
Un boato nella notte, seguito da una notevole frana. È quanto accaduto domenica 11 maggio nella zona dei Denti della Vecchia, nel Luganese, dove si è verificato un crollo di circa 50.000 metri cubi di roccia e detriti. Il materiale si è staccato da quota 1.300 metri, riversandosi nella valle tra Scirona e il Monte Creda, fino a 850 metri di altitudine, danneggiando parzialmente anche una presa d’acqua potabile. Fortunatamente non si segnalano feriti, ma alcuni blocchi sono arrivati fino a una cinquantina di metri sopra il sentiero che da Creda va verso Murio, costringendo le autorità a chiudere un tratto di 300 metri della strada forestale.
A rendere particolarmente delicata la situazione è l’instabilità residua del versante, ancora in movimento. I tecnici del Cantone, insieme ai Servizi della Città di Lugano e al Consorzio della Valle del Cassarate, hannoavviato un monitoraggio anche con droni, per verificare la presenza di eventuali massi instabili, ed è stata delimitata una zona rossa: «Ancora nei giorni successivi si sono verificati ulteriori cedimenti», racconta il geologo cantonale Andrea Pedrazzini. «Le piogge potrebbero causare nuovi distacchi, il versante deve ancora stabilizzarsi. Perciò abbiamo deciso di chiudere il sentiero che passa dai monti di Creda: per ora va evitata quella zona».
La frana ha colpito anche il mondo dell’arrampicata. Il crollo, infatti, ha coinvolto la parete denominata “Nirvana”, vera e propria icona per gli scalatori locali, cancellando diversi itinerari. Molte vie si sono salvate, ma il fascino originario è ormai compromesso. Lo scalatore Manuel Rondez, che su questa parete aveva aperto numerose vie, conferma: «Era difficile immaginare che potesse crollare un blocco del genere. Oggi, l’accesso stesso alla parete è diventato più complicato». Il messaggio delle autorità è chiaro: prudenza e rispetto dei divieti. E l’area resta sorvegliata, in attesa che la montagna si plachi.