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Royal Robbins, il profeta del clean climbing

Considerato il più grande free climber americano degli anni ‘60 e ’70, Robbins fu tra gli artefici dell’arrampicata pulita e rispettosa dell’ambiente. Collezionò clamorose aperture da Yosemite al Monte Bianco

Scalare non serve a conquistare le montagne, le montagne restano immobili, siamo noi che dopo un’avventura non siamo più gli stessi

Royal Robbin

Royal Robbins, il più grande free climber americano degli anni ‘60 e ‘70, nasce il 3 febbraio 1935 a Point Pleasant, West Virginia, per poi trascorrere l’infanzia a Los Angeles. A 12 anni, durante un campo scout nella High Sierra, scopre l’arrampicata e, soprattutto, di amare la natura in modo sconfinato. L’iscrizione al Sierra Club di Los Angeles lo mette in contatto con giovani scalatori che saranno protagonisti della “Golden Age”, come Yvon Chouinard, TM Herbert e Tom Frost. Si forma nelle Tahquitz Mountain dove, a soli 17 anni e scarpe da tennis ai piedi, scala Open Book, il primo 5.9 degli States.

Yosemite

Sempre nel 1952 sbarca in Yosemite mettendo a segno la seconda salita di Sentinel Rock, tra le vie più difficili dell’epoca.

Una crescita più che esponenziale che lo porta presto al capolavoro del 1957: la prima salita della parete nord-ovest dell’Half Dome, con Mike Sherrick e Jerry Gallwas. 1200 m di granito sempre verticale con difficoltà che, per la prima volta negli USA, toccano il VI grado.

Nel 1960, con Chuck Pratt, Joe Fitschen e Tom Frost, realizza in soli 7 giorni la prima ripetizione di The Nose, la prima via aperta su El Capitan in 47 giorni nel 1958 da Warren Harding, Wayne Merry, George Whitmore. Robbins scala i 1000 m storcendo il naso ad ognuno dei 125 spit trovati in parete e agli altri innumerevoli aiuti della tecnica. La sua etica, fortemente in contrasto con il suo acerrimo rivale Harding, punta a limitare al massimo l’uso del chiodo, sia per preservare la roccia sia per dare più valore all’apertura di una via, intesa come “atto di creatività”. Grazie a lui nasce il clean climbing: un modo di arrampicare che rispetta la natura, lasciando meno segni di passaggio possibili, e che corre di pari passo con il suo stile di vita.

Uno stile che mette nero su bianco nel 1961, insieme a Tom Frost e Chuck Pratt, con l’apertura dell’iconica Salathé Wall, sempre su El Capitan, in appena 10 giorni e con soli 13 spit.

Nello stesso periodo a Camp 4, cuore  dell’arrampicata americana, conosce Liz Burkner che diventerà presto sua moglie.

Insieme mettono a segno nel 1967 la salita di Nutcracker Suite, a Ranger Rock, che rappresenta la prima via totalmente “clean”, con la sicurezza affidata a rudimentali nuts, poco più che dadi da ferramenta con un bel cordino attorno.

Sul Monte Bianco

Nel 1962 Royal Robbins e Gary Hemming mettono le mani sul granito del Monte Bianco tracciando la Diretta Americana sulla parete ovest dell’Aiguille du Dru. Oltre ad una linea bellissima, che lui stesso sostiene essere “la migliore via che abbia mai salito in ambiente alpino”, i due lasciano agli alpinisti europei un patrimonio di idee, manovre, tecniche e materiali che accelera la nascita dei movimenti del “Nuovo Mattino”, del “Sassismo” e, in generale, della scalata in fessura.

Robbins torna sulle Alpi nel 1965 con John Harlin e, sempre sul Dru, apre la Direttissima Americana.

Una coppia di imprenditori

Nel 1968 Robbins realizza la prima ascensione solitaria di El Capitan trascorrendo 10 giorni sulla via Muir Wall. Lo stesso anno segna una svolta per lui e Liz che, in cima all’Half Dome, guardando i propri vestiti sgualciti, hanno l’idea di creare un negozio dedicato all’outdoor che possa rispondere meglio alle esigenze specifiche rispetto agli indumenti militari di allora. Nel 1970, dopo il primo rudimentale shop nel Caffè di Camp 4, apre a Modesto il “Mountain Paraphernalia” che presto prende il nome di “Royal Robbins”.

Lo shop, tuttora leader nel settore, propone prodotti che rispecchiano la concezione di Liz e Royal riguardo l’arrampicata, ossia non un atto di conquista ma una fonte di beneficio per l’anima; si tratta quindi di abbigliamento comodo, leggero ma robusto, e con fibre naturali.

L’attenzione all’ambiente è tra i pilastri dell’azienda, come testimoniano le recenti adesioni alla  Yosemite Climbing Association e alla Conservation Alliance.

Nel 1971 Robbins e Don Lauria partono per salire e cancellare la via aperta l’anno prima da Warren Harding e Dean Caldwell con massiccio uso di chiodi, spit e artificiale. Dopo due tiri i paladini dell’arrampicata libera smettono di tagliare i bulloni per questione di tempo ma soprattutto per la sorprendente qualità della roccia che li accompagna fino in cima, siglando la prima ripetizione della Dawn Wall al Capitan. Una via entrata presto nella storia e resa ancor più leggendaria dalla salita in completa arrampicata libera di Tommy Caldwell nel 2015 con tanto di film pluripremiato.

In Kayak

Nel 1978, pur avendo affermato che avrebbe scalato fino alla fine dei suoi giorni, Robbins è costretto a smettere per una grave forma di artrite. L’amore per la natura lo porta a scoprire il kayak ed a sviluppare una disciplina che lui stesso chiama “flash boating”, che consiste nello scendere torrenti minori una volta ingrossati da recenti piogge.

Gli anni passano e migliaia di scalatori evolvono grazie al materiale all’avanguardia venduto nel suo negozio e alle letture dei suoi manuali “Basic Rockcraft” e “Advanced Rockcraft”, che diffondono i principi del clean climbing.

Arriva il 14 marzo 2017, il giorno della sua scomparsa a Modesto a causa di una malattia degenerativa; l’addio di un uomo di 82 anni che ha vissuto a pieno l’età d’oro del granito americano, consumandosi la pelle delle mani su migliaia di metri di roccia ma lasciandoli intatti per le future generazioni di climber di tutto il mondo in processione sulle sue vie, vere opere d’arte verticale.

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Il modo in cui scali è più importante di quello che scali

Royal Robbins

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