È arrivato l’esoscheletro da trekking. Non solo per i più pigri
Costa poco più di un I-phone. S’indossa come un imbrago e promette di alleviare la fatica anche del 40%. Questa faccenda non ci convince, ma l’escursionista robotizzato è già realtà
Tecno-escursionisti drizzate le orecchie: è in arrivo – addirittura alcuni modelli sono già in vendita – l’esoscheletro da trekking, già ribattezzato e-hike. Sì, il primo aprile è passato da un pezzo, quindi è tutto vero. E di cosa si tratta lo raccontano con dovizia di particolari i siti delle aziende che li producono. Sebbene già regolarmente sul mercato, questi attrezzi sembrano ancora da perfezionare. Il consiglio agli interessati, pigri o con qualche difficoltà deambulatoria che siano, è dunque quello di attendere l’evoluzione tecnologica (e la riduzione dei costi).
Le premesse sono mirabolanti: aumento delle prestazioni (o, al contrario riduzione della fatica) fino al 40%, facilità d’uso in qualche caso anche grazie all’assistenza dell’intelligenza artificiale, autonomia fino a cinque o sei ore, peso ridottissimo (ci sono perfino i modelli in carbonio). Nella maggior parte dei casi l’esoscheletro da trekking si configura come una sorta di imbrago da indossare sopra il normale abbigliamento, ma ci sono anche pantaloni con esoscheletro incorporato. Per ulteriori dettagli, diversi a seconda dei modelli o delle aziende costruttrici, rimandiamo ai siti delle stesse o alle recensioni entusiastiche che si trovano facilmente in rete.
Noi però ci poniamo un’altra domanda. Assodato che non si tratta di dispositivi medici – come bene evidenziato dai produttori – che senso ha tutto ciò? Senza volere essere nostalgici o comunque nemici delle novità, perché spendere cifre da 1000 euro in su per impiegare qualche decina di minuti in meno per arrivare al rifugio? Certo, potremmo ottenere le stesse risposte che hanno accompagnato lo sviluppo delle e-bike, tutte legate all’ampliamento degli orizzonti di chi si affida a questi supporti. Oppure incassare l’appellativo di retrogradi incapaci di rimanere al passo con i tempi. Ma non siamo ancora convinti.
Poi ci coglie una curiosità: nessun regolamento vieta l’utilizzo di questi apparecchi in gara. Il prossimo Tor des Gèants o la prossima Lavaredo Ultra trail vedranno all’arrivo tanti atleti robotizzati?
Articolo aggiornato dalla redazione di montagna.tv il 28 luglio 2025
Scrivete cose inesatte e frasi fatte. Intanto di esoscheletri che aumentano la forza nelle gambe per fare sport ne esiste in vendita uno solo, per ora. Altri ne esistono idonei ad essere usati nelle attività lavorative o come ausili medici, soprattutto in fisioterapia. Perché prima di scrivere i soliti articoli, simili a tanti, che spesso hanno la tendenza a ridicolizzare tutto quanto il progresso ci offre, non svuotate la mente e provate le novità preoccupandovi soltanto di valutare le semplici sensazioni che vi trasmettono e l’impatto ambientale Che producono? La maggioranza a troppi preconcetti è troppe chiusure mentali dettategli da chi la vuole ottusa. Io questo attrezzo ce l’ho da alcuni mesi e lo utilizzo con grande divertimento, tanto per accorciare i tempi di percorrenza, tanto per arrivare più lontano, ma, soprattutto, per partire da più lontano per limitare l’uso di mezzi di trasporto motorizzati. Così già feci con grande soddisfazione 20 anni fa con la mia prima ebike. E da persona con grandissimo rispetto per il bellissimo pianeta sul quale vivo dico che il Tor des Grant’s, l’utmb e tutte le altre gare corse in ambiente montano, dovrebbero essere vietate causa il loro negativo impatto ambientale. È sono uno che corre in montagna da 50 anni.
Cacchio finalmente potrò puntare a vincere il Tor! 🙂
Ben fatto l’articolo per suscitare il dibattito… e mi sembra anche giusto suscitarlo…
…ma la prima funzione a cui ho pensato è l’utilizzo da parte di chi in montagna ci lavora: Soccorso Alpino, operai e manutentori, financo pastori… esattamente come già avviene in fabbriche e magazzini, l’esoscheletro può agevolare chi fa lavori pesanti, riducendo non solo (e non tanto) la fatica in sè, ma limitando i rischi di infortunio, di malattie professionali ecc…
Detto ciò, e tronando al contesto “ludico” di cui parla l’articolo, io preferisco limitarmi a fare quello che le mie forze e il mio fisico mi permettono ora, e che mi permetteranno (meno) nel futuro, senza ausili eccessivamente tecnologici…