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Nepal, continua la ricerca dei dispersi nella neve dello Yalung Ri

Il “superteam” di soccorritori nepalesi, insieme a due guide europee, continua le ricerche dei cinque alpinisti travolti lunedì mattina. E’ stata smentita, invece, la notizia diffusa dal Ministero degli Esteri italiano che altri 5 connazionali fossero dispersi in Nepal

La neve dello Yalung Ri, una vetta della valle nepalese del Rolwaling, non ha ancora restituito i corpi dei cinque alpinisti (l’abruzzese Marco Di Marcello, l’altoatesino Markus Kirchler, il tedesco Jakob Schreiber e le guide nepalesi Padam Tamang e Mere Karki) sepolti dalla valanga che li ha investiti poco più in basso della cima.

A condurre la ricerca è una squadra composta da quattro tra i più esperti alpinisti e soccorritori del Nepal, e cioè Riten Jangbu Sherpa (responsabile del team), Pasang Kidar Sherpa, Chhiring Sonam Lama e Pasang Temba Sherpa. I primi tre sono guide alpine UIAGM, il quarto è un aspirante guida.

Partecipano alla ricerca anche il nepalese Chhiring Pande Bhote e due guide alpine europee, l’italiano Michele Cucchi e lo svizzero Bruno Joseph Jelk, di Zermatt, dirigente della CISA-IKAR, l’ente che coordina le strutture di soccorso in tutto il mondo. Negli anni scorsi, la guida elvetica aveva tenuto i primi corsi sull’utilizzo della strumentazione Recco in Nepal.

La neve e il ghiaccio sono durissimi, scavare è difficile, i nostri rilevatori non hanno ancora trovato nessuno dei cinque. In alcuni punti abbiamo scavato fino a sette metri di profondità, ma abbiamo trovato solo dei ramponi e altro materiale” ha dichiarato Riten Jangbu Sherpa al quotidiano online The Tourist Times intorno alle 14 nepalesi di oggi, le 9 del mattino in Italia. Il sito della ricerca, ha aggiunto la guida, è intorno ai 5300 metri di quota.

Rende la situazione ancora più drammatica il fatto che i familiari di Marco Di Marcello, l’alpinista originario di Teramo che da qualche anno vive e lavora a Calgary, in Canada, continua ad affermare che il loro congiunto è vivo. “Ha messo il rilevatore Garmin in modalità richiesta di soccorso, crediamo che abbia scavato un riparo per affrontare il freddo e la notte” ha spiegato ieri, ai media locali e nazionali, suo fratello Gianni.

Ricordiamo brevemente cos’è accaduto lunedì 3 novembre sullo Yalung Ri . Al contrario di quanto si era saputo inizialmente, la valanga non ha colpito gli alpinisti al campo-base ma sotto la vetta, investendo i team delle agenzie Dreamers Destination, Wilderness Outdoors e Yatri Trekking. Paolo Cocco e Marco Di Marcello facevano parte del primo, Markus Kirchler del terzo.

Phurba Tenzing Sherpa, titolare di Dreamers Destination, ha potuto constatato di persona solo la morte del primo. Il corpo di Cocco, insieme a quello del francese Christian André Manfredi, è stato trasportato martedì da un elicottero alla camera mortuaria del Teaching Hospital di Kathmandu.

Sono apparse sui siti nepalesi e non solo, invece, le immagini degli alpinisti travolti ma sopravvissuti sullo Yalung Ri, e ricoverati nello stesso ospedale. Uno di loro, il portatore d’alta quota Lakpa Tamang, ha otto costole rotte, una caviglia a pezzi, un braccio fratturato e i polmoni pieni di sangue. Secondo i medici, avrà bisogno di almeno tre operazioni.

Nessun problema per i cinque italiani dati per dispersi

Si è risolto, invece, l’equivoco riguardo alla possibilità che altri cinque trekker italiani fossero dispersi sulle montagne del Nepal. Mercoledì mattina, un comunicato del nostro Ministero degli Esteri aveva ipotizzato che, oltre alle vittime del Panbari Himal e dello Yalung Ri, mancassero all’appello altri cinque nostri connazionali.

Nel pomeriggio, invece il mistero è si è chiarito. “Abbiamo cinque clienti lombardi in cammino verso il campo-base del Makalu. Sono tra Tashigaon e il Colle Shipton, in una zona dove i cellulari non prendono ma dove ci sono lodge e villaggi. Non siamo minimamente preoccupati”, mi ha spiegato ieri sera Daniele Tonani, titolare della Focus Himalaya Travel, uno dei più noti tour-operator specializzati italiani. “Ho parlato con il gruppo stamattina, stanno tutti bene”, ha aggiunto in un messaggio alle 8.15 italiane di oggi.

Non è stata una gran bella figura per la Farnesina e per Riccardo Dalla Costa, console generale d’Italia a Calcutta, competente anche per il Nepal, che ieri era volato a Kathmandu per coordinarsi con le autorità locali e i responsabili delle ricerche. La falsa notizia degli “altri 5 italiani dispersi” era stata ripresa da vari media internazionali inclusa la BBC, ma seccamente smentita dalle fonti ufficiali del Nepal.

Secondo i dati diffusi mercoledì dal Ministero del Turismo di Kathmandu, e ripresi dal sito Everest Chronicle, nella stagione post-monsonica 2025 sono stati rilasciati a cittadini italiani 2705 permessi di trekking e 28 permessi per spedizioni alpinistiche, e non risultano altri dispersi. Forse il Consolato di Calcutta e la Farnesina potrebbero coordinarsi meglio con i tour-operator italiani e nepalesi che organizzano spedizioni alpinistiche e trekking.

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