
Certo, come molte località dolomitiche e non solo, in agosto Cortina d’Ampezzo fa il pieno di escursionisti e villeggianti. Non è una novità. E forse quest’anno una leggera flessione si osserva anche nell’Ampezzano. D’altra parte, i social non mancano di postare migliaia di automobili, camper, moto, parcheggiate dove si può – e anche dove non si può- nei luoghi che i selfie, le fiction, la martellante pubblicità dei tour operator e dei siti specializzati sventolano come bandiere, per attirare la gente e goderne la bellezza. Che nelle Dolomiti ampezzane vi siano itinerari e mete che calamitano migliaia di persone, dove il procedere in fila indiana svilisce la wilderness della montagna non è altrettanto in dubbio: valga per tutti l’esempio del lago del Sorapiss. Uno splendore, intendiamoci, una perla turchina incastonata tra le rocce, una di quelle cose che verrebbe da dire, bisogna vedere almeno una volta nella vita: ma non in questo modo, dove la poesia risulta piuttosto appannata.
È però altrettanto vero che anche a Cortina e nelle sue Dolomiti, la scelta degli itinerari escursionistici – è di questi che parliamo- è molto ampia. E ve ne sono molti dove si rischia di non incontrare quasi nessuno. Qui però non vogliamo proporvi questi casi “estremi” e farvi magari perdere negli ombrosi boschi di conifere, o incrodarvi su qualche itinerario impegnativo e fuori mano. Qui vogliamo segnalarvi tre escursioni per tutti, semplici, che non hanno per meta un rifugio (lo troverete alla partenza o al ritorno quando vi attenderà una meritata fetta di strudel), ma che vi daranno la soddisfazione di una giornata passata in mezzo alla natura e con panorami meravigliosi, con il piacere di salutare qualche escursionista (mai troppi) che ha avuto la vostra stessa idea. Ovvero godersi le Dolomiti rimanendo lontani dalla folla.
Il giro del Col Rosà
Partenza: Fiames (4,5 km a nord di Cortina lungo la strada per Dobbiaco)
Dislivello: +500 m
Tempo di percorrenza: 4 ore
Difficoltà: E
Attraversato il torrente Boite sul Ponte de ra Sia, all’estremità meridionale della piana di Fiames, si sale lungo una strada asfaltata (chiusa al traffico veicolare) per circa 1,5 km fino a quota 1450 m nei pressi del Lago Ghedina. Da qui si prende a destra lungo la carrareccia n. 409 che sale a tornanti sempre in un bosco di conifere. Attraversato l’incrocio con la carrareccia nota come “Sentiero Montanelli” (un itinerario quasi pianeggiante intitolato al grande giornalista, che amava percorrerlo durante le sue vacanze a Cortina) si prosegue sul 409 sempre a tornanti fino ai Crepe di Cianderau (1753 m). Da lassù si gode uno dei panorami più spettacolari, aperto a sud sull’intera conca d’Ampezzo e sulle montagne che le fanno corona. Una vista “a volo d’uccello” che spazia in lontananza su tutta la valle del Boite. Il sentiero prosegue poi a mezza costa, per un lungo tratto fino al Passo Posporcora, valico tra il Col Rosà (2168 m) e le pendici settentrionali dei Tonde de Cianderau. Da qui si scende lungo il sentiero che va a innestarsi sulla mulattiera n.401 della Val Travenanzes. Si attraversa il Ponte dei Cadorís e si raggiunge la carrareccia della Val di Fanes. Molto suggestiva la forra del Ru Travenanzes superata dall’ altissimo Ponte Óuto (ponte alto). Da qui con un ampio giro, passando per Pian de Loa, si ritorna a Fiames. Solo questi ultimi 5 km (caratterizzati in parte da un itinerario botanico realizzato dalle Regole d’Ampezzo) sono decisamente più frequentati, ma siamo alla fine di un giro ad anello (che rientra in gran parte nel Parco delle Dolomiti d’Ampezzo) che certamente non lascerà delusi.
