Jacopo Merizzi e la proposta indecente per istituire un Parco in Alta Valmalenco
La guida alpina valtellinese ha lanciato un’idea a sorpresa: ok a un nuovo impianto di risalita in cambio dell’area protetta ai piedi del Bernina
La proposta è di quelle che fanno rumore. Vuoi per i contenuti, vuoi per la voce da cui proviene. “L’idea di spingere per la realizzazione di un Parco naturale in Alta Valmalenco con le modalità che ho esposto vuole essere soprattutto una provocazione, uno stimolo per iniziare a parlare di un tema importante. È urgente”. Parole di Jacopo Merizzi, personaggio a cui non si può certo affibbiare la patente di nemico dell’ambiente, che nei giorni scorsi ha lanciato un’idea assolutamente fuori dagli schemi ai quali siamo abituati: l’istituzione di un Parco che comprenda e valorizzi l’alta valle con le spettacolari testate del Bernina e del Disgrazia, senza rinunciare alla costruzione di un nuovo impianto di risalita proprio nell’area che intende tutelare. Un’eresia, a prima vista. Ma andiamo con ordine.
“Parto da alcune considerazioni incontrovertibili: il turismo in Valmalenco è in crisi, un Parco – non una semplice riserva naturale – crea interesse e aumenta le presenze. Noi abbiamo dei luoghi straordinari, senza uguali nelle Alpi Centrali: dobbiamo puntare su quelli”, spiega Merizzi. Ok, fino a qui tutto facile, tutto secondo la logica corrente, ma… “Se il paesaggio è la nostra principale attrattiva, la costruzione del contestato impianto di risalita del Sasso Nero, che porta su una straordinaria terrazza panoramica con vista su Bernina, Tremoggia, Cresta Aguzza, Roseg e il canalone dello Scerscen con i suoi ghiacciai, non può essere un tabù. Ma un aiuto”.
Apriti cielo: dopo una vita dedicata alla tutela delle sue montagne Jacopo Merizzi è diventato un “traditore”. “Affatto”, risponde la guida alpina valtellinese. “In questo momento servono amore, coraggio e pragmatismo. Un Parco, se ben gestito, è un volano turistico, porta con sé investimenti, posti di lavoro, tutela dell’ambiente e cura dei sentieri. Se occorre fare delle rinunce, e a mio avviso si tratta di poca cosa, facciamole”.
L’idea di Merizzi è volta alla realizzazione di un Parco paesaggistico disegnato idealmente sopra i 1800 metri di quota: “in realtà non cambierebbe molto, a quelle altitudini è già tutto normato e vincolato”, sottolinea Merizzi. “Inoltre siamo sopra la quota in cui si trovano le ultime cave malenche ancora attive, quindi non ci sarebbero ripercussioni occupazionali di nessun tipo. Per il pubblico la parola Parco è una sorta di marchio di garanzia, una carta vincente che bisogna provare a giocare”.
Polemiche a parte, va detto che la proposta di Merizzi, resa nota sotto forma di lettera aperta alla “sua” comunità non ha ancora avuto riscontri ufficiali. “Ma certamente non ho intenzione di fermarmi qui”, conclude Merizzi.