
A Cortina c’è un edificio in riva a un lago, il Lago di Federa, a 2046 metri di altitudine che conserva ancora l’atmosfera dei vecchi rifugi, sia pur con gli inevitabili adeguamenti resi necessari dalle nuove normative e dalle nuove esigenze. Il lago, dalle acque trasparenti, rispecchia le pareti della Croda da Lago, da cui la struttura prende nome.
Dino Buzzati aveva un legame profondo con la Croda da Lago. Fu su quella cima che si arrampicò per la prima volta a sedici anni e che volle scalare per l’ultima volta nel 1966. Era la sua montagna preferita, la più misteriosa. Ritratta e interpretata artisticamente più volte nei suoi dipinti e raccontata nei suoi scritti. Anche le sue ceneri vennero disperse nel 2010 su quella Croda.
Il rifugio Croda da Lago è l’ultimo nato dei tre storici rifugi di proprietà della Sezione di Cortina d’Ampezzo del Club alpino italiano. La sua costruzione iniziò nel 1901. Gli altri due sono il rifugio Nuvolau, inaugurato nel 1883 con il nome di Sachsendankhütte, ovvero “Capanna del ringraziamento sassone” e il rifugio Tofana (Tofana Hütte – poi Cantore) eretto nel 1886 a Forcella Fontananegra. Tutti edificati dalla Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco e Austriaco (D.Ö.A.V.). Non c’è da meravigliarsi: il territorio ampezzano apparteneva allora all’impero austro-ungarico.
Va detto che, nonostante la fama dovuta alla sua lunga storia, la notevole frequentazione da parte di escursionisti e la bellezza del luogo, il rifugio Croda da Lago non è ancora tra quelli assediati dai turisti.
Nel vasto panorama che si gode da lassù su tutta la conca d’Ampezzo e sulle montagne che la circondano, l’attenzione è catturata dal vicino Beco de Mezodì, (che si rispecchia anch’esso nel lago) un rilievo di modesta altitudine (2603 m) ma di grande bellezza “architettonica”. Scolpito a becco, indica il mezzogiorno ed è visibile, nel suo isolamento, da ogni punto della valle. Poi ovviamente c’è il lago – che appare solo una volta raggiunta la meta- circondato da grandi larici in un’atmosfera magica.
Novità in arrivo
La gestione – affidata dal 1994 alla guida alpina di Cortina e “Scoiattolo” Modesto Alverà “Pazifico” assieme alla moglie Monica Molin e alcuni figli – ha voluto mantenere le storiche caratteristiche di rifugio alpino. La struttura dispone di 50 posti letto complessivi, suddivisi in camere da 6 o 9 posti e una grande camerata per 15 persone.
Per il rifugio ci sono in vista importanti novità, come spiega Luigi Alverà, presidente della Sezione di Cortina d’Ampezzo del CAI: «Dopo una trafila burocratica durata una decina d’anni, abbiamo potuto finalmente iniziare l’intervento per sistemare e riordinare le adiacenze della struttura. Verrà costruito un nuovo edificio in legno, con base di cemento, che accoglierà i servizi igienici, il magazzino del rifugio, i gruppi elettrogeni e il ricovero invernale d’emergenza. Stiamo anche cercando le risorse per un impianto fotovoltaico». «L’edificio storico non subirà un ampliamento – continua Alverà- verrà invece fatto un riordino dell’area prossima al rifugio, con l’eliminazione di due baracche dei primi del ‘900, ormai fatiscenti, in origine una stalla e un deposito»
L’obiettivo è quello di completare le strutture prima dell’arrivo della neve, e terminare i lavori in primavera, tenendo conto che si opera oltre i 2000 metri.
