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Pelino, Maiorano o Ciampi? Quale nome per il nuovo bivacco della Maiella?

Il bivacco Pelino ha lasciato la Maiella, la nuova costruzione è in arrivo. Ma a chi dedicarla? Qualcuno propone la guida Falco Maiorano, cui era intitolata la precedente struttura. Altri addirittura Carlo Azeglio Ciampi, il futuro presidente che ha traversato la Maiella nel 1944

Di Falco Maiorano si sono perse (o quasi) le tracce. Oggi, a Sulmona e negli altri centri ai piedi della Maiella, pochi ricordano l’uomo “robusto e dai lunghi baffi” che nell’estate del 1893 condusse il professore napoletano Vincenzo Campanile sui 2795 metri del Monte Amaro, dove sorgeva da tre anni il rifugio Vittorio Emanuele II.

Qualche mese dopo Campanile, sul Bollettino della Società Alpina Meridionale, ricordava che Maiorano “ha servito, come Antonio Carrel, nei Bersaglieri, e ha lavorato alla costruzione del rifugio, pel quale ora sente un vero affetto. Conosce perfettamente la montagna, e nessuna volta, nel guidarmi, mostrò la benché minima incertezza della via. Il suo carattere gioviale, e la premura che ha verso il viaggiatore a lui affidato, rendono la sua compagnia gradevolissima”.

Nel 1893 Maiorano, che era nato a Sulmona nel 1846, compare nel primo elenco di “guide raccomandate” della Maiella stilato dalla Sezione di Roma del CAI. Nel 1903, nella Guida dell’Abruzzo di Enrico Abbate, compaiono il nome e le tariffe di Falco. Dieci lire per l’andata e ritorno da Sulmona al Monte Amaro, quindici con discesa a Caramanico. D’inverno il prezzo sale a 15 e 20 lire.

Oltre a lavorare come guida, Falco Maiorano partecipa alla costruzione del rifugio Vittorio Emanuele II, che le Sezioni di Roma e di Chieti inaugurano sulla vetta il 14 luglio 1890. Nel 1934, cinque anni dopo la sua morte avvenuta nel 1929, il CAI di Sulmona colloca una lapide che lo ricorda (con il cognome storpiato in Maiorana, purtroppo) su un muro del rifugio. Accompagnano l’evento un raduno di soci e una Messa.

Nella Seconda Guerra Mondiale il Monte Amaro fa parte della Linea Gustav, il sistema fortificato tedesco che si allunga dall’Adriatico al Tirreno. Sulla Maiella si combatte, e all’inizio del 1944 il rifugio viene distrutto, non è chiaro se a causa di un bombardamento aereo alleato o di cariche esplosive della Wehrmacht.

Vent’anni dopo, il CAI di Sulmona decide di costruire un nuovo ricovero sulla vetta, e lo dedica a Falco Maiorano. È un bivacco di metallo, di un modello utilizzato in quegli anni dall’ANAS, che viene montato nel settembre 1965 e inaugurato nell’estate successiva. Nove anni e mezzo più tardi, questo piccolo e prezioso edificio viene schiantato da una bufera di vento.

Nel 1982 la Sezione di Sulmona del CAI ci riprova con un nuovo bivacco a forma di cupola, in grado di resistere meglio alle bufere. Stavolta però il nome di Maiorano scompare, e l’edificio viene dedicato a Mario Cesare Pelino, noto industriale dei confetti e padre di Alfonso che all’epoca presiede la Sezione. Il motivo? A finanziare l’operazione è la famiglia Pelino. Poi, per quarantatré anni, tutto tace.

La diatriba sul nome del nuovo bivacco

La questione del nome torna a galla nelle scorse settimane, quando il CAI di Sulmona, grazie a fondi europei ricevuti tramite il Parco Nazionale della Maiella, fa smontare e trasportare a valle il vecchio bivacco Pelino che verrà probabilmente rimontato in un’area verde cittadina. Il nuovo, più moderno ma quasi identico se visto dall’esterno, dovrebbe arrivare sul Monte Amaro in autunno. Ma come si chiamerà?

