Meridiani Montagne

Meridiani Montagne in edicola con il numero dedicato all’Alta Val Venosta

Il numero 137 della rivista accompagna i lettori alla scoperta della vallata altoatesina, delle sue cime, dei suoi sentieri ma anche dei suoi monumenti e dei sapori eccellenti. Un mondo straordinario che merita di essere conosciuto lentamente

È un mondo speciale quello raccontato dal nuovo numero di Meridiani Montagne da pochi giorni in edicola. Conosciuta in tutto il mondo per l’intramontabile cartolina del campanile che spunta dalle acque del Lago di Resia e, più di recente per il ritrovamento della mummia di Otzi sul ghiacciaio del Similaun, l’Alta Val Venosta accoglie il visitatore con una invidiabile collezione di tesori ambientali e storici.  Le montagne innanzitutto – dall’Ortles alla Palla Bianca, dal Similaun all’intero sistema delle Alpi Venostane -, teatro di leggendarie imprese alpinistiche e cornici di vallate in massima parte ancora bene attente a preservare il proprio DNA. Più a bassa quota, spesso sulle rive dall’Adige che ne attraversa l’intero territorio è la storia di una vallata da sempre terra di transiti a riempire la scena: sono i castelli, i borghi fortificati, i monasteri e le tante chiesette romaniche che scatenano la curiosità di coloro che delle regioni montuose vogliono conoscere anche le origini dei popoli che le abitano. Curiosità soddisfatte da una virtuale enciclopedia di storia dell’arte ricchissima di voci anche assai diverse tra loro. E ancora ecco una fitta rete di sentieri, lungo i quali è perfino possibile camminare senza far fatica come succede a chi approfitta dei tracciati dalle pendenze impercettibili che affiancano gli antichi canali d’irrigazione, i waalwege, da poco entrati nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Tutto ciò senza dimenticare il clamoroso frutteto che ricopre il fondovalle. Anche in questo caso l’Alta Val Venosta riesce a sorprendere. Già, perché accanto ai ben conosciuti meleti, questa terra è culla di pregiate albicocche, di una rarissima varietà di pera, di fragole e lamponi dal sapore eccellente.

A introdurre il numero 137 di Meridiani Montagne è l’editoriale del direttore Paolo Paci.

La copertina

Guidati dall’uomo dei ghiacci

Se Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio, se ne andasse a spasso oggi per le montagne della Val Venosta, avrebbe abiti termici e traspiranti in microfibra e Gore-Tex, in kevlar e carbonio. Altrettanto raffinati, in rapporto alla sua epoca, erano gli abiti e gli oggetti che gli sono stati ritrovati addosso e che gli archeologi hanno pazientemente ricostruito: la sopravveste in pelliccia di capra e pecora, la mantella di erbe intrecciate, il berretto in pelliccia d’orso, le scarpe composte di diversi strati, che garantivano isolamento e un ottimo grip sul terreno. E ancora l’ascia di rame, l’arco in legno di tasso, la faretra in pelle di capriolo, la gerla di nocciolo: 5300 anni fa, il nostro Ötzi doveva essere un damerino, o quanto meno un uomo ottimamente attrezzato, autosufficiente, preparato ad affrontare l’ambiente ostile dell’alta quota. È lui, l’uomo misterioso ritrovato nel 1991 tra i ghiacci della Val Senales, ad accompagnarci idealmente nel nostro viaggio in Alta Val Venosta. Che parte, come sempre, dal basso: dall’ampia vallata che da Silandro risale verso il Passo Resia, incontrando paesi fortificati e abbazie affrescate, estese coltivazioni di mele e albicocche (ma abbiamo scoperto anche una pera selvatica che arricchisce un pane buonissimo) e un maniero medievale, Castel Coira, ancora oggi abitato dalla famiglia che per secoli ha governato la valle. Poi abbiamo preso la strada verso l’alto. Iniziando a camminare dal campanile semisommerso di Curon (chi non lo conosce?), siamo risaliti per la Vallelunga fino al rifugio Pio XI, dagli alpeggi ai ghiacciai. Infine, abbiamo affrontato la salita alle vette più alte delle Alpi Venoste, la Palla Bianca e il Similaun, ascensioni di carattere alpinistico ma alla portata di molti. Dalle cime il panorama è spettacolare: il Gruppo dell’Ortles pare di toccarlo, e con cielo limpido si offrono alla vista le Dolomiti e il resto delle Alpi. Ötzi fu trovato a 3200 metri, il Similaun è più alto di appena 400 metri. Possiamo immaginare che il nostro antichissimo compagno fosse in grado di raggiungere le cime, e vedere il nostro stesso panorama?

Il sommario
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