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Dentro le pietre si ammira, e si ascolta, il vortice del tempo

Le Marmitte dei giganti e le altre forme scolpite dall’acqua raccontano storie antichissime. Tutte da ascoltare

Al margine e dentro al torrente, là dove l’acqua indugia in pozze silenziose o si raccoglie tra muschi e felci, si aprono vere e proprie finestre sul passato. Sono le marmitte dei giganti, forme scolpite dal tempo, dalla pazienza dell’acqua, dalla forza del ghiaccio. Le si incontra all’improvviso, camminando scalzi nel greto, tra rocce levigate, oppure cercando con gli occhi quel dettaglio rotondo, lucente, perfettamente innaturale nella sua naturalezza.

Sembrano opere d’arte di un’antica civiltà scomparsa, scavate nella roccia come da un tornio sapiente, tonde o ellittiche, piccole come tazze o grandi come vasche termali.
Ma non c’è mano umana dietro quelle forme, solo l’azione congiunta di ghiaccio e acqua, che nel tempo ha modellato la pietra come fosse una materia docile. Lì sotto, dove una volta premevano chilometri di ghiaccio, scorrevano torrenti nascosti che cercavano la luce, trascinando con sé sabbia, ghiaia, ciottoli. Vorticavano. E nel vortice nasceva la forma.

Ogni marmitta racconta una storia di pazienza e resistenza, di roccia cedevole al punto giusto, di un sassolino che si mette a girare, innescando un processo che può durare millenni. E poi, all’improvviso, la forma è compiuta. Una conca profonda, levigata, dove l’acqua si ferma, dove si nascondono rane, foglie, piccoli fiori, dove lo sguardo si perde.
Intorno, la roccia racconta la sua memoria con rughe e pieghe, vene di minerali allineati, superfici lucide come seta, modellate dai movimenti di antichi ghiacciai. Vasche, scivoli, gole sinuose, un paesaggio da leggere come una mappa e da ascoltare come una voce.

Camminare in questi luoghi non richiede equipaggiamenti speciali. Solo piedi nudi, attenzione e voglia di osservare e il desiderio, sempre valido, di lasciarsi sorprendere da ciò che non cercavamo. Perché il torrente non intrattiene ma accompagna e ci restituisce, ogni volta, qualcosa che avevamo dimenticato di sapere.

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