
Quando il Duca Francesco III d’Este ottenne, per matrimonio, l’accesso al mare, dovette anche pensare a un collegamento comodo tra Modena e Massa, il porto sul Tirreno entrato nei suoi possedimenti. Una necessità commerciale, prima ancora che militare, ma il terreno in cui poteva muoversi era ridotto, stretto com’era tra le terre dello Stato Pontificio, del Granducato di Toscana e della Repubblica di Lucca. Stretto e, soprattutto, impervio. Occorreva infatti scavalcare la dorsale appenninica e, una volta raggiunta la Garfagnana, le Alpi Apuane. Il Duca affidò l’incarico a Domenico Vandelli – abate, ingegnere, cartografo e matematico – che nel volgere di pochi anni riuscì a realizzare una sorta di autostrada ante litteram, studiata per il traffico merci, quindi ampia e dalle pendenze mai eccessive. Con perizia e ricorso a soluzioni per l’epoca innovative, il Vandelli portò correttamente a termine l’incarico e nel 1751 la strada divenne percorribile nella sua interezza. Funzionò, ma poi i traffici presero altre strade e su gran parte della strada cadde l’oblio. Solo di recente la Via Vandelli è stata risistemata ed è diventata meta di un gran numero di escursionisti, attratti dall’originalità del percorso e dalla curiosità suscitata dalle storie che qui si sono succedute nel corso dei secoli. Al tratto apuano della Via Vandelli è dedicato un ampio articolo pubblicato sul numero 136 di Meridiani Montagne attualmente in edicola.
Ecco qualche breve passaggio dell’articolo di Ettore Pettinaroli dal titolo Il sogno dell’abate
Una via di lizza
…Ampia, lastricata per facilitare il passaggio di carri e carrozze, la strada è sostenuta da ben sei chilometri consecutivi di muretti a secco. Si cammina comodamente, quindi, e si “leggono” idealmente tante storie. La lapide in località Le Teste ricorda che in quel luogo venivano giustiziati i briganti, i cui corpi venivano esposti come monito a eventuali emulatori. Poco oltre, e per lunghi tratti, ai margini della strada si osservano i fori in cui venivano conficcati i “piri”, ossia i pali intorno ai quali venivano arrotolate le corde che servivano a frenare la discesa delle slitte cariche di blocchi di marmo estratti dalle vicine cave. Infatti, questo è uno dei settori della Via Vandelli utilizzata anche come via di lizza e testimonia i diversi usi del percorso a seconda della zona attraversata e del momento storico…
…All’improvviso a quota 1442 metri, ci si trova su una piccola spianata: «È la Finestra Vandelli» spiega Ferrari, «ricavata nella montagna a colpi di dinamite per favorire la sosta dei convogli». Oggi questo è un comodo punto di sosta per gli escursionisti, e non pochi approfittano dello spiazzo erboso per piantarvi la tenda. Da qui si stacca anche il sentiero che, in una decina di minuti, porta al nido d’aquila del rifugio Nello Conti ai Campaniletti, magnifica struttura, in un vallone invisibile dalla Via Vandelli, circondato da singolari pinnacoli di roccia (i Campaniletti, appunto). Dalla terrazza del rifugio lo sguardo si spinge fino al mare e alle spiagge della Versilia…
La salita al Monte Tambura
…La strada sale ancora, a tratti intagliata nella parete rocciosa e ormai simile a un sentiero, fino al Passo della Tambura (1634 m), porta d’accesso alla Garfagnana, anch’esso fatto ampliare dal Vandelli facendo ricorso agli esplosivi. Da qui la vista spazia su gran parte delle Apuane meridionali e, guardando verso oriente, fino all’Appennino. Con un po’ di attenzione, molto più in basso si scorge lo specchio d’acqua del Lago di Vagli, che si raggiunge quasi al termine della discesa. Prima, però, vale la pena staccarsi dal tracciato e salire fino alla vetta del Monte Tambura, che con i suoi 1894 metri è la seconda per altezza della catena apuana. La salita, non per tutti a causa della cresta finale su sfasciumi, regala il sottile piacere della conquista di una cima, un panorama ancora più grandioso dei precedenti, ma anche uno sgradevole colpo d’occhio sulle devastazioni causate dalle cave sul sottostante Passo della Focolaccia, che hanno perfino tagliato la cresta della montagna modificando irrimediabilmente il paesaggio….
Gioielli romanici sul lago di Vagli
…Si possono ancora corroborare corpo e spirito costeggiando il Lago di Vagli. Il primo è soddisfatto dai sontuosi taglieri di salumi e formaggi serviti nelle locande affacciate sullo specchio d’acqua, il secondo dalla chiesetta romanica di Sant’Agostino a Vagli Sotto, luogo di intima bellezza dove non è sacrilego rilassarsi togliendosi, per qualche minuto, gli scarponi e distendendosi sul prato che la circonda. La chiesa di San Biagio, a Poggio, ormai alle porte di Castelnuovo di Garfagnana, è un altro piccolo gioiello romanico. Nella cittadina, adagiata ai piedi della Rocca Ariostesca, Vandelli trasgredì senza scrupoli la regola del tempo, secondo la quale le grandi vie di comunicazione non potevano attraversare i centri abitati. Anzi, ancora una volta abbondò con la dinamite, in questo caso per abbattere le case poste sul tracciato che aveva progettato. Nel nome della superstrada verso il mare, tutto era concesso…