Sulla vetta del Monte Pore
Partenza: rifugio Fedare (2000m) lungo la strada che da Colle Santa Lucia sale al Passo Giau
Dislivello: + 405 m
Tempo di percorrenza: 3 ore (a/r)
Difficoltà: EE
È pur vero che il Passo Giau nei periodi di punta (come quasi tutti i più famosi passi dolomitici) è tra i luoghi più frequentati. Ma l’itinerario che vi proponiamo inizia dal Rifugio Fedare posto a più di 2 km dal passo sul versante agordino. E una volta avviati sulla mulattiera che si inoltra tra i fienili negli assolati pascoli verso il Monte Pore, regna la pace. Il piccolo rilievo di forma conica, tra l’estrema propaggine settentrionale della Val Fiorentina e la Valle di Fodom, nel territorio del Comune di Colle Santa Lucia, assomiglia a un vulcano spento, se non fosse che sul versante che proponiamo è ricoperto da una vegetazione bassa e molto interessante. È la natura del suolo a renderla particolare perché le rocce che lo compongono sono prevalentemente di origine vulcanica. Sì, proprio i vulcani sottomarini che più di 200 milioni di anni fa eruttavano in quei mari tropicali. Il monte, sul versante opposto rispetto a quello che percorre il nostro itinerario, ebbe un’importanza storica visto che dalle sue pendici, e più precisamente dalle Miniere del Fursìl si estraeva un particolare minerale di ferro che opportunamente lavorato si utilizzava soprattutto nella produzione di armi.
L’ascensione al Monte Pore, priva di difficoltà alpinistiche, segue una mulattiera lastricata con lunghi tornanti in mezzo a prati fioriti. Poi si trasforma in un sentiero (n. 463) che risale in cresta un ripido costone su terreno ghiaioso e detritico, spesso scivoloso. Per esso si giunge a un brevissimo tratto un po’ esposto, ma facile. Dopo di che, si continua in breve fino alla croce di vetta. Da lassù il panorama a 360 gradi offre una visione grandiosa sulle Dolomiti Agordine, della Val Badia e Ampezzane, compresa la Marmolada e il suo ghiacciaio in grande sofferenza. In discesa si ripercorre l’itinerario della salita.
La Val Padeon
Partenza: Passo Tre Croci (1808 m)
Dislivello: + 305 m, – 620 m
Tempo di percorrenza: 4.30 ore
Difficoltà: E
La Val Padeon da Cortina non si vede. E questo è già un punto che la rende più “misteriosa”. Resta nascosta dietro il Pomagagnon e le Crepe de Zumeles, interposta tra queste ultime e l’imponente parete ovest del Cristallo con tutte le sue cime minori. Ai più distratti parrebbe tutt’uno, invece a separarli c’è questa deliziosa valle alpina. Abitualmente la si percorre in discesa, una lunga e facile camminata in un ambiente meraviglioso, un’oasi di pace, che dagli oltre 2100 metri di forcella Son Forcia porta a Ospitale (1491 m) lungo la strada Cortina-Dobbiaco (dove c’è la fermata degli autobus di linea, un’opportunità per il ritorno).
Per raggiungere Son Forcia bisogna salire lungo una comoda carrareccia (segnavia n. 203) che parte dal Passo Tre Croci. Al passo e nelle sue prossimità i disagi nel parcheggiare sono quasi totalmente dovuti alla massa di gente che intende raggiungere il rifugio Vandelli e il Lago del Sorapiss. Invece, sul versante opposto, quello del Cristallo, è tutta un’altra cosa. È pur vero che la seggiovia Rio Gere- Rifugio Son Forca, consente a chi non intende o non può camminare, di evitare la salita. Ma salire a piedi è piacevole. Non è necessario transitare per il rifugio perché la forcella Son Forcia è 200 metri di quota più in basso.
L’escursione lungo la Val Padeon è veramente adatta alle famiglie. Lasciati alle spalle gli impianti di risalita si entra in un mondo fatato. L’ambiente è molto pregiato dal punto di vista naturalistico e caratterizzato in quota da meravigliosi pini cembri (cirmoli) che nel contorcersi delle loro radici denotano la loro vetustà. Si può seguire la carrareccia n.203 o prendere il sentiero n. 205 che tenendosi più in quota sulla sinistra della valle passa per forcella Zumeles (punto molto panoramico e consigliato per affacciarsi sulla conca d’Ampezzo). Si scende poi sul fondovalle nella Monte de Padeon, con la sua malga, e camminando ancora a lungo nel bosco con un percorso quasi rettilineo in lieve pendenza , si arriva alla parte finale. Qui la pendenza si accentua e passando in un bosco fitto e ombroso si raggiunge l’alveo del torrente Felizòn che si attraversa su un ponticello per giungere in breve al rifugio Ospitale dove si conclude questa piacevolissima camminata.