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Parte la spedizione all’Everest aiutata dallo Xenon. “Una follia” dice l’UIAA

L’Everest in una settimana, da Londra a Londra grazie all’aiuto fornito dallo Xenon. Decollano domani i quattro inglesi, clienti della Furtenbach Adventures. Secondo la Commissione Medica dell’Unione delle Associazioni Alpinistiche è una follia, con rischi potenzialmente mortali

I viaggi da record iniziano spesso da Londra. Nel lontano 1872 il grande Jules Verne fece partire dalla capitale britannica il suo Phileas Fogg, protagonista de Il giro del mondo in 80 giorni, un tempo incredibilmente veloce per l’epoca. 

Ieri, 14 maggio 2025, una foto pubblicata su Instagram ha confermato per domani, venerdì 16, la partenza dall’aeroporto di Heathrow per Kathmandu di Garth Miller, Alastair Carns, Anthony Stazicker e Kev Godlington. Il loro obiettivo? Salire sugli 8848 metri dell’Everest in una settimana andata e ritorno, polverizzando tutti i record precedenti. 

A dare un “aiutino” alla 7 Days Mission Everest, sottotitolo “la fortuna aiuta gli audaci”, è lo Xenon, un gas utilizzato come anestetico e combustibile per razzi. Il progetto iniziale era di farlo inalare ai protagonisti in una clinica nepalese. Invece, come riferisce Angela Benavides su ExplorersWeb, Miller, Stazicker, Godlington e Carns (che è il Ministro dei Veterani nel governo guidato da Keir Starmer), è probabile che i quattro abbiano fatto le loro inalazioni già a Londra.

Lo Xenon spinge i reni a produrre più eritropoietina (EPO), un ormone che incrementa la produzione di globuli rossi, che trasportano ossigeno nel sangue, creando quindi un’acclimatazione pressoché istantanea.

Invece di acclimatarsi sulla via normale dell’Everest, o su una cima come il Mera o l’Island Peak, i quattro inglesi, tutti ex-militari, voleranno in elicottero al campo-base, e partiranno subito per un tentativo alla cima, ovviamente con respiratori e bombole. Tra salita e discesa dovrebbero restare sul “Big E” per tre giorni. Un altro elicottero e un altro volo per Londra concluderanno l’impresa.

A ideare l’alpinismo “aiutato” dallo Xenon è stato l’austriaco Lukas Furtenbach, apprezzata guida alpina, e uno dei pochi imprenditori europei che riescono a reggere il confronto, nel mondo delle spedizioni commerciali, con Seven Summit Treks, 8K Expeditions e le altre agenzie nepalesi che controllano gran parte del mercato. 

Da anni, come altri operatori del settore, Furtenbach propone delle spedizioni “flash”, in cui i clienti arrivano ai piedi dell’Everest dopo essersi acclimatati a casa usando delle tende ipobariche. A suggerirgli lo Xenon è stato Michael Fries, un anestesista tedesco. 

Prima di proporlo ai clienti (nel 2024 ne ha portati 40 sull’Everest) Furtenbach ha fatto da cavia, inalando Xenon e salendo senza acclimatazione sui 6959 metri dell’Aconcagua. Fin dall’inizio, la guida austriaca ha ricordato che l’alpinismo non è uno sport olimpico, e quindi non è soggetto alle regole della WADA, la World Anti-Doping Agency, che vieta l’uso dello Xenon dal 2014. 

I dubbi, però, non riguardano solo l’etica. Nello scorso gennaio, dopo l’annuncio da parte di Furtenbach, l’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche), che raggruppa tutti i Club alpini del mondo, ha diffuso un comunicato sull’utilizzo dello Xenon, che può essere consultato sul sito.  

“La Commissione medica dell’UIAA” si legge, “ha recentemente ricevuto richieste da alpinisti, che chiedevano se inalare Xenon può avere un effetto positivo sull’acclimatazione all’alta quota”. La stessa Commissione, prosegue il testo, “vuole fornire alla comunità degli alpinisti informazioni e raccomandazioni basate sulla scienza, gratuite e validate da specialisti”. 

“La Commissione” si legge ancora nel documento, “è aperta e interessata in nuovi metodi utilizzati dalla comunità degli alpinisti, e valuta il loro valore con cura”. Qui però i toni positivi finiscono. “Secondo la letteratura scientifica, non esistono prove che respirare Xenon migliori le prestazioni in montagna, e l’uso inappropriato può essere pericoloso”. 

Anche se una singola inalazione di Xenon può aumentare in modo misurabile il rilascio di eritropoietina, questo incremento non è associato con nessun aumento di globuli rossi. Secondo la letteratura scientifica, gli effetti sulle prestazioni non sono chiari, e forse sono inesistenti” prosegue la Commissione Medica dell’UIAA. 

L’acclimatazione alla quota è un processo complesso, che interessa in maniera diversa il cervello, i polmoni, il cuore, i reni e il sangue, e non è ancora stata completamente compresa. Dato che le trasformazioni fisiologiche richiedono settimane per influire sull’organismo, una medicina che si prende una sola volta non può essere la chiave per un’acclimatazione o una prestazione migliorate. Per l’eritropoietina, l’utilizzo dello Xenon prima di un’ascensione non dovrebbe fare differenze sull’emoglobina, sull’ematocrito o sulla prestazione”.


L’UIAA ricorda che lo Xenon è un farmaco, e ha delle controindicazioni. “Somministrato in una situazione non controllata, potrebbe danneggiare il funzionamento del cervello, compromettere la respirazione o causare la morte. La sedazione, che è uno degli effetti dello Xenon, potrebbe fare danni negli ambienti pericolosi dell’alpinismo d’alta quota”.

Lo Xenon, ricorda ancora l’UIAA, viene usato raramente in medicina, e non è approvato in tutti i Paesi. “Il suo utilizzo dovrebbe essere riservato alle sale operatorie, e agli interventi di anestesisti preparati. Dal punto di vista medico, l’utilizzo senza base scientifica e con rischi sconosciuti per la salute dev’essere respinto”.

Utilizzare un farmaco senza ricerca e validazione va contro tutti i principi della medicina”, aggiunge Luigi Festi, medico ed ex-presidente della Società Italiana di Medicina di Montagna. “Basare una spedizione sullo Xenon è folle, ed espone i partecipanti al rischio di trombosi ad alta quota, e di altri effetti potenzialmente mortali”. Tra una settimana sapremo com’è andata.   

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