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Zucco dell’Angelone: dopo le frane ancora stop all’arrampicata

Una delle più popolari pareti del Lecchese rimane off limits anche nelle aree non direttamente interessate dai distacchi. Polemiche sulla mancata manutenzione

A distanza di alcune settimane dai distacchi rocciosi che hanno interessato lo Zucco dell’Angelone – il primo il 23 maggio, il secondo più rilevante il 6 giugno – la zona rimane interdetta per motivi di sicurezza. Il versante coinvolto, tra i comuni di Barzio e Introbio, continua a essere monitorato dalle autorità e dai tecnici del Soccorso Alpino.

Il Comune di Barzio ha emesso un’ordinanza di divieto di transito pedonale lungo il sentiero Angelone, a partire dalla località La Piazza, fino a nuovo avviso. Resta vietata, dunque, anche la pratica dell’arrampicata sportiva sulle falesie coinvolte. Il crollo ha interessato la zona sinistra della parete, in particolare alcuni settori frequentatissimi come la Placca del Pistolino, mentre non risultano danneggiati i settori del Primo, Secondo e Terzo Sperone. Ma i controlli proseguono per valutare la stabilità della parete e la presenza di eventuali altri blocchi instabili.

Un patrimonio verticale da proteggere

Lo Zucco dell’Angelone è uno dei poli d’arrampicata più importanti e frequentati della Lombardia. La sua storia alpinistica si intreccia con quella del territorio, anche grazie al lavoro di chiodatura e manutenzione svolto negli anni da guide alpine e volontari. Fabio Lenti, guida alpina e soccorritore da oltre quarant’anni, è tra coloro che conoscono meglio questa montagna. Dopo i recenti crolli, sottolinea la necessità di un cambio di passo nella gestione delle pareti attrezzate e dei sentieri: «Sono cresciute moltissime piante sulla parete. Se non si tiene pulito, se non si tagliano le piante, le radici scalzano la roccia. È un vero peccato che alla Comunità Montana della Valsassina non interessi questa falesia. Dopo la chiodatura del 1998, la frequentazione turistica è aumentata, ma se non si fa manutenzione, questi sono i risultati».

 

Il nodo della manutenzione
Secondo Lenti, la vera carenza non è nelle risorse straordinarie, ma nell’assenza di un piano di manutenzione ordinaria: «Gli enti pubblici ancora non hanno capito che le vie ferrate, le falesie, i sentieri, le segnalazioni orizzontali e verticali richiedono cura costante. Dopo ogni inverno è necessaria una verifica, non solo quando si arriva all’emergenza». Un tempo, racconta, era possibile intervenire in modo più tempestivo: «Quando la Scuola Casa delle Guide era a Introbio, la Comunità Montana ci forniva una sponsorizzazione annuale che ci permetteva di fare manutenzione. Oggi si finanziano solo grandi progetti, non interventi preventivi, e questo è un limite grave».

 

Cosa succederà ora

Il sito resta dunquechiuso fino a nuova comunicazione, in attesa delle valutazioni tecniche da parte delle autorità e dei geologi incaricati. I rocciatori e gli escursionisti dovranno ancora attendere per tornare a frequentare le placche dell’Angelone. Nel frattempo, i professionisti del territorio chiedono una riflessione più ampia sulla gestione della montagna: perché anche i luoghi più amati, se trascurati, diventano fragili.

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