Una storia iniziata nel 1901
A erigere il rifugio fu la guida alpina ampezzana Giovanni Barbaria “ Zuchin” che lo chiamò “Barbaria Hütte”. L’inaugurazione avvenne il 2 settembre 1901 a lavori non ancora completati. Il Comune si raccomandò “di non abusare con la somministrazione di bevande ai pastori”, in riferimento a quelli della sottostante malga Federa. Ma i guadagni non furono all’altezza delle aspettative e così Barbaria nel 1903 decise di vendere il rifugio alla Sezione del DÖAV di Reichenberg (cittadina della Boemia Settentrionale oggi appartenente alla Repubblica Ceca e ribattezzata Liberec).
Il rifugio venne subito ampliato, ammodernato e inaugurato nuovamente il 31 agosto 1905 col nome di Reichenbergerhütte. La gestione però restò in mano a un ampezzano, Serafino Lacedelli detto “Finuco melo”, fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Dopo il conflitto bisognerà attendere il 1920, perché, con il passaggio all’Italia, il rifugio torni ad appartenere alla sezione del CAI di Cortina per riaprire, dopo lunghi e costosi lavori, nel 1923 con il nuovo nome di Rifugio Croda da Lago.
Dopo 23 anni di gestione dei coniugi Achille Toscani e Vittoria Zardini, nel 1944 divenne un presidio tedesco, subendo anche notevoli danni nel corso della Seconda guerra mondiale. Dal 1948 la sua denominazione ufficiale è: rifugio Croda da Lago – Gianni Palmieri. Ciò è dovuto al fatto che il restauro avvenne grazie ad una cospicua donazione da parte della famiglia del giovane studente di medicina bolognese Gianni Palmieri, partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, caduto ventitreenne a Ca’ di Guzzo in Alta Romagna il 30 settembre 1944.
Nella storia del rifugio, si ricorda la lunga gestione del dopoguerra da parte di Marcello Siorpaes, “da Sorabances” nipote del famoso Santo, una fra le più apprezzate guide alpine ampezzane delle prime generazioni, autore di una trentina di prime ascensioni (compresa la conquistata del Beco de Mezodì, il 5 luglio 1872 insieme all’alpinista scozzese W. E. Utterson Kelso, suo cliente). A Marcello subentrò il figlio Renato e la sua famiglia fino al 1993.
Poi la storia recente con la famiglia Alverà che da trentun anni gestisce il rifugio.
Come arrivare
Il rifugio ha una lunga stagione di apertura. Quest’anno la chiusura dei pernottamenti è fissata al 19 ottobre, mentre la chiusura del ristorante e del bar al 26 ottobre.
Numerose sono le possibilità per raggiungere il rifugio Croda da Lago- G. Palmieri :
– dal Ponte de Ru Curto, 1708 m, ore 1.45 T: con sentiero 437 ai Cason de Formìn e a destra con sentiero 434 al lago. Dislivello +338 m.
– dal Ponte de Pezié de Parù, 1506 m, ore 2 E: con sentiero 434 per la Val de Formìn.Dislivello + 540 m.
– dal Lago de Ajal, 1420 m, ore 2.15-2.30 E: con sentiero 431 per Casón del Macarón, sotto Bèco de Ajal, Larzié. Dislivello + 626 m.
– da Cortina-Campo di Sotto, 1127 m, ore 3-3.15 T: su carrareccia chiusa al traffico (s. 432) per Ponte de Fedèra e Malga Fedèra. Dislivello + 919 m.
– da Cortina-Socòl, 1100 m, ore 3.45-4 E: su carrareccia (s. 427) per i Ronche, Ponte dei Aiàde, Val d’Ortié, Pian de ra Baita, a destra con sentiero 457 a Forcella Són Fòrcia, Monte de Fedèra e al lago. Dislivello + 946 m.
– da San Vito di Cadore-Chiapuzza-Ponte Geralba, 997 m, ore 4-4.30 E: su carrareccia (s. 459) per Taulà Salvaniéra e a destra su carrareccia e poi sentiero (s. 457) sotto Bèco Lòngo, Pian de ra Baita, Forcella Són Fòrcia, Monte de Fedèra e al lago. Dislivello +1049 m.