Il Museo del chiodo in Val Zoldana: piccoli oggetti, grandi fatiche
La storia della vallata bellunese ai piedi del Pelmo è strettamente legata al ferro e alle sue lavorazioni. Che rivivono in un piccolo ma interessante museo
Ricordare, per non perdere la memoria, le testimonianze dei secoli passati. Questo l’obiettivo del Museo del ferro e del chiodo, in Val Zoldana, la valle del ferro e delle fucine, ai piedi del Pelmo. Per secoli il ferro ha portato opportunità di lavoro nella Valle di Zoldo: scavi, magli e dei martelli, fucine roventi e con cumuli di carbone hanno caratterizzato a lungo il volto della vallata.
Oggi la Val Zoldana, oltre che per le sue bellezze, è famosa anche per essere la valle del gelato. Ma il ricordo del ferro non è andato perduto. Anzi, in un piccolo ma interessante museo nel paese di Forno, fulcro della lavorazione del prezioso metallo, si può fare un viaggio nel tempo, scoprendo con quanta passione la locale comunità abbia portato avanti la lavorazione dei chiodi. Un oggetto fondamentale, ma sottovalutato. Si è pensato ad un museo, ospitato dal Palazzo del Capitanato, un edificio seicentesco che fa parte delle mille storie del paese, per proporre un allestimento non scontato e mai banale, a cui ha contribuito anche Giuseppe Šebesta, scrittore, etnografo e documentarista scientifico.
Le enormi fotografie dei fabbri e di chi scavava permettono di percepire fatica ed emozioni, gli oggetti accanto, pesanti, massicci, poderosi, confermano pericolo e durezza del lavoro.
Si entra e si trova subito, al piano terra, una selezione di immagini esplicative, abbinate a testi brevi e concreti. Raccontano dell’ambiente dell’epoca, delle scarne risorse disponibili, di come uomini e donne della vallata vivessero con fatica e impegno. È disponibile anche un filmato che racconta il lavoro di una delle ultime fusinele, le fucine, introducendo il visitatore alle tecniche di lavorazione del metallo. Una sintesi storica, con le date più salienti degli avvenimenti che hanno interessato le attività minerarie e fabbrili locali, offre al visitatore una visione d’insieme di alcuni aspetti fondamentali della storia della Val di Zoldo.
Al piano superiore, in un unico grande spazio, fotografie, riproduzioni di documenti d’archivio, oggetti, accompagnano la narrazione che, dalle miniere, attraverso l’attività dei forni fusori e dei magli, condusse alla produzione di chiodi tra Ottocento e Novecento. Si può ammirare anche un antico fusinal, un focolaio, in pratica un banco di lavoro con attrezzi e incudine, la postazione di lavoro classica di un ciodarot, un fabbro specializzato in chiodi. Qui il racconto proposto dal museo rallenta, lascia spazio alle testimonianze orali, all’esposizione degli attrezzi del chiodaiolo, alla varietà di chiodi prodotti e alla spiegazione dei loro utilizzi. Una vera immersione, per capire come creare un buon chiodo. E quanta conoscenza e studio c’era dietro ad ogni gesto.
Si comprende, così, come le attività legate alla lavorazione del ferro ebbero ruolo così importante nell’economia della Valle di Zoldo. Le fusinele, raggiunsero l’apice della produttività nella seconda metà del XIX secolo, con la creazione nel 1873 della cooperativa “Società Industriale Zoldana”, che riuniva chiodaioli e fabbri ferrai. L’alluvione del 1890, però, si portò via gran parte delle fucine che sorgevano lungo le rive del torrente Maè e rimasero attive solo quelle lungo il torrente Pramper, dove si lavoravano piccoli chiodi da carpenteria e le brocche, i chiodi per gli scarponi. L’ultima fucina attiva in Val Zoldana fu quella dei “Pascai“, che funzionò fino all’avvio degli anni Cinquanta del secolo scorso: qui si lavoravano non solo i chiodi ma anche attrezzi in ferro, di ogni genere.
Il Museo del ferro e del chiodo si trova in via San Francesco 15, a Forno di Zoldo. In agosto aperto il mercoledì, il venerdì e durante il week end dalle 10 alle 12 e dalle16 alle 18.30. Nella settimana di Ferragosto il museo si potrà visitare tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.30. Info, ufficio del turismo Forno di Zoldo: Tel. 0437 787349; turismo@valdizoldo.net.