Lo scorso 22 luglio Lorenzo Grassi, giornalista, storico e componente del Comitato tecnico-scientifico del Geopark Maiella UNESCO, scrive una mail al Parco, al CAI Sulmona e alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara. Ricorda la storia del bivacco e la figura di Falco Maiorano, poi chiede un atto di “giustizia storica”, con il ritorno al nome originario del bivacco. “In subordine” prosegue, “per mantenere traccia della denominazione che ha caratterizzato a lungo la struttura in vetta a Monte Amaro, si potrebbe prendere in considerazione la doppia denominazione Maiorano-Pelino”.

Il 23 agosto, con una mail dai toni nettamente più duri, interviene Fabio Valerio Maiorano, pronipote di Falco. Ricorda che l’intitolazione del nuovo bivacco è “di esclusiva competenza della Giunta municipale di Fara San Martino”, sul cui territorio la struttura sorgerà, come prescritto da una legge del 1927 e da altri provvedimenti più recenti, e che poi dovrà essere ratificata dal Prefetto.

Per questo, Maiorano junior “invita il sindaco di Fara San Martino e il presidente del Parco a diffidare il CAI di Sulmona dall’intraprendere qualsivoglia iniziativa d’intitolazione del nuovo bivacco”. Il suo obiettivo, conclude, è di “fare giustizia dell’immeritata damnatio memoriae inflitta a Falco Maiorano, guida che ha dedicato tutta la vita alla Maiella, amandola, rispettandola e facendone conoscere le bellezze a centinaia e centinaia di escursionisti”.

Una serie di telefonate agli interessati non aggiunge molto a quello che abbiamo appena scritto. Per Luciano Di Martino, direttore del Parco, “la scelta del nome del bivacco è di competenza del CAI Sulmona”. Antonio Tavani, sindaco di Fara San Martino, attende di parlare con Fabio Maiorano.

Quest’ultimo aggiunge a quanto ha scritto nel suo promemoria solo una frase piena di amarezza. “Anni fa, qualcuno ha spiegato a mio padre che il nome del bisnonno era stato accantonato perché lui si era rifiutato di contribuire alle spese. Ma nessuno glielo aveva mai chiesto!”

Francesco Sulpizio, presidente del CAI Abruzzo, non gradisce il modo in cui la richiesta di Grassi e Fabio Maiorano è stata avanzata. “Piuttosto che entrare in una discussione infinita, preferisco l’idea dell’amico Gian Paolo Boscariol, a lungo dirigente nazionale del CAI, che ha proposto di dedicare il bivacco a Carlo Azeglio Ciampi, che ha traversato la Maiella nell’inverno 1943-‘44”.

La proposta Boscariol-Sulpizio è suggestiva, ma forse la dedica del bivacco al Presidente della Repubblica originario di Livorno, e che ha traversato la Maiella innevata, sarebbe un passo più lungo della gamba. Falco Maiorano merita certamente di tornare al suo posto, ma migliaia di escursionisti, nell’ultimo mezzo secolo, sono saliti al Monte Amaro per “passare una notte al Pelino”, e il nome degli industriali dei confetti è ormai entrato nella toponomastica della Maiella.

Uno sguardo verso le lontane Alpi lombarde ci spiega che nomi di epoche e contesti diversi possono convivere senza problemi, come nei rifugi Gerli-Porro in Valmalenco e Pizzini-Frattola in Valfurva, e che quindi un bivacco Maiorano-Pelino potrebbe avere il suo perché.

Ora spetta al CAI di Sulmona parlare, e la speranza è che lo faccia con lungimiranza e intelligenza. Il tempo che ci separa dall’installazione del nuovo bivacco a 2795 metri di quota non è molto, ma consente di riflettere e di discutere, pubblicamente e in privato, in maniera approfondita. Una soluzione condivisa sarebbe nell’interesse di tutti, una vicenda scandita da atti giudiziari e ricorsi farebbe fare una brutta figura alla Maiella, all’Abruzzo e all’intero Appennino. Nessun vivente può aver conosciuto Falco Maiorano, guida della Maiella e uomo “robusto e dai lunghi baffi”. Sono certo, però, che nemmeno lui avrebbe gradito una bega a colpi di carte bollate.

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