Drammatico fine settimana sul Lhotse. Nel giro di poche ore, infatti due alpinisti hanno perso la vita sulla quarta montagna della Terra. Rakesh Kumar Bishnoi, indiano del Rajasthan, aveva in programma di effettuare la doppia salita Everest-Lhotse. Probabilmente non sentendosi in perfetta forma, una volta iniziata la salita aveva deciso di rinunciare al Tetto del mondo e di concentrare i propri sforzi sul Lhotse. Bishnoi è riuscito a raggiungere la vetta ma in discesa il suo fisico ha detto stop: “Stava scendendo dal quarto campo quando è crollato improvvisamente. Inutili sono stati i tentativi per rianimarlo della sua guida sherpa”, ha raccontato Mohan Lamsal, Managing Director di Makalu Adventure.
È morto invece in salita, nella zona del Lhotse Couloir, Zsolt Vago. Il quarantottenne romeno, conosciuto cineoperatore della Tv nazionale del suo Paese, stava salendo senza utilizzare ossigeno supplementare e si trovava ai piedi della montagna da diverse settimane allo scopo di perfezionare l’acclimatamento. Emoziona, oggi, rileggere le ultime parole pubblicate da Vago su Instagram lo scorso 5 maggio: “Ho trascorso qualche giorno al Campo 2, salendo sotto il Campo 3, al ritmo lento di acclimatazione.
Ora sono tornato al Campo Base, lasciando che il corpo si riprenda e l’anima sia a suo agio.
Da qui aspettiamo il segnale di chi apre la strada – la squadra che monta le corde fisse. Solo allora la scalata verso il sogno inizierà davvero. In questi giorni sono stato avvolto dal silenzio e dalla forza della montagna.
Durante il soggiorno al Campo 2, quando gli sherpa si avviano in quota con le attrezzature, rimani da solo,. Tu e lui, il Lhotse. Il colosso silenzioso. Ti guarda e non chiede nulla. È una presenza che trabocca e solleva allo stesso modo”.
