Croda Marcora: chiusa la ferrata Francesco Berti
La frana di sabato scorso non ha causato vittime. Ma i crolli continuano e la frequentata ferrata Berti molto difficilmente sarà agibile nei prossimi mesi
Un gigantesco boato, una nube di polvere bianca visibile a chilometri di distanza e un fronte franoso che ha fatto tremare la vallata del Boite. È quanto accaduto nel pomeriggio di sabato 14 giugno, quando una frana di vaste dimensioni si è staccata dal versante sud della Croda Marcora (3.154 m), nel gruppo del Sorapiss, nel cuore delle Dolomiti bellunesi, tra San Vito di Cadore e Cortina d’Ampezzo.
L’evento si è verificato intorno alle 17, al termine di un temporale che ha colpito l’area delle Dolomiti ampezzane. Secondo le prime ricostruzioni, confermate anche da un sopralluogo in elicottero dei Vigili del Fuoco e di un geologo incaricato dalla Provincia di Belluno, i distacchi sarebbero due, avvenuti lungo canaloni adiacenti poco sopra la metà della parete. Nonostante sotto la parete crollata passi la via ferrata Francesco Berti, uno dei percorsi più frequentati dell’area, fortunatamente non si registrano feriti né danni a persone.
Sentieri inagibili
Alla luce dei crolli e dell’instabilità persistente, il Club Alpino Italiano-Sezione di San Vito di Cadore ha diramato sui propri canali l’avviso di chiusura dei sentieri 241 (Dogana Vecchia-Cengia del Banco) e 242, inclusa la ferrata Francesco Berti. L’interdizione riguarda sia l’accesso che la percorrenza, per motivi di sicurezza. Domenica 15 giugno, infatti, si è verificato un ulteriore crollo nella stessa zona, segno di un movimento ancora in atto della parete.
Inoltre, stando a quanto riferito dalle guide alpine di Cortina, che ogni anno ispezionano la ferrata per verificarne l’agibilità dopo lo scioglimento della neve, difficilmente quest’anno si riuscirà a riaprirla: i danni provocati dalla frana, infatti, rendono inattuabile ogni intervento di ripristino a breve termine.
Non è un caso isolato
Non si tratta del primo evento del genere: un altro distacco significativo si era già verificato nella stessa area nel settembre 2023, segno che la Croda Marcora è una zona geologicamente instabile.
Nel commentare l’accaduto, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha sottolineato i limiti della prevenzione in ambiente alpino: «Prevedere frane come quella di Cima Marcora è difficile, se non impossibile, nonostante i monitoraggi. Le nostre montagne non sono stabili e, per quanto si lavori sulla prevenzione, oltre un certo limite non si può andare».
Un segnale da ascoltare
Quest’evento, dunque, riaccende i riflettori sulla fragilità delle montagne, sempre più soggette a fenomeni estremi legati ai cambiamenti climatici: precipitazioni intense e concentrate, scioglimento del permafrost, sbalzi termici improvvisi. Tutti fattori che possono contribuire a destabilizzare le pareti rocciose, anche in aree molto frequentate da escursionisti e alpinisti.
In attesa dei risultati delle prossime ispezioni, l’invito delle autorità e degli operatori della montagna è chiaro: evitare l’area, rispettare le chiusure e prestare la massima attenzione nei percorsi in quota.