e anche sui Monti della Laga e sulle Montagne Gemelle.

Nel suo “Dal diario di un soccorritore di montagna” (244 pagine, 25 euro), pubblicato dalla casa editrice teramana Ricerche&Redazioni, De Sanctis racconta con semplicità decine di interventi drammatici, compiuti in anni in cui gli escursionisti e gli alpinisti erano molto meno numerosi di oggi, e disponevano di un’attrezzatura molto più rudimentale di quella odierna.

Anche i soccorsi, in quegli anni, funzionavano diversamente da oggi. Gli elicotteri avevano appena iniziato a operare ad alta quota, e spesso non disponevano di verricello. Quasi sempre le squadre di soccorso dovevano partire a piedi dalla strada, raggiungere gli infortunati, e attendere (se possibile) un intervento dal cielo. La maggioranza degli incidenti, però, accadeva negli stessi luoghi e nelle stesse stagioni di oggi.

Lucio De Sanctis racconta la sua storia in modo garbato, senza fare i nomi delle persone coinvolte. Nelle pagine del libro, sfilano episodi famosi come la tragedia della prima ascensione invernale della parete Nord del Camicia, alla fine di dicembre del 1974, la caduta di un alpinista romano che aveva salito d’inverno il canalone Haas-Acitelli del Corno Grande, la morte per lo sfinimento e il freddo di una ragazza veneta non lontano dalla cima più alta del Gran Sasso. 

Ha avuto grande eco sui media del tempo una valanga caduta dal Monte Brancastello che, in quegli anni, ha spazzato via due famiglie di escursionisti nei pressi di Isola del Gran Sasso. Nelle ricerche, insieme ai volontari del Soccorso Alpino abruzzese, sono intervenuti alpinisti di tutta l’Italia centrale. 

Nelle pagine del “Diario” di Lucio De Sanctis la critica e la riflessione sugli errori compiuti da escursionisti e alpinisti non mancano. Giudizi e raccomandazioni, però, arrivano dopo la cronaca, quando l’elicottero o l’ambulanza si sono già allontanati, quando i soccorritori si fermano finalmente davanti a una tazza di tè o a una birra, ammesso che un bar aperto si trovi ancora.

Arricchiscono il libro la prefazione di Stefano Ardito, e un’intervista dello stesso giornalista e scrittore romano a Daniele Perilli, responsabile del Soccorso Alpino e Speleologico dell’Abruzzo, che racconta l’evoluzione tecnica dei soccorsi negli ultimi anni. 

Oltre che in libreria e sugli store online, il volume può essere ordinato scrivendo a info@ricercheeredazioni.com.
La prima presentazione è in programma a Teramo questa sera, venerdì 7 novembre, alle 18, presso la Biblioteca Melchiorre Delfico. Oltre a Lucio De Sanctis e a Stefano Ardito, interverranno Vassili Bosi, capostazione del SASA di Teramo, Giorgio D’Egidio, presidente del CAI Teramo, l’alpinista Alberico Alesi e Luca Mazzoleni, gestore del rifugio Franchetti del Gran Sasso. 

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