
C’è una notizia che può lasciare a bocca aperta. Una nave che batte bandiera italiana, la rompighiaccio Laura Bassi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), è salpata dal porto di Trieste e a dicembre raggiungerà l’Antartide dopo uno scalo in Nuova Zelanda. In tutto il viaggio richiederà 50 giorni.
A stupire è il suo particolarissimo carico. Nella sua stiva, oltre ai rifornimenti per la base Mario Zucchelli e alle attrezzature scientifiche necessarie per la 41a campagna del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), sono due lunghe carote di ghiaccio. Un elemento che sulla Terra sta diventando via via più raro a causa del riscaldamento climatico, ma che in Antartide è ancora abbondante.
Quello in viaggio verso l’Antartide è un ghiaccio speciale. La nave Laura Bassi, infatti, sta trasferendo verso il “Continente Bianco” due carote di ghiaccio estratte nel corso del progetto Ice Memory. Una, la prima, che proviene dal versante francese del Monte Bianco, è stata portata alla luce nel 2016.
L’altra, estratta nel maggio di quest’anno, proviene dal Grand Combin, una cima che si vede bene da Aosta ma si alza interamente in Svizzera. Nel corso del progetto, dei campioni di ghiaccio sono stati prelevati anche sul Monte Rosa, nelle valli piemontesi, sulla Marmolada, sul Gran Sasso e ai piedi del K2, in Pakistan.
L’iniziativa, guidata dalla Ice Memory Foundation e riconosciuta dall’UNESCO, ha tra i suoi fondatori l’Istituto di Scienze Polari del CNR (CNR-ISP) e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, e importanti istituzioni scientifiche europee come Fondation Université Grenoble Alpes, il Paul Scherrer Institut svizzero, il Consiglio Nazionale delle Ricerche francese (CNRS) e l’Istituto Polare Francese (IPEV). Supporta il progetto il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide Paul-Emile Victor (PNRA).
L’obiettivo è di creare un archivio mondiale di campioni prelevati dai ghiacciai minacciati dal cambiamento climatico, una banca-dati del clima a disposizione delle prossime generazioni di scienziati. Il ghiaccio, infatti custodisce preziose informazioni sull’atmosfera del passato – gas serra, aerosol, polveri e inquinanti – fondamentali per comprendere l’evoluzione del clima e dell’ambiente terrestre.
“Il trasporto dei campioni in Antartide realizza un sogno sul quale abbiamo lavorato per un decennio” spiega Carlo Barbante, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia, co-fondatore del progetto Ice Memory. “Il CNR-ISP, tra i fondatori di Ice Memory, è orgoglioso di contribuire a questa missione internazionale che salvaguarda gli archivi naturali del clima, un patrimonio prezioso per la comunità scientifica del futuro”, aggiunge Giuliana Panieri, direttrice dell’Istituto.
Prima di lasciare l’Italia, la nave Laura Bassi è stata ammodernata grazie a 4 milioni di euro stanziati dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). Il suo arrivo in Nuova Zelanda è previsto per metà novembre, il rientro a Trieste avverrà nella seconda metà di aprile 2026, al termine di una missione di oltre 190 giorni. Nell’ultimo tratto, navigherà in convoglio con il rompighiaccio coreano Araon.
Una volta raggiunta la base Zucchelli, sulla costa, il viaggio delle carote di ghiaccio non sarà ancora finito. La loro destinazione finale è la base italo-francese Concordia, sull’altopiano antartico, dove verranno sistemate nell’Ice Memory Sanctuary, una galleria lunga 35 metri, alta e larga 5, scavata a circa 4 metri di profondità sotto la neve.
Per spostare le carote dalla base Zucchelli a Concordia sarà necessario un volo della durata di quasi 5 ore. Per garantire il mantenimento di una temperatura a -20°C, condizione essenziale per preservare l’integrità dei campioni, l’aereo volerà senza riscaldamento in carlinga. Per i piloti non sarà un’esperienza facile.