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Mancano i fondi: il rifugio Guido Corsi potrebbe non riaprire mai più

La storica struttura delle Alpi Giulie è chiusa dal 2019. Il progetto che porterebbe alla riapertura è pronto, mancano però le coperture finanziarie. E la burocrazia ci aggiunge del suo

Il Rifugio Guido Corsi, ubicato sotto il versante meridionale del Jôf Fuart, rischia di non riaprire più. Sono scaduti, infatti, i termini stabiliti per ultimare i, peraltro mai iniziati, lavori di ristrutturazione dello storico edificio che ha fatto per quasi cento anni da punto di appoggio agli escursionisti e amanti delle Alpi Giulie. La Regione Friuli-Venezia Giulia, principale finanziatore degli stessi, sarebbe disponibile a prorogare i termini di conclusione dei lavori, ma il gestore del bene, la società Alpina delle Giulie di Trieste (SAG), si arrende davanti alle troppe difficoltà, che sono soprattutto economiche, ma non solo.

Dopo un lungo iter progettuale e autorizzativo durato tre anni e seguito dal sodalizio triestino, che gestisce dal 1925 il rifugio stesso (fino a prima della Grande Guerra ricadeva in territorio asburgico e si chiamava Findenegghütte, andato distrutto), non si è riusciti a trovare tutti i fondi necessari per avviare la ristrutturazione. I lavori avrebbero dovuto iniziare l’1 giugno del 2023.

Il rifugio è chiuso dal 2019. A dicembre del 2017 una tromba d’aria aveva divelto ed asportato la copertura della falda sud del tetto e danneggiato gli spazi interni, poi sistemati provvisoriamente.

Nel 2019, contestualmente alla chiusura, è stato lanciato un concorso di idee vinto, in piena pandemia, dall’architetto Paolo Molteni di Cantù. Alla ripresa delle attività post – Covid, nel 2021, è stato avviato tramite il Fondo Edifici di Culto (FEC), proprietario del bene e dei terreni della millenaria Foresta di Tarvisio in cui ricade il rifugio stesso, il procedimento di verifica dell’interesse culturale del manufatto presso la Soprintendenza dei Beni Artistici ed Architettonici del Friuli-Venezia Giulia. L’interesse storico culturale del rifugio è stato poi sancito dalla Soprintendenza nel luglio del 2022 e di conseguenza il bene è stato vincolato.

Il vincolo ha comportato ricadute e modifiche al progetto iniziale, con difficoltà insuperabili per la Società Alpina delle Giulie nel reperimento dei finanziamenti per i costi, a quel punto lievitati rispetto all’iniziale previsione di spesa. Il progetto esecutivo presentato dai vincitori del concorso di idee è stato infatti bocciato, poi ripresentato alla stessa Soprintendenza e approvato con le integrazioni e i correttivi richiesti. Dopo una prima stima dei lavori di ristrutturazione, di circa 1.200.000 euro a sostegno della manutenzione straordinaria e arredamento del rifugio e alla ricostruzione della teleferica di servizio, la previsione di spesa è lievitata prima fino a un milione e mezzo e poi, nella definitiva offerta della ditta vincitrice dei lavori di appalto, a circa 2 milioni di euro.
La Società Alpina delle Giulie ha ottenuto un contributo di 950.000 euro dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e 70.000 euro dal Comitato Direttivo Centrale del CAI; circa 300.000 euro erano i fondi messi sul piatto dalla stessa Società Alpina delle Giulie (frutto della donazione di una socia della SAG). Mancano quindi circa 650.000 euro.

L’Assessorato alle Attività produttive e Turismo della Regione Friuli-Venezia Giulia, da noi interpellato, ha risposto che: “da regolamento, è prevista la possibilità per il beneficiario di presentare una motivata richiesta di proroga. Il termine ultimo concepibile per la fine lavori risulta essere il 30/05/2026, previa richiesta di proroga da parte del beneficiario”. Ma il Presidente della Società Alpina delle Giulie Paolo Toffanin, che abbiamo sentito al telefono poco prima che partisse per una spedizione è stato telegrafico: “Rinunciamo. Per la nostra associazione è impensabile gestire questi appalti e non possiamo spendere tutti quei soldi in più per un bene che non è nemmeno nostro. Noi regaleremo il progetto pronto e ci tiriamo fuori: ora si dovrà muovere la politica. Non aggiungo altro, al mio rientro usciremo con una nota stampa ufficiale”.

Un nodo importante della questione sta anche nel ruolo dell’ente proprietario del sedime su cui si trova il manufatto storico, il Fondo Edifici di Culto, che non ha più risposto alle istanze della Società Alpina delle Giulie in seguito ai mutati costi del progetto.

Le Alpi Giulie e la montagna del Friuli-Venezia Giulia rischiano di perdere per sempre un essenziale punto d’appoggio in quota, che è punto di riferimento da cento anni per l’escursionismo e l’alpinismo in zona.

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