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Piolets d’Or 2025: svelate le tre ascensioni premiate

Mentre i clienti delle spedizioni commerciali fanno la fila sull’Everest, l’alpinismo esplorativo va avanti. Lo dimostrano le imprese premiate, compiute nel 2024 sullo Yashkuk Sar (6667 m), sul Gasherbrum III (7948 m) e sul Kaqur Kangri (6859 m)

Martedì 28 ottobre, la giuria internazionale dei Piolets d’Or 2025 ha annunciato le tre ascensioni del 2024 alle quali sono stati assegnati i riconoscimenti principali. La premiazione si terrà a San Martino di Castrozza, dal 9 al 12 dicembre.
La giuria, composta dai sette alpinisti Ethan Berman (USA), Aymeric Clouet (Francia), Young Hoon Oh (Corea del Sud), Ines Papert (Germania), Enrico Rosso (Italia), Jack Tackle (USA) e Mikel Zabalza (Spagna), precisa che è stato difficile scegliere solo tre ascensioni. Eccole, in ordine casuale.

Kaqur Kangri (6859 metri), Himalaya, Nepal

Prima ascensione della cresta Sud-ovest (1670 metri, 5.10, A0, M7, WI5) del Kaqur Kangri (o Kanti Himal), da parte di Spencer Gray e Ryan Griffiths (USA) dal 15 al 21 ottobre 2024, che hanno traversato la montagna, e sono scesi dalla cresta Nord-ovest, mai percorsa in salita.

La catena del Kanti Himal, nel remoto Nepal occidentale, si estende sul confine tra Nepal e Tibet (Cina), e la sua cima più alta ha un nome tibetano, Kaqur Kangri. Nel 1998 una spedizione giapponese ha compiuto una ricognizione sul versante nepalese. Quattro anni dopo, un altro team ha raggiunto la cima dal Tibet, dopo aver fissato corde sul versante Nord e sulla cresta Est. La montagna non ha ricevuto altre visite per i successivi 22 anni.

Le uniche fotografie della parete Sud recuperate dagli americani Spencer Gray, Ryan Griffiths e Matt Zia mostravano solo la parte superiore della montagna, lasciando l’altra metà all’immaginazione. Tuttavia, la cresta Sud-ovest si è rivelata di buona roccia, e al riparo dai crolli di seracchi che interessano il resto della parete.

I tre hanno camminato per 8 giorni dal termine della strada al campo base, posto a 4700 metri. Dopo essersi acclimatati su un “seimila” vicino, hanno fatto un primo tentativo sulla cresta Sud-ovest, ma sono stati costretti a scendere dalla rottura del fornello. Al campo-base Zia, scosso dalla notizia della perdita di un amico, ha deciso di rinunciare.

Gray e Griffiths sono tornati sulla cresta e hanno scalato (dividendosi un paio di scarpe da arrampicata) su solido gneiss, ghiaccio e misto fino alla parete sommitale, il passaggio-chiave della via, che ha richiesto otto tiri di misto sostenuti, completati in due giorni durante l’unico periodo di maltempo. Il 31 ottobre, da un campo sui nevai sommitali, i due hanno raggiunto la cima.
Sono scesi lungo l’inviolata cresta Nord-ovest e poi per un pendio rivolto a ovest, con una dozzina di calate a corda doppia. Hanno raggiunto la base della montagna il giorno stesso, completando una delle vie più difficili mai aperte nel Nepal occidentale.

Per la giuria si è trattato di un’ascesa difficile dal punto di vista tecnico, lungo una linea elegante, compiuta con buono stile e in traversata. Una salita di grande valore esplorativo, che dimostra l’esistenza di molte mete inviolate e impegnative in regioni poco frequentate dell’Himalaya.

Gasherbrum III (7952 metri), Karakorum, Pakistan

Prima ascensione della cresta Ovest del Gasherbrum III, sul Baltoro, dal 31 luglio al 4 agosto 2024 da Aleš Česen (Slovenia) e Tom Livingstone (Gran Bretagna). La nuova via, Edge of Entropy, si sviluppa per quasi 3000 metri, e comprende nella parte alta un tratto che può essere classificato M6. Gli alpinisti hanno traversato la montagna, scendendo per la parete Est e poi per la via normale del Gasherbrum II.

Fino all’agosto del 1975 il Gasherbrum III era la cima inviolata più alta del mondo. Poi la montagna è stata salita dall’inglese Alison Chadwick e da tre polacchi, Janusz Onyszkiewicz (marito di Chadwick), Wanda Rutkiewicz e Krzysztof Zdzitowiecki. E’ la cima più alta del mondo alla cui prima ascensione hanno partecipato delle donne.  Fino al 2024 c’è stata solo un’altra ascensione, una ripetizione della via originale da parte di due baschi nel 2004. Nel 1985 però, c’era stato un tentativo poco noto alla cresta Ovest da parte degli inglesi Geoff Cohen e Des Rubens, che si sono ritirati a circa 7700 metri a causa del vento violento e delle elevate difficoltà.

