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Vallone di Sea: la battaglia per salvarlo continua

Una recente sentenza del TAR ha rinviato al prossimo anno ogni decisione sul futuro di una delle aree più selvagge delle Alpi Graie minacciata dalla costruzione di una strada. Un progetto “premiato” da Legambiente con la Bandiera nera

Una Bandiera nera sventola sul Vallone di Sea, perla selvaggia delle Alpi Graie. A issarla è Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, che ha assegnato l’emblematico riconoscimento al Comune di Groscavallo (TO) per la volontà, ribadita nel tempo, di costruire una strada agro-silvo-pastorale che taglierebbe il cuore di uno dei luoghi più incontaminati delle Alpi Graie. La decisione è stata resa pubblica in occasione del dossier “Carovana delle Alpi 2025”, in cui l’associazione ambientalista denuncia gli attacchi ai territori montani mentre premia, con le Bandiere Verdi, le buone pratiche di tutela e sviluppo sostenibile. Ma non è tutto: recentemente, il Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte (TAR) ha accolto il ricorso presentato dall’Associazione Tutela Ambiente (ATA A.P.S. di Ciriè federata a Pro Natura), sospendendo l’efficacia dei provvedimenti comunali e fissando la trattazione di merito per febbraio 2026.

Una delle ultime wilderness alpine

Il Vallone di Sea è uno degli angoli più intatti dell’intero arco alpino. Un vallone remoto, aspro e selvaggio, che si sviluppa dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (TO), a 1219 m, fino ai 3100 m del Colle di Sea, al confine con la Savoia francese. Caratterizzato da verticali pareti granitiche e ambienti rupestri, è un punto di riferimento per escursionisti, arrampicatori e alpinisti, nonché un prezioso habitat per numerose specie arboree protette. L’area si trova a pochi chilometri dal Parco Nazionale Gran Paradiso e dal Parc National de la Vanoise.

Un progetto controverso e rischioso

Tutto questo potrebbe essere compromesso dall’autorizzazione n. 2/2024 rilasciata dal Comune di Groscavallo il 15 novembre 2024, che prevede la costruzione di una viabilità secondaria di accesso all’alpeggio Gias Balma Massiet. Una pista che attraverserebbe un versante non idrogeologicamente idoneo all’opera. Nel progetto stesso si evidenziano criticità ambientali e geologiche: l’area è soggetta a vincolo idrogeologico secondo la L.R. 45/1989, e il parere tecnico della Regione Piemonte – prot. n. A1813C – ha espresso valutazioni non positive circa la realizzazione dell’intervento, in particolare per gli aspetti geomorfologici.

 

Il ricorso al TAR: una prima vittoria dei difensori del vallone

Di fronte a quello che è stato definito uno “sfregio permanente alla natura”, è partita la mobilitazione. A guidarla, l’associazione ATA A.P.S., con il supporto del collettivo WorkLess di Torino e del gruppo alpinistico Valli di Lanzo in Verticale (il cui capofila è il CAAI). Oltre 5.000 persone hanno firmato una petizione contro la strada e 231 cittadini hanno contribuito con donazioni per sostenere le spese legali. A queste hanno partecipato anche la Scuola di Alpinismo Giusto Gervasutti, Mountain Wilderness, il Cai Torino e il CAAI Gruppo Occidentale. La cifra totale raccolta è stata di oltre 8000 euro, che è riuscita a coprire in gran parte le spese legali. Fino al 21 marzo 2025, quando il TAR Piemonte ha accolto la domanda cautelare, sospendendo l’efficacia dell’autorizzazione e fissando l’udienza pubblica per l’11 febbraio 2026: «Per almeno un anno – scrive l’ATA – ma speriamo per sempre, si potrà godere dell’integrità di una delle più belle vallate dell’arco alpino». Si tratta di un risultato importante, che dimostra come l’impegno civico e la tutela del territorio possano ancora incidere concretamente sulle scelte amministrative.

 

Una bandiera nera che fa rumore

La Bandiera nera assegnata da Legambiente ha voluto sottolineare non solo l’impatto ambientale del progetto, ma anche la scarsa trasparenza dell’iter autorizzativo. «Si tratta di una segnalazione simbolica ma potente – spiega Legambiente – che punta il dito contro le decisioni miopi che compromettono paesaggi unici e habitat fragili». Un ammonimento che arriva mentre molte altre aree montane italiane affrontano pressioni simili.

Un test per il futuro delle Alpi

Il caso del Vallone di Sea non è isolato, ma emblematico. Racconta di piccoli comuni montani alle prese con lo spopolamento e la difficoltà di immaginare uno sviluppo che non sia consumo del suolo. Racconta anche di una cittadinanza attiva e informata, capace di mobilitarsi in difesa di un bene collettivo. La parola definitiva spetterà al TAR nel 2026, ma intanto la natura a Sea ha ottenuto una tregua.

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