
Basta porre il quesito è la levata di scudi è immediata: “no, la montagna è libertà, io vado dove voglio e come voglio”. Il tema, però, merita un approfondimento anche in considerazione della sua delicatezza e dei riflessi sulla sicurezza dei frequentatori della montagna: “E’ ipotizzabile imporre un senso unico sulle vie ferrate”?
L’argomento è ormai di stretta attualità e riguarda soprattutto le ferrate ad andamento prevalentemente orizzontale o con percorso ad anello. Non sono moltissime, in verità. Ma alcune sono popolarissime, sembra che un’escursionista non possa farne a meno. E il doppio senso di marcia crea problemi seri sia riguardo alla sicurezza sia se ci si riferisce al semplice – e super legittimo – godimento della giornata in quota. Proprio nelle scorse settimane è accaduto che dalla solita discussione “passo io, sganciati tu” si sia passati alle vie di fatto. Ovvero pugni e ceffoni per problemi di precedenza. Come succede sulle strade asfaltate di tutto il mondo.
Nell’occhio del ciclone è finito il Sentiero dei fiori, il meraviglioso itinerario attrezzato sopra il Passo del Tonale, dove i problemi causati dal traffico nei due sensi di marcia non sono proprio mancati. Va detto che sul posto e, prima ancora, sui siti turistici locali si trovano ripetute raccomandazioni che indicano di effettuare l’escursione partendo dalla seconda stazione dell’ovovia al Passo Presena. Ma sempre e solo di raccomandazioni si tratta. Nessun obbligo.
“Credo che l’istituzione del senso unico debba essere accolta positivamente”, esordisce Uberto Piloni, guida alpina del Gruppo guide dell’Adamello, che su quel percorso è davvero di casa. “In primo luogo, c’è un problema di sicurezza, soprattutto in alta stagione, che riguarda anche noi guide. A volte sei costretto a sganciarti e basta che uno ti colpisca inavvertitamente con lo zaino per farti perdere l’equilibrio. Il pericolo c’è, dunque, Ed è reale. Credo però”, continua Piloni, “che sia meglio andare per gradi, iniziando con una forte sensibilizzazione in merito. Anche oggi, per esempio, diverse guide alpine preferiscono accompagnare i clienti nel senso opposto rispetto a quello consigliato”.
La parola, dunque, passa ai sindaci. “Il problema è serio e lo affronteremo durante l’inverno incontrandoci con tutte le parti interessate, incluse le guide alpine e il Parco dell’Adamello”, esordisce Ivan Faustinelli, sindaco di Ponte di Legno. “Dobbiamo confrontarci anche con abitudini consolidate. Fino alla recente inaugurazione della cabinovia del Presena, infatti, il Sentiero dei fiori veniva percorso nel senso opposto a quello che ora consigliamo. E non tutti vogliono cambiare. Non so, in questo momento, se procederemo per gradi oppure prenderemo una decisione netta fin da subito, ovvero valida già per la prossima estate. Certo che poi ci sarà da stabilire chi effettuerà i controlli conseguenti”.
Ma l’obbligo del senso di marcia si può imporre? “Sì, un sindaco può emettere un’Ordinanza per ragioni di sicurezza”, afferma Michele Bertolini, primo cittadino di Vermiglio, il comune sul versante trentino del Tonale. “Lo dice l’articolo 50 del D.Lgs 267/2000 che attribuisce al sindaco il potere di adottare provvedimenti contingibili e urgenti in materia di sicurezza e a tutela della pubblica incolumità. Questa e altre leggi danno il potere al sindaco di istituire un senso unico su un sentiero comunale. Tuttavia, resta indefinita la definizione di strada, fatto che in caso di multe potrebbe portare qualcuno a impugnare l’Ordinanza. Un atteggiamento, però, che potrebbe portare a uno sviluppo normativo”. Bertolini, nel cui territorio corre anche il Sentiero degli Austriaci, dove si sono verificati analoghi problemi, ha comunque le idee chiare: “Per un sindaco la sicurezza è il bene massimo da tutelare, quindi, deve limitare al massimo le possibilità di incidenti. Per questo sono assolutamente d’accordo con l’istituzione di un senso obbligato di marcia sulle ferrate. Anche se le polemiche non mancheranno di certo”.