Il vento è stato un problema anche per Aleš Česen e Tim Livingstone quando hanno tentato la cresta nel 2022, e sono stati costretti a ripiegare (senza successo) sulla parete Nord-ovest, più riparata. Due anni dopo un nuovo tentativo alla cresta Ovest li ha portati sulla vetta. La cordata ha fatto tre rotazioni per acclimatarsi, e nell’ultima ha passato la notte a 7000 metri. Il 31 luglio i due sono ripartiti dal campo-base, e in due giorni sono tornati a 7000 metri. L’indomani hanno affrontato la cresta Ovest, bivaccando una prima volta a poco meno di 7500 metri e una seconda a circa 7800, senza poter montare la tenda. Hanno aggirato la parete sommitale con una difficile arrampicata, con un tiro che probabilmente è di grado M6, hanno raggiunto la cima e sono scesi per il versante opposto. Dopo aver trascorso la notte al campo 4 (7400 metri) della via normale al Gasherbrum II, hanno raggiunto il campo-base il 6 agosto.

La giuria l’ha considerata una via lunga, difficile e di grande impegno su una montagna poco frequentata e di poco inferiore agli 8000 metri. La scalata è stata compiuta in stile alpino leggero da un team di due soli alpinisti e la discesa è stata realizzata per la parte opposta della montagna. Un’ottima prova che sulle montagne più alte del mondo si possono ancora vivere avventure di qualità, su terreni inesplorati.

Yashkuk Sar (6667 metri), Karakorum, Pakistan

Prima ascensione dello Yashkuk Sar, nel massiccio del Batura, per il pilastro Nord, compiuta da August Franzen, Dane Steadman e Cody Winckler dal 19 al 23 settembre 2024. La via è stata battezzata Tiger Lily Buttress (2000 metri, AI5+, M6, A0). Gli alpinisti hanno traversato la montagna, scendendo per la parete Ovest e poi per la Nord.

Quella sul ghiacciaio Yashkuk Yaz, per i tre americani, è stata la prima esperienza nel Karakorum. L’accesso avviene attraverso la Valle di Chapursan, vicino al confine con l’Afghanistan, e qualche volta il permesso è stato negato. Prima della spedizione del 2024, risultano solo tre tentativi di ascensione nella zona, l’ultimo dei quali nel 2006.

Il ghiacciaio sale verso sud fino a un crinale, spartiacque con il ghiacciaio Karambar, dove si trova lo Yashkuk Sar I (6667 metri) con il suo pilastro Nord che si innalza per ben 2000 metri dal ghiacciaio Yashkuk Yaz occidentale.

Dopo aver allestito un campo avanzato, Franzen, Steadman e Winckler hanno salito prima una vetta secondaria, poi hanno aperto una nuova via da sud-est sul vicino Sax Sar (6240 metri), che era stato raggiunto una sola volta. Il 19 settembre hanno attaccato il pilastro Nord dello Yashkuk Sar I, che separa due pareti sulle quali crollano continuamente seracchi.

I primi due giorni sono stati per la maggior parte su ghiaccio ripido e neve, con bivacchi esposti, difficili da allestire, a 5600 e 5900 metri. Il secondo giorno i tre hanno assistito al collasso di un enorme fungo sulla linea che avevano intenzione di seguire lungo un ripido diedro.

Il fallimento sembrava vicino, ma la mattina seguente, dopo una calata in corda doppia in diagonale, gli alpinisti sono riusciti a raggiungere il crinale a sinistra della cima. Da lì hanno percorso una linea alternativa, fermandosi a metà, a 6200 metri, per allestire il “bivacco più aereo della nostra vita”.

Il 22 settembre un difficile terreno misto e formazioni surreali di neve hanno condotto gli alpinisti alla cresta sommitale, dove un comodo crepaccio ha reso possibile un bivacco in piano. Il giorno seguente è stata raggiunta la cima. La discesa è stata compiuta con 600 metri di corde doppie sulla parete Ovest, e poi con una traversata. Nell’ultimo tratto, i tre si sono calati per 1000 metri nella parte inferiore della parete Nord.

La giuria ha espresso grande apprezzamento per questa salita e discesa, che hanno richiesto un notevole impegno. Il team ha incarnato lo spirito dell’alpinismo cercando giornali e immagini satellitari per documentarsi su obiettivi lontani, andando oltre i confini della difficoltà tecnica e dell’esplorazione.

La cerimonia di consegna dei Piolets d’Or 2025 si svolgerà per la seconda volta a San Martino di Castrozza. L’evento è reso possibile dal supporto di Trentino Marketing, Comune di Primiero San Martino di Castrozza, Comunità di Primiero, FPB Cassa di Fassa Primiero e Belluno, ACSM Group, Aquile di San Martino di Castrozza, operatori turistici di San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi e Trento Film Festival. Patrocinio della Fondazione Dolomiti UNESCO.

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