
Il 14 ottobre, Gaetan Navarrete e Julien Priour hanno raggiunto i 6458 metri della vetta del Khurdopin Sar, una cima finora inviolata nella Shimshal Valley, in Karakorum. Molte le squadre che avevano nel mirino questa cima, anche in questa stessa stagione, ma che non erano riuscite a raggiungere l’obiettivo. I due francesi erano invece arrivati nella Shimshal Valley senza un piano prefissato, poiché volevano accertarsi sul posto delle condizioni prima di decidere quale vetta attaccare. I due si sono trovati ad affrontare temperature bassissime, venti forti e ghiaccio duro, ma hanno anche beneficiato del meteo più stabile e di condizioni più sicure grazie al freddo. Infatti, quest’estate le temperature in Karakorum sono state molto alte, e tre persone sono state uccise dalla caduta di rocce.
“Le montagne erano molto secche e sulle pareti Nord c’era troppo ghiaccio vivo, quindi abbiamo deciso di tentare una Sud” ha detto Navarrete a Explorersweb. Dal villaggio di Shimshal, i due hanno iniziato il trekking verso Halga, con due sherpa che li hanno aiutati a trasportare l’equipaggiamento nell’area di Shereenin, a 3800 metri. Da questo momento in poi, i due si sono trovati soli. Per Navarrete era la prima volta in Karakorum, per Priour la seconda.
I francesi hanno montato la tenda sul ghiacciaio a 4900 metri, piazzando poi un campo avanzato a 5300 metri, nell’unico posto utile tra seracchi instabili e un canale di ghiaccio che conduceva alla cresta sommitale. Ventiquattro ore dopo, i due hanno lanciato il loro attacco alla vetta. Una lunga giornata, in cui hanno lasciato il campo base alle sei del mattino, sono arrivati in vetta nel pomeriggio, e sono tornati alla tenda a notte fonda.
“Abbiamo scalato in stile alpino passando per il canale Sud, ma a un certo punto abbiamo dovuto abbandonarlo perché il ghiaccio si è fatto troppo duro. Così, abbiamo cercato un passaggio su roccia e misto fino a che siamo sbucati sulla cresta Ovest. A questo punto abbiamo dovuto procedere sul lato Sud, di ghiaccio duro, perché il lato Nord era meno pendente ma pieno di neve fresca, che volevamo evitare”. Gli alpinisti hanno poi seguito la cresta fino in cima, superando sezioni di ghiaccio con pendenza fino a 70°, poi un tratto in cui è stato necessario calarsi di qualche metro, e poi finalmente il fungo sommitale.
Dato che questa spedizione è durata solo dieci giorni, Priour e Navarrete hanno ancora tempo a disposizione e si stanno dedicando a un altro progetto alpinistico in Pakistan: non ci resta che aspettare le prossime notizie.
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